L’ex CEO della Juventus, Fabio Paratici, al centro del polverone che ha visto coinvolgere la Juventus. Si parla di un suo ipotetico metodo riguardanti plusvalenze fittizie.
La tempesta in casa Juventus continua a non placarsi. La società bianconera non aveva affrontato un periodo così difficile da diversi anni. L’incubo che possa ricapitare un Calciopoli bis, come quello del 2006, sembrerebbe diventare sempre più reale. Le dimissioni dell’intero CdA sono state solamente la punta dell’iceberg di una situazione che diventa sempre più complessa.
Continua l’Inchiesta Prisma da parte della Procura di Torino riguardanti le tante plusvalenze fittizie che avrebbero coinvolto la Juventus. Tutti i tesserati, infatti, sono stati accusati di falso bilancio in un indagine che ha visto le analisi della annate che vanno dal 2018 al 2021, ossia il periodo in cui come direttore dell’area sportiva bianconera c’era Fabio Paratici.
L’attuale direttore del Tottenham è stato accusato di diversi raggiri riguardanti le plusvalenze. Dalle intercettazioni sarebbe emerso un suo ipotetico metodo, che avrebbe fatto suo, per ottenerle. Un utilizzo massiccio e malsano delle plusvalenze, tale parole avrebbe usato l’ex direttore finanziario del club Stefano Bertola per descrivere l’operato di Paratici.
Le operazioni dell’ex Chief Football Officer erano in grado di concludersi anche in poche giornate. Parole forti da parte di Cherubini che accusa Paratici di “aver drogato il mercato”. L’ex calciatore, tra l’altro, era in grado di toccare cifre fino a 50 milioni di euro.
Emblematica una frase di Bertola a Federico Cherubini, attuale direttore sportivo della Juventus: «Se Fabio si svegliava la mattina e aveva mal di testa o beveva un bicchiere poteva firmare 20 milioni senza dirlo a nessuno. Era pericoloso». Parole davvero che portano ancora di più la Vecchia Signora nell’occhio del ciclone.
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