Finora, Max Verstappen aveva vissuto un’annata sicuramente difficile, sotto le attese della vigilia, costellata di errori e ritiri, tanti, ben 7 in 14 gare. A Sepang, però, il giorno dopo aver compiuto 20 anni, l’olandese raddrizza la sua stagione, centrando una bellissima vittoria, la seconda della sua triennale carriera, superando Hamilton in avvio e controllando bene nel prosieguo. Un risultato che esalta Verstappen, tessendo le lodi di una RB13 che stavolta non l’ha tradito.
“La mia monoposto si è dimostrata forte sin dal via e ho notato subito che in trazione Hamilton aveva difficoltà. Ho preparato il sorpasso in curva 1 con grande attenzione, accelerando bene in uscita dall’ultima curva” – ha commentato a caldo il pilota Red Bull – “Da lì in poi il passo è stato fantastico. Una gara praticamente perfetta. Viste le difficoltà avute in questa stagione, questo successo è molto emozionante ed importante. Essendo fuori dalla lotta per il titolo, non avevo nulla da perdere e ho sfruttato l’occasione. Il team mi diceva via radio che potevo spingere quanto volevo e l’ho fatto. Tutto è andato molto bene“.
“Fisicamente questo è un appuntamento molto impegnativo, ma ammetto che non mi sono preoccupato più di tanto. Inizialmente temevo che Hamilton mi ripassasse utilizzando il DRS e la sua maggior velocità di punta. Fortunatamente sono riuscito ad allungare ed è stata una vittoria anche semplice da conquistare” – continua Verstappen – “E’ una vittoria speciale, che dedico alla mia famiglia e a mio padre in particolare. Quando ha smesso di correre ha concentrato tutti i suoi sforzi su di me per farmi crescere e se oggi sono diventato così forte è per merito suo“.
Verstappen, infine, non si risparmia nelle ormai consuete frecciate a Sebastian Vettel, preso di mira prima per il contatto con Stroll a gara finita (“Non avevo mai visto nulla di simile, certamente nel giro di rientro ai box bisogna rallentare e fare attenzione a non rovinare l’auto. Evidentemente qualcuno si è dimenticato tutto ciò“), poi per il fatto di mettere nomi femminili alle sue monoposto (“Considero la mia macchina un Principe, un vero e proprio maschio, non come altri che le danno i soprannomi di Principessa o altre donne. Il mio Principe ora può lottare con Mercedes e Ferrari“).
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