Mondo del giornalismo in lutto: morto Gianni Minà

Lutto nel mondo del giornalismo: nella serata di Lunedì 28 Marzo, è morto Gianni Minà, un gigante del giornalismo, sportivo e non solo.

Parlare di chi era Gianni Minà e di cosa ha voluto significare per tutti noi l’uomo, la persona, il personaggio e il giornalista che erano in lui, è un esercizio controverso, tanto facile quanto estremamente complesso.

E’ stato un’icona del mondo dello sport, del giornalismo, dell’intrattenimento, ma tutto ciò è anche riduttivo: è stato, a tutti gli effetti, un vero e proprio fenomeno culturale e di costume per l’Italia.

Gianni Minà è stato un personaggio che ha attraversato epoche differenti, di fatto ‘sopravvivendo’ ad esse sul piano sociologico-culturale.

Insomma, nel suo operato, è stato in grado di generare interesse in ogni appassionato, da quello più classico, più portato ai lunghi, elaborati racconti, a quello più ‘rapido’, prendasi un tipico adolescente odierno che si perde nei video short dei vari social network.

Ancora oggi, insomma, Minà sarebbe sulla breccia.

E tutto ciò perché ? Semplice, perché era unico !

Era unico nel modo di raccontare le storie.

Quel misto di creazione di momenti epici e, paradossalmente, di riportare ad una mera dimensione umana personaggi considerati miti del loro ambito, che fosse mediatico, politico e, più prettamente, sportivo.

Come raccontare le sue imprese giornalistico-informative ? E’ una lista così lunga che il processo diventa un esercizio estremamente complicato.

La sua carriera inizia in giovane età, a 21 anni, nel 1959, a “Tuttosport”, quotidiano del quale sarà anche direttore, dal 1996 al 1998, e perciò al quale rimarrà legato a vita.

Nel 1960 il debutto in Rai, con la narrazione dei giochi Olimpici di Roma.

Tutto il resto è storia, una escalation di epicità.

Dal mito dell’essere “amico di tutti”, con la ‘leggenda’, in realtà confermata dai fatti, della sua famosa ‘agendina’, quella nella quale erano riportati tutti i numeri dei giganti del tempo con cui lui ebbe a che fare negli anni.

Agendina che fu portata in auge da Massimo Troisi, in uno dei tanti epici momenti televisivi e mediatici che videro coinvolto Minà.

Dalla storica foto con Gabriel Garcia Marquez, Sergio Leone, Muhammad Alì e Robert De Niro, al termine di una cena nel noto ristorante “Da Checco il Carrettiere” a Trastevere, cena frutto, a quanto si racconta, di una esilarante serie di telefonate ricevute da Minà, ciascuna con un autoinvito da ciascuno dei sopra citati.

Il rapporto con uno di questi, naturalmente Muhammad Alì, fu speciale: la boxe fu, probabilmente, lo sport più amato da Minà, il quale può essere considerato il narratore italiano ufficiale dell’ascesa del pugile – era presente perfino allo storico trionfo contro Sonny Liston !

Tante le imprese narrate, dal record di Pietro Mennea sui 200 metri a Città del Messico nel 1979, alle gesta di Maradona.

Come detto, non solo sport, anche tanto altro, momenti di alta televisione, anche di politica, con la leggendaria intervista a Fidel Castro, durata qualcosa come 15 ore – dalle 2 del pomeriggio alle 5 del mattino successivo !

Una passione bruciante, che lo portò a mettere in gioco la sua stessa esistenza, letteralmente – vedasi la scomoda, rischiosissima domanda posta a Carlos Alberto Lacoste, ammiraglio e gerarca argentino, nel 1977, alla vigilia del mondiale di calcio dei desaparecidos, “Ma è vero che qui scompare la gente ?”, gelo in studio, e successiva risposta del gerarca “Lei è male informato !”, cui seguì il prezioso consiglio di Giangiacomo Foà, allora corrispondente per il “Corriere dello sport”, che andò da Minà, avvisandolo di tornare a casa il prima possibile !

Insomma, Minà ci ha regalato tanto, troppo per poterlo riassumere a dovere.

Non ci son dubbi su questo, come sul fatto che, evidentemente, ci mancherà per sempre !

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