Sanchez-Mkhitaryan, come United ed Arsenal possono trarre il meglio dallo scambio

Lo scambio fra le due rivali in Inghilterra sembrava fantacalcio (Sanchez-Mkhitaryan), è diventato realtà, e paradossalmente potrebbe giovare ad entrambe. Andiamo a vedere perché e come.

Alla fine lo scambio invernale si è fatto. Alexis Sanchez ha lasciato Londra con 6 mesi d’anticipo, ormai logorato da mesi e mesi di rapporti tesi con Wenger (si dice anche con i compagni), svuotato da un’esperienza gratificante dal punto di vista dei numeri personali, ma non di sicuro dal punto di vista dei trofei conquistati, mentre Henrix Mkhitaryan ha trovato un club che possa dargli il giusto spazio, dopo le violente parole di Mourinho, che l’ultima volta l’aveva apostrofato come “troppo pigro” per giocare nello United.

Dunque Wenger, che stava per perdere a zero uno dei suoi migliori calciatori, è riuscito a utilizzare l’incredibile voglia del nemico portoghese di avere Sanchez subito a suo favore, ottenendo un calciatore che potrebbe rigenerarsi, e portare un doppio beneficio all’Arsenal. Ma andiamo per ordine.

SANCHEZ, UN ALTRO “ROBOT” PER MOU – Con gli acquisti estivi di Lukaku e Matic, la riconferma di Ibrahimovic, la volontà di Mourinho di creare una sorta di armata di estranei che vincesse le gare più per predominio fisico, che per gestione tattica o per caratteristiche tecniche, si è fatta più forte. I 12 punti che separano lo United dal City non hanno scombinato i piani di Mou, che nonostante abbia una rosa continuamente falcidiata dagli infortuni, riesce sempre a risorgere come una fenice dalle proprie ceneri.

Con il ritorno di Lukaku dall’infortunio si è tornati ad un 4-2-3-1 che ruota attorno all’esplosività di Paul Pogba (14 presenze, 3 gol, 9 assist), diventato ormai un tuttocampista perfetto, le coperture di Matic, la velocità in conduzione di Valencia sulla destra, e una trequarti che può contare su 3 calciatori che ben si integrano fra di loro: Martial, che ama partire dalla sinistra, utilizzare la velocità e le capacità nell’uno contro uno per poi entrare in area, Lingard, che cresce di gara in gara e da la sensazione di aggiungere alle sue caratteristiche un tassello ogni 90 minuti, e Juan Mata, che rientra sul sinistro ed è il più associativo dei 3.

https://youtu.be/fTCFAfWNggU

Provate ad osservare una serie di azioni, guardate come Sanchez guardi la palla, guardi a terra, e si disinteressi del contesto che lo attornia.

Alexis Sanchez è un anarchico al potere. A volte sembra scendere in campo con una foga e una voglia da cane inferocito che non mangia da giorni (cani, che guarda caso, sono proprio la sua passione principale fuori dal campo), così frenetico ed esplosivo nel suo gioco individuale, da apparire a volte pure dannoso per squadre con meccanismi da collaudare, come è stato l’Arsenal dell’ultimo anno e mezzo. Diversa è la situazione del codificato United di Mou: una squadra che sa come difendersi, e che ama attaccare in spazi larghi. Per questo Sanchez potrebbe esaltarsi, avvicinato poi ad un altro fuoriclasse dell’istinto come Pogba. Quindi possiamo aspettarci il cileno schierato in tutti e 3 i posti della trequarti offensiva, si contenderà il posto sulla sinistra con Martial, ma l’impressione è che Mou potrebbe anche metterlo dietro la punta, pronto ad utilizzare al meglio le seconde palle che scaturiscono dai tanti lanci che arrivano per Lukaku (o Ibrahimovic).

MKHITARYAN, SECONDA SCELTA A CHI? – Si è parlato più di Alexis che di Mkhitaryan, parlando di questo scambio, eppure in tanti (compreso chi scrive) pensano che forse a guadagnarci di più è stato l’Arsenal. Innanzitutto economicamente, ottenere un calciatore come Mkhitaryan piuttosto che il nulla che aspettava l’Arsenal fra 6 mesi, è più che un colpo, è una vera magia, ma soprattutto tecnicamente. 

Come detto prima, Sanchez era ormai estraneo al gioco dell’Arsenal, Mkhitaryan potrebbe aiutare a sostituire non solo il cileno, ma anche il probabile partente Ozil, per il quale non si parla di rinnovo, e si parla addirittura di Juve, e se proprio parliamo di pigrizia, in pochi potrebbero battere il tedesco, che proprio per questa sua tendenza a scomparire dalla faccia della terra nei momenti clou, non è ricercato da tantissime squadre.

Sembra essere passato un secolo da quando l’armeno condizionava (positivamente) il gioco dello United, nella scorsa stagione, di fatto trascinandolo alla vittoria del mini-treble, evidentemente Mkhitaryan non ha partecipato all’evoluzione che Mou avrebbe voluto per il suo Manchester, o semplicemente non è in grado. L’ex Dortmund in realtà potrebbe risolvere i problemi dell’Arsenal nel cucire il gioco negli ultimi 25 metri, affiancato ad un attaccante bravo a giocare spalle alla porta in maniera associativa come Lacazette, potrebbe far faville, e se poi si dovesse realizzare anche il trasferimento di Aubameyang proprio dal Dortmund, allora paradossalmente Wenger avrebbe realizzato un piccolo capolavoro, rinnovando un reparto, e forse rinforzandolo.

Un esempio di come l’Arsenal 2018-19 potrebbe giocare, senza Ozil e Sanchez, ma con un tridente più completo. Mkhitaryan “alla Isco” dietro le punte, Lacazette con compiti di raccordo, Aubameyang bravo a fare quello che sa fare meglio: attaccare la profondità.

Certo per adesso bisognerà curiosamente accontentarsi di un tridente che potrebbe vedere sul campo i due lazy players (Ozil e Mkhitaryan appunto), o vedere Welbeck a completare l’attacco, con uno fra il tedesco e l’armeno pronti a sedersi in panchina, ma l’operazione sembra tutt’altro che un’ancora di salvataggio per i Gunners, che hanno acquisito un giocatore pronto, con esperienza, e adatto al gioco.

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