Tour de France 2021: il pagellone, tra big e sorprese

Il Tour de France 2021 si è chiuso ieri con la tradizionale sfilata sugli Champs Elysèes. A trionfare, per la seconda volta consecutiva, Tadej Pogacar. Andiamo ad assegnare i voti ai protagonisti.

Il Tour de France 2021 ha avuto il suo epilogo, consueto, sugli Champs Elysèes. La “Grand Boucle” ha incoronato campione, per la seconda volta consecutiva, il giovane sloveno della UAE Tadej Pogacar.

L’enfant prodige del ciclismo moderno, per il quale i paragoni con Merckx si stanno sprecando, ha dominato la scena lasciando letteralmente le briciole agli avversari. Non fosse stato per la maglia verde di Cavendish, staremmo parlando di un Tour completamente monopolizzato. È da lui che partono i nostri giudizi.

Pogacar vince la tappa del Tour dedicata al Tourmalet. La maglia gialla fa la maglia gialla e non lascia nulla agli avversari

Tadej Pogacar: voto 10 e lode

Un marziano: vince in salita e domina a cronometro, oltre ad avere un ottimo passo come testimonia l’ottavo posto finale ottenuto nella classifica a punti. Il ciclismo ha forse trovato un nuovo cannibale: nell’anno della Liegi, dell’UAE Tour e del titolo di Slovenia, impreziosisce la sua stagione con la vittoria più importante. Fatto il vuoto a Le Grand Bornand, si è distinto ottimamente sul Ventoux e ha dominato la scena sui Pirenei. Maglia gialla, a pois (di miglior scalatore) e bianca (di miglior giovane): nessuno era mai riuscito in una simile egemonia. È vero: il rivale più accreditato (Roglic) è stato subito costretto al ritiro, e l’unico che, per età e caratteristiche, potrebbe impensierirlo (Bernal) mancava all’appello. Ma se a 23 anni ancora da compiere vinci due Tour de France, vuol dire che sei semplicemente un predestinato. A noi appassionati italiani non resta che attenderlo sulle strade della corsa rosa e vederlo battagliare con Egan Bernal (l’antipasto ci sarà alla Vuelta), per una di quelle rivalità che mancano da troppo tempo a questo sport.

Jonas Vingegaard: voto 9,5

La sorpresa del Tour: il danese della Jumbo era partito per fare esperienza alla ruota di Roglic, ma il ritiro dello sloveno (oltre a quello di Tony Martin), e l’evolversi della corsa hanno cambiato i piani della squadra olandese. I gialloneri si sono ritrovati a fare il tifo per questo ragazzino che con il suo secondo posto ha salvato un giro davvero sfortunato. Il salto di qualità sul Ventoux, quando ha staccato Pogacar di circa 40 secondi sulla seconda ascesa, e ha capito di poter battagliare con i grandi, restando a ruota anche sui Pirenei.

Richard Carapaz: voto 7

Forse siamo troppo severi, ma dal colombiano ci si aspettava qualcosa in più dei sette minuti di ritardo con i quali ha chiuso in classifica. In ritardo sulle Alpi, si è fatto valere sui Pirenei grazie a un finale in crescendo, mentre a cronometro ha patito, come sa pronostico. Il gradino più basso del podio rinfranca solo parzialmente una Ineos che si vede bastonata da una UAE senza grandissime individualità e una Jumbo decimata dagli infortuni.

Mark Cavendish: voto 9

Una menzione speciale va al velocista migliore del mondo. Anche perché, a memoria (magari i dati ci smentiranno) è difficile ricordare un ciclista terzultimo nella generale con quattro successi di tappa e un terzo posto in volata. Il suo Tour, partito senza grandissime pretese, ha sfiorato la leggenda: 34 successi di tappa come Merckx, record sfumato solo sul rettilineo degli Champs Elysèes per una manciata di secondi. Per “Cannonball” un motivo in più al fine di continuare un altro anno. Si spera…

Wout Van Aert: voto 8

Il belga della Jumbo è uscito solo alla distanza, ma il bilancio finale parla di tre sigilli preziosissimi: vittoria in salita (sul prestigioso Ventoux), a cronometro (da Libourne a Saint Emilion) e in volata (nella splendida cornice degli Champs Elysèes). Una completezza che lo accredita tra i maggiori favoriti a Tokyo, sia in linea che a cronometro. Può davvero essere lui il “terzo uomo” dell’immediato futuro, insieme a Pogacar e Bernal, in attesa che Evenepoel sbocci definitivamente.

Rigoberto Uran: voto 6

Sufficienza per essere entrato nella top 10, ma le sue speranze, come quelle della EF di essere più che una semplice comprimaria, naufragano troppo disastrosamente nella seconda tappa pirenaica con arrivo a Luz Ardiden, dove perde completamente le ruote dei migliori e giunge con quasi nove minuti di ritardo. Bene, ma non benissimo.

Mathieu Van Der Poel: voto 8

In onore di nonno Poulidor, il giovane olandese veste la maglia gialla alla seconda tappa e la difende con onore dagli attacchi di Pogacar anche nella crono. Dopo Le Grand Bornand sparisce un po’ dai radar, ma ha fatto comunque un gran giro.

Alexey Lutsenko: voto 7

L’uomo che salva la barca dell’Astana, altrimenti destinata a un disastroso naufragio. Con Fulgsang vistosamente fuori forma, tocca a lui fare classifica e ci riesce con un ottimo settimo posto finale.

Ben O’ Connor: voto 8,5

La maggiore sorpresa dopo Vingegaard. Il suo Tour entrerà nella storia per la scalata solitaria a Tignes, che gli è valsa la piazza d’onore almeno per un giorno. Conclude un Tour molto regolare, riuscendo a difendere a cronometro il suo quarto posto in graduatoria.

Enric Mas: voto 7

Come Lutsenko: unico risultato di rilievo il quarto posto a Luz Ardiden, poi solo un’altra volta in top 10. Ma la sua grande regolarità permette alla Movistar di portare un corridore a fare classifica. Il suo sesto posto finale è più che dignitoso.

Gulillaume Martin: voto 7,5

Se la Cofidis può vantare un corridore in top 10 è anche grazie alla regolarità di questo forte scalatore. Vale grosso modo lo stesso discorso fatto per Lutsenko e Mas, anche se lui si ritrova per un giorno ad occupare la seconda posizione del ranking (nella tappa a Quillan). Gli manca una vittoria di tappa, ma il suo resta un signor giro.

Frank Bonnamour: voto 7,5

La Francia si è innamorata di questo inesorabile gregario, che ha partecipato a quasi tutte le fughe, ottenendo anche un sesto e un quinto posto nelle tappe di montagna, e il riconoscimento più che meritato di combattivo del Tour. Uno di quei corridori che ciascuna scuderia vorrebbe avere, e che la B&B proverà a tenersi stretto con le unghie e con i denti.

Jakob Fulgsang: voto 4

Tra le delusioni più cocenti del Tour: non si è mai visto e ha dovuto lasciare i gradi di capitano a Lutsenko. Non finisce l’ultima tappa, e quindi termina anche fuori dalla classifica.

Sergio Higuita: voto 5

Un’altra speranza disattesa della EF. Il colombiano prova a farsi vedere in qualche tappa in salita, adatta alle sue caratteristiche, ma non riesce mai realmente ad incidere e, anche al servizio di Uran, lascia un po’ a desiderare.

Nairo Quintana: voto 5,5

Chiude lui la rassegna poco gloriosa dei colombiani. Insieme a Fulgsang è la grande delusione di questa “Grand Boucle”, che in carriera ha sfiorato in un paio d’occasioni. Non arrivava al top della condizione (la sua presenza al Tour era anche in dubbio), e questo attenua di molto l’insufficienza, ma da chi nel suo palmares vanta due grandi giri ci si aspetterebbe qualcosa in più che un semplice ventottesimo posto. Non onora al meglio la sua partecipazione.

Spedizione italiana: voto 6,5

Prova complessivamente discreta dei nostri portacolori azzurri, impreziosita dal dodicesimo posto finale di Mattia Cattaneo e dalla strenua lotta di Sonny Colbrelli alla maglia verde. Ora ci proiettiamo su Tokyo dove le speranze di medaglia, seppur minime per quanto riguarda la corsa in linea, vanno sempre tenute accese.

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