Caso Cristiano Ronaldo: perché l’immagine della Juventus ne esce indebolita

Cristiano Ronaldo ha comunicato alla Juventus che vuole andare via. Questo annuncio, arrivato a quattro giorni dalla fine del mercato, ha scombussolato i piani della dirigenza bianconera. Ronaldo è stato accontentato e giocherà al Manchester United. Ma l’immagine della “Vecchia Signora” ne esce mortificata.

Cristiano Ronaldo ha deciso di lasciare la Juventus. Il campione che in tre anni ha sedotto la Signora segnando gol a raffica, oggi l’ha umiliata, facendole capire che non è abbastanza affascinante per chi ha ancora voglia di primeggiare a livello internazionale. Il portoghese ha svuotato l’armadietto della Continassa allle 11:00 e si è imbarcato su un jet privato con destinazione Lisbona, dove insieme al suo agente Jorge Mendes, ha atteso la sua nuova destinazione.

Già: ma dove andrà Ronaldo? Ci si è chiesti per ore. Perché, se da una parte c’era la sua volontà (legittima) di trasferirsi in un club più ambizioso, dall’altra c’era una Juventus che ha atteso per ore un’offeta congrua alle sue esigenze di bilancio: 25-30 milioni, cifra vicina o pari al valore residuo dell’atleta, che le avrebbe permesso di non fare minusvalenze.

Un’offerta che è arrivata nel primo pomeriggio, proveniente da Manchester, sponda United e non City, come tutti credevano sin da ieri quando la “bomba” di mercato è esplosa. 28 milioni che sembrano mettere tutti d’accordo: la Juventus, che evita minusvalenze a bilancio, e il giocatore, che sembra essersi liberato di un peso.

Calciomercato Juventus: il Manchester United vuole Cristiano Ronaldo.
Calciomercato Juventus: il Manchester City vuole Cristiano Ronaldo.

C’è un però, un’appendice che getta un velo di magone su una storia che ha avuto il finale migliore per tutti, nonostante si trattasse di un addio. La Juventus, in tutta questa vicenda, non è apparsa pienamente padrona del proprio destino.

Ha ottenuto la cifra desiderata, ma la sensazione che rimane, forte, è che abbia subito la decisione del suo fuoriclasse, mentre avrebbe preferito risolverla prima. Perché, seppur preventivato, il sacrificio di Cristiano Ronaldo non doveva avvenire entro queste tempistiche e modalità. E se si crede che tutto sia stato svolto per il meglio, c’è da preoccuparsi.

Perché stiamo parlando del miglior giocatore del campionato, forse del mondo, e cederlo a pochi giorni dalla fine del mercato, senza avere un reale sostituto tra le mani, denota quantomeno una scarsa programmazione. Ancor più se per tutta la settimana, al netto della panchina di Udine, diverse figure chiave del club, dall’allenatore al vicepresidente, avevano dichiarato ai media che Ronaldo sarebbe rimasto, lasciando trasparire una falsa sicurezza.

Una Società con la S maiuscola, anche in virtù della storia e del blasone che rappresenta, nonché del valore dell’atleta coinvolto, avrebbe dovuto assumere una posizione chiara e netta sin da subito, risolvendo il caso con ben altro anticipo. Così come non avrebbe dovuto permettere di farsi travolgere da una ressa di notizie che, negli ultimi giorni, hanno destabilizzato l’ambiente.

La Juventus ha contraddetto se stessa, ed ora si ritrova costretta a una corsa contro il tempo per trovare un sostituto da inserire in rosa a pochi giorni dalla chiusura del mercato, nonché a campionato già iniziato. Un sostituto che magari costringerà Allegri a discostarsi dall’idea di squadra che aveva inizialmente pensato.

Non che il tecnico livornese, tra i più poliedrici d’Europa, sia nuovo a queste cose. Ma resto convinto che le squadre si costruiscano con le idee, e la cessione di Ronaldo, più che figlia di un progetto premeditato, appare l’ennesima resa ai capricci del campione di turno.

Cristiano Ronaldo ha tenuto la Juventus sospesa in un limbo per ore, lasciando Torino a metà mattinata, incurante del putiferio mediatico e che ha nuociuto all’immagine del club. Probabilmente l’accordo coi “Red Devils” c’era da giorni, ma se il Manchester United non avesse soddisfatto le richieste bianconere e, come il City, si fosse defilato? Sarebbe stato ammissibile riabbracciare in squadra un giocatore che le ha palesemente mancato di rispetto?

Oggi come otto anni fa quando, costretta a cedere Paul Pogba, la Juventus si ritrovò a rincorrere Axel Witsel fino al termine del mercato estivo, per poi consegnare nelle mani di Allegri un centrocampo incompleto e indebolito. Oggi, come allora, cambiano i dirigenti, ma gli errori di valutazione sembrano gli stessi.

Si potrebbe pensare che anche senza Ronaldo la squadra vada bene così: ma allora come spiegare tutte queste voci su un nuovo attaccante? Torna in auge il nome di Moise Kean, attaccante che era torna a Torino dopo un giro lungo durato due anni, che ha attraversato Inghilterra (Everton) e Francia (PSG).

Più che un obiettivo, il classe 2000 ci appare, con tutto il rispetto, una soluzione di tamponamento. Un figliol prodigo rinnegato, a suo tempo, anche per intemperanze caratteriali, e che ora la Juventus è costretta a richiamare per non rimanere scoperta nel ruolo nevralgico del “nove”.

Allegri, per accomiatare Ronaldo ha ricordato che “I campioni e gli allenatori se ne vanno. La Juventus rimane”. Vero: ma con quale credibilità?

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