Roma, i migliori giocatori della storia: Giuseppe Giannini

Eleganza innata. Salvatore della Patria lasciato solo. A testa alta. Sempre. Idolo dell’idolo. Giuseppe Giannini

Spesso ci chiediamo chi siano stati gli eroi dei nostri eroi. L’eroe di Totti, ad esempio, aveva le sembianze di un Principe. Anzi, era proprio un Principe. Era Giuseppe Giannini.

Giuseppe Giannini, gli inizi nel calcio:

IN SALITA – Cresciuto nell’Almas, arriva nelle giovanili giallorosse a 16 anni. Un anno dopo esordisce in Serie A, nella stagione 1981-82 in Roma – Cesena. L’esordio è amarissimo. In un’azione di attacco giallorossa, Giannini e Falcao non si capiscono, stendendo così il tappeto rosso al contropiede cesenate. L’errore costa caro. Viene considerato ancora acerbo e per due anni non vedrà più la prima squadra. A decidere questa retrocessione interna è Liedholm, colui che lo stava promuovendo. Con un altro tecnico svedese, Sven Goran Eriksson, torna in prima squadra. E ci torna alla grande. Segna il primo gol del pareggio (1-1) contro la Juve, allora il vero derby. La stessa Juve che poi corteggiò a lungo quel Principe che tanto piaceva, da giocatore elegante, ordine, raziocinio e guida tecnica e morale quale era, all’Avvocato. Non è mistero che l‘Avvocato Agnelli propose a Dino Viola un assegno in bianco per portarlo sotto la Mole. La Roma, e Giannini, rifiutarono. Il troppo amore per il giallorosso e per la città hanno prevalso. Non si poteva tradire un popolo, soprattutto in quel momento.

Giuseppe Giannini: il faro del centrocampo della Roma

PREDICATORE NEL DESERTO – Nel suo percorso romanista, Giannini ha dovuto però pagare lo scotto di non esser stato mai affiancato da giocatori del suo livello. Qualcuno c’è stato, ma si è perso immediatamente, accecato dalla luce della sua eleganza, del suo portare palla sempre e comunque a testa alta. A testa alta, in ogni situazione. A testa alta come quando ha salvato la Roma dall’abisso della zona retrocessione (Foggia vi dice niente?), a testa alta quando guidava la Roma alle (quasi) imprese (Slavia Praga), a testa alta (anzi, un po’ bassa) in quel derby del Flaminio che sarà a lungo nei dolci ricordi di chi lo ha vissuto. Proprio un derby fu il principio della frattura con la Roma. Quella societaria, intendiamoci. Perché i tifosi sono sempre stati dalla sua parte, dimostrandogli il proprio amore in quel magnifico, controverso e a tratti cupo addio al calcio.

Qualche soddisfazione c’è comunque stata. Dopo i mondiali di Italia ’90, vissuti da protagonista, Giannini è ancora carico. Prende per mano la sua Roma e la porta alla conquista della Coppa Italia, vinta contro la Samp scudettata, ma soprattutto ad un passo dalla storia. Con una squadra che sicuramente non brillava per valore tecnico, al limite dall’essere operaia (nel senso più genuino del termine), l’aristocrazia calcistica di Giannini porta i giallorossi alla finale di Coppa Uefa con l’Inter, poi persa (2-1 il risultato complessivo).

Rigore sbagliato nel derby da Giannini e rottura con la Roma

AMOR PERDUTO – Frattura con la Roma, dicevamo. Il tutto parte da quel scarognato rigore sbagliato nel derby del 1993-94. Nel post partita e nei giorni successivi, l’errore non passa inosservato. In tanti ne rimarcano l’importanza. In tanti, in troppi attaccano Giannini, accusato di poca freddezza, di non essere un vero trascinatore. Tutte parole di innamorati traditi, accecati dall’errore del Principe eroe. C’è però una critica che fa decisamente più rumore delle altre: quelle di Franco Sensi. Il presidente, appena insediatosi, non lesina un attacco, un colpo (basso) al cuore: “Se uno ha un rigore e lo sbaglia, non è degno di stare in questa squadra“, le parole di accusa di Sensi che poi aggiunse: “Doveva tirare un altro al posto di Giannini, ma se poi avesse sbagliato cosa avreste scritto?“.
Giannini rispose: “Sensi dovrebbe ricordarsi di una certa finale di Coppa dei Campioni, di Conti e Graziani“.

PASSAGGIO DI CONSEGNE – C’è però un segno del destino inequivocabile in tutto questo. Due, se vogliamo credervi. Il giocatore che si procurò il rigore era alle prime armi in A, di belle speranza e che vestiva la maglia numero 16. Risponde al nome di Francesco Totti.

Partite memorabili di Giuseppe Giannini con la Roma:

Migliori partite (in ordine cronologico): Roma-Lazio 1-1, Serie A 1989-90. Roma garibaldina, Roma che rischiava di tornare Rometta, ma che conquistò comunque un posto europeo. Oro colato. Un colpo di testa quasi in volata pareggia i conti. È il primo gol in un derby per il Principe. La Roma riparte;

Roma – Torino 5-2, finale di ritorno Coppa Italia 1992-93. All’andata i granata si erano imposti con un netto 3-0. All’Olimpico, Giannini guida, tanto per cambiare, la riscossa romanista con una tripletta ( su rigore), colpendo un palo al 90′. Il Torino va però a segno con la doppietta di Silenzi. Le reti di Rizzitelli e Mihajlovic non bastano, il Toro vince. A fine gara ai tifosi sembra non calarne più di tanto del risultato. Tutto lo stadio rende un omaggio commovente ad un’altra eroica prova di leader, tecnico e non, di Giannini, trascinatore più che mai;

Foggia-Roma 1-1, Serie A 1993-94. Mancano sei giornate alla fine del campionato, la Roma naviga in acque tempestose, l’abisso della retrocessione rischia di travolgerla. I padroni di casa si portano subito in vantaggio. La Roma soffre, l’abisso è vicino. A salvare quella principessa malmessa può essere solamente il suo Principe. Giannini è al limite dell’area, il pallone è contesto in un’azione concitata ma arriva sui piedi giusti: Giannini calcia di sinistro, non sbaglia. La Roma fa un balzo verso la salvezza;

Roma – Reggiana 2-0, Serie A 1994-95. Giannini apre le marcature con un colpo di testa, sarà l’ultimo gol in campionato con la maglia giallorossa

Roma – Slavia Praga 3-1, ritorno dei quarti di finale di Coppa Uefa 1995-96. La Roma si trova, come succedeva spesso in quegli anni, a dover rimontare. All’andata, i cechi si sono imposti 2-0. Nel giorno di San Giuseppe, il Principe sfodera una prestazione a tutto campo che rappresenta in pieno la storia romanista, coronandola con la rete del 2-0, a 7′ dalla fine: cross di Desideri, Giannini in girata con le spalle alla porta, colpisce di testa ed insacca. L’Olimpico scoppia di gioia. Il Principe corre sotto la Sud, in un’immagine che trasuda romanismo da tutti i pori. Entrato nella storia il commento di Gianni Cerqueti: “Proprio lui, Giannini, Giannini, il due a zero per la Roma, il delirio sotto la  Curva Sud, si è tolto la maglia Giannini. E poi c’è chi non crede alle favole, è un Principe che ha preso sottobraccio la sua Roma, non ha sbagliato praticamente un pallone. Si va ai supplementari. Moreiro segna. Il sogno è lì. Vavra lo trasforma in un incubo.

Menzione speciale: 17 maggio 2000, è la data in cui il Principe cede la corona. Tre giorni prima la Lazio ha festeggiato lo scudetto. Sulla sponda giallorossa è solo periodo di contestazione contro la gestione Sensi. In un’atmosfera si procede con la cerimonia dell’addio del Principe. Strano, brutto a dirsi, ma sarà proprio quest il primo passo per la vittoria dello scudetto nella stagione successiva.

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