
La Juventus torna dalla sfida con il Pafos con tre punti preziosissimi, ma anche con una dose significativa di autocritica. Luciano Spalletti, visibilmente irritato nel post partita, ha ammesso che il primo tempo dei bianconeri è stato “a tratti imbarazzante”, con lo Stadium che ha persino fischiato una squadra incapace di imporsi sui ciprioti.
La gara si è sbloccata solo dopo una lunga sofferenza, quando i cambi del tecnico hanno ridato fiato, idee e profondità all’attacco. L’ingresso di Francisco Conceição al posto di Zhegrova ha acceso una formazione spenta, permettendo a Weston McKennie di trovare il vantaggio al 67esimo su assist di Cambiaso. Passano sei minuti e Jonathan David, già pronto a lasciare il campo, firma il raddoppio che chiude la partita.
Un ribaltamento tecnico e mentale che però non cancella ciò che è accaduto nei primi 45 minuti. Il Pafos ha colpito un palo, ha messo a dura prova Di Gregorio e ha costretto i bianconeri a inseguire palloni vaganti in mezzo al campo, incapaci di organizzare una difesa coerente.
Spalletti non si è nascosto: “Siamo contenti del risultato, ma se analizziamo la partita dobbiamo ammettere che abbiamo fatto troppo poco. Nel primo tempo abbiamo commesso errori elementari, alcuni davvero difficili da spiegare. In certe situazioni siamo stati imbarazzanti”. Parole dure, che rispecchiano bene l’andamento della gara.
Nel secondo tempo la musica è cambiata, anche perché il 4-2-3-1 voluto dal tecnico ha dato equilibrio e linee di passaggio più chiare. L’ingresso di Openda ha aggiunto profondità, costringendo il Pafos ad abbassarsi e permettendo alla Juve di respirare tra le linee. Una struttura più mobile, più aggressiva e più adatta ai ritmi richiesti dalle competizioni europee.
Spalletti ha però ricordato che la sua Juve è ancora lontana dall’identità che lui immagina. La difesa è in emergenza: manca un centrale destro, Kalulu adattato, McKennie costretto a reinventarsi e Cambiaso penalizzato contro avversari fisici. “È evidente che stiamo soffrendo dietro. Le caratteristiche dei giocatori non ci aiutano, e questo ci porta a concedere troppo”.
Il tecnico ha poi risposto alle critiche di chi ritiene che non abbia ancora lasciato il segno dopo l’addio di Tudor. “Serve tempo, serve lavoro. Ma con questo calendario non ci si allena mai. Siamo tornati da Napoli alle cinque del mattino, il giorno dopo eravamo già in ritiro. Oggi abbiamo provato solo le posizioni sui calci piazzati, senza ritmo, senza intensità. È impossibile migliorare così”.
Spalletti insiste che alcuni giocatori devono crescere attraverso i minuti in campo. Yildiz viene gestito per evitare carichi eccessivi, Miretti deve prendere più responsabilità, Adzic ha qualità ma non è ancora allineato al resto della squadra. “La differenza si vede negli ultimi venti minuti, sono quelli che il giorno dopo pesano sulle gambe”.
Nonostante tutto, la Juventus conquista la seconda vittoria consecutiva in Champions League e sale a nove punti, riaprendo in modo deciso il discorso qualificazione ai play-off. Spalletti però guarda avanti, e lo fa con una promessa tecnica: il sistema che immagina per la Juve è il 4-2-3-1, ma potrà diventare stabile solo quando tornerà un difensore destro di ruolo. Fino ad allora, l’equilibrio resterà fragile.
Una vittoria fondamentale arrivata in una notte in cui il pubblico ha visto il peggio e il meglio della Juventus nel giro di novanta minuti. Spalletti lo sa, e ora pretende che la crescita continui.


