Denis Shapovalov era stato il primo profilo con cui era iniziato questo appuntamento dodici mesi fa e, con un anno di distanza, il percorso del canadese è promosso.
Non c’è stato il boom vero e proprio, quello che lancia di diritto tra i primi dieci del mondo o tra i favoriti nei massimi eventi, ma la stagione del diciannovenne canadese è stata più che positiva.
Soprattutto perché è necessario ricordare che Shapovalov è un classe 1999 e, nemmeno ventenne, è già arrivato ad un passo dai primi venti del mondo (best ranking 23), chiudendo la stagione con un balzo in avanti di 24 posizioni rispetto ad inizio gennaio.
E tra le semifinali di Madrid (seconda a livello Master 1000 dopo Montreal 2017), Tokyo e Delray Beach, gli ottavi di finale a Miami, Toronto e Cincinnati ed il terzo turno a Wimbledon, non sono mancati anche successi importanti su giocatori come Fognini, Edmund, Berdych e Wawrinka.
NOME | DENIS |
COGNOME | SHAPOVALOV |
ETA’ | 19 |
NAZIONE | CANADA |
RANKING | 27 |
W/L 2018 | 35-28 |
TITOLI ATP | – |
Non è arrivato il primo titolo nel 2018 di Shapovalov ma il giovanissimo canadese ha dimostrato di essere una delle possibili stelle del futuro grazie al suo tennis moderno e classico allo stesso tempo, al passo con i tempi ma ammiccante al passato.
Perché di rovesci ad una mano belli come il suo, con ogni probabilità, ce ne saranno sempre meno, ma il colpo, classico nella forma e nell’esecuzione, è moderno per rapidità e temperamento in un mix che accontenta un po’ tutti, cultori della tecnica e fanatici della potenza.
Altrettanto efficace e determinante è il servizio, arma privilegiata nel tennis maschile moderno che, a Shapovalov, non manca sebbene i margini di miglioramento, per completarne ulteriormente il livello, non manchino.
Il canadese si aggiudica l’82% dei giochi al servizio portando a casa il 76% dei punti quando entra la prima palla in campo e riuscendo a salvare il 64% di palle break, due ogni tre fronteggiate circa.
Quello che impressiona nella qualità di questo fondamentale è la già notevole varietà di soluzioni a sua disposizione, tra traiettorie pesanti e potenti alternate a curve più pronunciate ed “effettate” su tutte quella tipica ad uscire da sinistra, peculiarità dei giocatori mancini.
Dati alla mano, il primo campo d’azione sul quale lavorare in questa off season, non può non essere la risposta, ancora incerta e poco continua, generatrice di pochi punti e solo a tratti incisiva.
E’ vero che, sempre più raramente si incontrano sul circuito atleti che abbiano un servizio debole o facilmente “breakkabile”, ma proprio per questo, la risposta al servizio, è divenuta progressivamente un colpo fondamentale che, migliore è, più chance si hanno di aggiudicarsi il set o di trovare il guizzo vincente in tie break combattuti.
Shapovalov ottiene appena il 19% dei giochi disputati in ribattuta e fa suo solo il 27% dei punti contro la prima di servizio (percentuale che sale, naturalmente, sulla seconda sebbene si mantenga sotto il 50%, al 48).
L’impressione è che l’apertura molto ampia sul diritto e la volontà di entrare subito con i piedi dentro il campo, in spinta, senza accontentarsi talvolta di una riposta in contenimento, possano essere dei piccoli impedimenti per il diciannovenne canadese, situazioni sulle quale dovrà senz’altro lavorare.
Molto positiva è invece la performance di Shapovalov sotto il profilo fisico, abile e rapido negli spostamenti, non sfigura in difesa malgrado la sua propensione all’aggressività e alla gestione in pressing dello scambio, potendo così fare affidamento, quando necessario, alle sua abilità di recupero.
In conclusione, la stagione di Shapovalov, sebbene non sia stata travolgente come qualcuno potesse attendersi, è stata ugualmente di buonissimo livello, un anno di crescita costante e graduale verso un’esplosione destinata ad arrivare da qui a breve.
Se il grande passo arriverà già nel prossimo 2019 lo dirà solo il tempo, ma quello che è certo è che Shapovalov sarà un nome di cui il tennis sentirà parlare ancora per i prossimi numerosi anni, il trait d’union più evidente tra passato e modernità sempre all’insegna del talento sopraffino.
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