F1 GP Austria 2019, Analisi Gara – Verstappen vs Leclerc, che duello. FIA, che vergogna

Da una parte una gara bellissima, forse la migliore degli ultimi tempi; vibrante, emozionante, capace di tenerti in tensione fino all’ultimo metro, con due piloti, Max Verstappen e Charles Leclerc, che prima (grazie alla retrocessione di Lewis Hamilton) vanno a comporre la prima fila più giovane di sempre (42 anni) poi se le danno di santa ragione in gara, regalandoci un gustoso antipasto di quello che avverrà nel prossimo decennio, tra due assoluti predestinati. Dall’altra abbiamo quello che è il CANCRO della Formula 1 attuale, ovvero la FIA e i suoi ‘fantastici’ commissari di gara, capaci per l’ennesima volta di generare un turbinio di polemiche, in un clima di caccia alle streghe che da Montreal in poi sta raggiungendo di domenica in domenica picchi ormai intollerabili.

La festa di Max Verstappen, della Red Bull e della Honda sul podio del Red Bull Ring (foto da: twitter.com/pirellisport)

Un ‘gran kasino’, come avrebbe detto il compianto Niki Lauda, al quale è stato dedicato il weekend di quella che era la sua gara di casa, che ha fatto quasi passare in secondo piano, la rimonta travolgente di Max, la gara di testa (per 67 giri) e la difesa sublime di Charles, la remuntada di Sebastian, interrottasi ad un soffio dal podio causa anche pit e strategie ampiamente rivedibili da parte della Ferrari, e soprattutto il primo, vero weekend di difficoltà per la Mercedes, con Bottas 3° ed un Hamilton scialbo 5°. Senza dimenticare una McLaren sempre più convincente e un’Alfa Romeo che porta a punti entrambi i piloti, con la prima volta di Antonio Giovinazzi.

FIA: L’ENNESIMA VERGOGNA E’ SERVITA

Ahi Montreal, quanti guai sta causando. Non che prima fosse tutto rose e fiori intendiamoci, era praticamente brace che covava sotto la cenere; una cenere fatta di inadeguatezza, incapacità ed ottusità che prima o poi, inevitabilmente, doveva esplodere in tutta la sua evidenza. Quant’è durata la ‘linea dura’ dei commissari, enunciata ai quattro venti dopo la porcata del Gran Premio del Canada? Credo il tempo di una gara e mezza, passando per la sanzione a Daniel Ricciardo a Le Castellet (sbattuto fuori dalla zona punti) e per quella rifilata a Lewis Hamilton dopo le qualifiche di sabato, in seguito all’episodio con Kimi Raikkonen.

Poi arriviamo a domenica, precisamente al giro 69 del Gran Premio d’Austria. Max Verstappen è un furiosa rimonta e, dopo aver già ricucito il gap sul leader Charles Leclerc, in testa sin dal via, affonda l’attacco alla Remus. Forte di hard 10 giri più fresche e di tre zone DRS a rendergli la vita molto più semplice (sebbene nella rimonta ci sia tanto del piede di Max), in realtà l’olandese della Red Bull, spinto dalla Marea Oranje che affolla gli spalti, aveva provato in maniera molto convinta (e nello stesso punto) già il giro prima; sembrava fatta ma Leclerc, con grande acume, tira la staccata, va tutto all’esterno e, in accelerazione, si rimette davanti, chiudendo poi la porta in curva 3.

Max Verstappen e Charles Leclerc, side-by-side, con il ferrarista che resiste al primo assalto dell’olandese (foto da: youtube.com)

Il tutto però è rimandato di un solo giro: memore del giro precedente, Verstappen impedisce a Leclerc di replicare la difesa; i due si toccano e Leclerc è costretto ad allargare nella via di fuga. Il #33 ha così via libera e, nel tripudio generale, ottiene la prima vittoria del 2019. Il trionfo di Max, però, è da subito sub-judice, messo sotto investigazione dai commissari per aver ‘forzato fuori dalla pista l’avversario’. Qui emerge l’enorme disastro che hanno creato FIA e commissari negli ultimi tempi, una situazione per la quale qualunque scelta avrebbe provocato roventi polemiche e discussioni. Da una parte abbiamo l’aspetto puramente ‘sportivo’, il gusto di lasciar i piloti liberi di duellare in pista, punendo solo evidenti scorrettezze; dall’altra il ‘rigorismo estremo’ al quale ci hanno (purtroppo) abituati, seguendo il quale la manovra di Verstappen, regolamento alla mano, era da sanzionare senza se e senza ma con 5″ di penalità.

Alla fine, sconfessandosi ancora una volta, il pool diretto in questa occasione da Tom Kristensen decide di lasciar correre, non penalizzando Verstappen e lasciandogli la vittoria. Il trionfo dell’incoerenza, di un’inaccettabile mutevolezza nelle decisioni, in base a chi riveste il ruolo di commissario e, all’interno dello stesso weekend, in base a come ci si sveglia la mattina. Ribadisco: dal punto di vista dello sport, mai Max sarebbe dovuto essere penalizzato; dal punto di vista della coerenza con le schifezze recenti, la sanzione c’era ed era da infliggere.Tra il serio ed il faceto, non pochi hanno parlato di commissari probabilmente intimoriti dalla gran massa di tifosi di Verstappen presenti in circuito; una sorta di rischio di ‘ordine pubblico’, insomma.

Giro 69: Verstappen porta un secondo attacco, ancora più deciso, a Leclerc, sempre alla Remus. Si nota il momento nel quale le ruote dei due si toccano (foto da: youtube.com)

Ma se così fosse, saremmo proprio alla frutta. Tornando a parlare seriamente, in un circolo vizioso del genere, la strada sarebbe stata quella di portare avanti la via del rigore fino a fine stagione, salvo poi strappare tutto e ripartire da zero per il 2020. Quanto visto domenica, invece, pone un’ulteriore elemento di instabilità, di gravità, dato che il collegio dei commissari di turno dovrà decidere, ben consapevole che in ogni caso si scatenerà una bufera.

In tutto ciò, e concludo questo punto, abbiamo la Ferrari. Vero, Vettel in primis, per l’ennesima volta, ha invocato la libertà di duellare, con un emblematico ‘… non siamo mica qui a giocarci il trofeo dell’asilo…’. Ma ogni volta che succede qualcosa, fantozzianamente, a rimetterci è la Scuderia del Cavallino, sempre più umiliata e svilita, dal furto canadese alla pantomima di Le Castellet, per concludere con i fatti di domenica. Una credibilità politica, quella della Ferrari, che Marchionne stava faticosamente ricostruendo, ma che adesso è forse ai minimi termini da decenni. Non si può andare avanti così, e c’è bisogno che chi di dovere si dia alla svelta una mossa.

RED BULL: VERSTAPPEN, PROVA DI FORZA. RISCATTO HONDA. GASLY SEMPRE PIÙ DISPERSO

Mettendo da parte le questioni regolamentari, la vittoria di domenica di Max ha un carattere epocale. Innanzitutto perché riporta sul gradino più alto del podio la Honda, a quasi 13 anni (4711 giorni) dal primo successo in carriera di Jenson Button, al Gran Premio d’Ungheria 2006. Una rivincita, quella dei nippo, attesa da una vita (sportivamente parlando), dopo umiliazioni, spernacchiamenti vari, fatica e delusioni. A dirla tutta, i miglioramenti del propulsore Honda sono indubbi, soprattutto sotto il profilo dell’affidabilità; ma è altrettanto indubbio come di più debba essere fatto dal punto di vista della potenza, in particolare nei momenti clou delle qualifiche.

Max Verstappen taglia da vincitore il traguardo del Gran Premio d’Austria 2019 (foto da: youtube.com)

Detto ciò, al resto possiamo dire che ci pensa Max Verstappen. Il talento olandese l’ha spuntata nel duello con Charles Leclerc, suo pari, al termine di una gara che ne certifica definitivamente il suo essere Fenomeno in questa Formula 1, pilota capace di andare oltre i limiti di una monoposto, la RB15, che non è una macchina per vincere le gare, ma nemmeno una che fatica a tener testa alle varie McLaren, Alfa o Renault; una via di mezzo insomma. Vero, questo weekend sono arrivati l’incidente in PL2 e la bruttissima partenza, che lo ha fatto piombare in 7° posizione, apparentemente fuori dai giochi per il podio.

Nel primo stint, Max risale sbarazzandosi prima di Norris (giro 7) poi di Raikkonen (giro 9), issandosi in 5° posizione; gestendo molto bene le ‘gialle’, Verstappen riesce a restare in pista fino al giro 31, ultimo tra i big, montando le hard. Da questo momento comincia la vera gara di Max, che comincia a girare fortissimo, rosicchiando decimi su decimi a chi lo precede. Il primo a venir infilato è Vettel (giro 50); poi è il turno di Bottas, a venir superato senza pietà (giro 56). Il luogo prescelto è sempre la Remus, dove l’olandese è chirurgico; sfruttando allo stesso modo benissimo i doppiati (su questo Charles molto più sfortunato), Max ricuce in fretta il gap sul monegasco, che però gli rende la vita molto più dura. Il finale, però, sorride al figlio di Jos che, dopo l’attesa di tre ore per la decisione dei commissari, può finalmente liberare la sua gioia.

La gioia dei tantissimi tifosi di Max Verstappen, presenti sulle tribune del Red Bull Ring (foto da: twitter.com/redbullracing)

L’altra faccia del box Red Bull piange, una volta di più e stavolta più rumorosamente. Dev’essere durissima per Pierre Gasly vivere una situazione del genere, nella quale oggettivamente ci sta capendo ben poco. Sotto il fuoco incrociato della critica e anche di parte della squadra (dichiarazioni di Marko emblematiche), il francesino sta faticando enormemente, e quella del Red Bull Ring rischia di essere per lui il punto di non ritorno. Mentre il tuo compagno vince con una rimonta straordinaria, tu sgomiti con le monoposto di centro gruppo, chiudi 7° e per di più doppiato. Così non va, e penso che il primo a saperlo sia proprio il diretto interessato. Non so se le cose potranno cambiare in meglio per lui da Silverstone in avanti; glielo auguriamo, anche perché parliamo di un pilota capace di cose egregie lo scorso anno con una Toro Rosso. Il rischio di entrare in un tunnel negativo (sempre se non vi è già entrato) è però estremamente alto.

FERRARI: LECLERC, CHE PECCATO! VETTEL AZZOPPATO DALLA SFIGA E DALLA STRATEGIA

Se dovessimo guardare al lato negativo delle cose, quanto accaduto in Austria fa somigliare ancor più trucemente questo 2019 al 2016, nel quale la Ferrari ebbe le occasioni per smuovere la casella delle vittorie ma, per un motivo o per un altro, non ci riuscì. Premesso che, pur non contando nelle statistiche, una vittoria la Rossa l’ha portata a casa (ovviamente parlo di Montreal), la differenza per ora sta nelle tre pole position conquistate, due da Charles Leclerc ed una da Sebastian Vettel, vera utopia tre anni fa. Partiamo dal monegasco, che vive un weekend perfetto fino al giro 69, quando subisce il discusso sorpasso da parte di Verstappen, e del quale abbiamo già parlato ampiamente. Un Leclerc che prosegue nel suo percorso di crescita cominciato a Le Castellet, dopo alcuni appuntamenti conditi da qualche sbavatura di troppo (ma fisiologica), e autore di un fine settimana da 10.

La partenza del Gran Premio d’Austria 2019 (foto da: youtube.com)

Veloce e costante sin da venerdì, Charles ha colto in qualifica una splendida pole, di consapevolezza potremmo dire. La gara è stata lo specchio del talento di questo ragazzo: partito benissimo, Leclerc domina la scena senza il minimo tentennamento, senza errori e con un ritmo martellante; man mano apre il gap sulle Mercedes e, dopo le soste, sembra involato verso la vittoria. La rimonta inarrestabile di Verstappen va a rompergli le uova nel paniere, anche a causa di uno stint con la hard non eccezionale e in definitiva troppo lungo (ne parleremo a breve). Da highlights dell’anno la difesa sulla Red Bull #33.

Sebastian Vettel, da parte sua, deve inghiottire il boccone amaro di un 4° posto ben lontano dalle sue ambizioni, pur se ad un tiro di schioppo dal podio, e dopo un bel sorpasso a Hamilton nel penultimo giro, in un weekend dove ha dato tutto ma non è bastato, e non certo a causa sua. Vero, qui Leclerc si è dimostrato un pochino più in palla di lui, con un miglior feeling sia con la SF90 che con la pista austriaca. Quando però un problema meccanico risibile al propulsore ti impedisce di accedere alla Q3, e quando un problema di comunicazione nel box ti fa perdere secondi preziosi al pit, con i meccanici addetti alle gome assolutamente non pronti. 5″ fatali in ottica podio, e che forse avrebbero potuto aiutare anche Leclerc.

Il volto tirato e deluso di Charles Leclerc, sul podio del Red Bull Ring (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Ma parlavamo di strategia. Ragionando ex post, quanto attuato da Rueda&co in Austria può essere ascrivibile all’ennesimo errore di questo fin qui a dir poco negativo 2019, sotto questo aspetto. Mi spiego meglio. E’ chiaro che al muretto Ferrari, soprattutto dopo la disastrosa partenza, non considerassero Verstappen un pericolo, concentrandosi quindi nel marcare le Mercedes. Questo ha portato a far rientrare Seb insieme a Valtteri, mentre Charles è stato fermato un giro dopo. Notando quanto stessero guadagnando i due ferraristi, era intuibile che le loro soft stessero ancora funzionando egregiamente, potendo aprire la strada ad un primo stint più lungo anche di 5-6 giri.

Sebastian Vettel, durante il GP di domenica in Austria, chiuso al 4° posto (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Con i se e con i ma non si fa nulla, ma in questo caso di certo il monegasco sarebbe arrivato nel finale con pneumatici meno usurati, così come Verstappen si sarebbe trovato Vettel da superare più in avanti nel corso della gara, e non con gli pneumatici in crisi. Un ultimo aspetto da sottolineare è quello del propulsore. A livello globale, è ormai evidente che, sulle piste dove conta, il propulsore di Maranello è al top. Ciò è vero soprattutto in qualifica, mentre in gara un aspetto da migliorare è certamente quello dei consumi. Non sarà sfuggito ai più attenti il fatto che Leclerc abbia dovuto affrontare un numero di giri consistente in modalità fuel saving, perdendo per strada decimi su decimi che sarebbero poi stati fondamentali nel finale. Sotto questo aspetto, probabilmente, il Ferrari non solo non è al livello del Mercedes, ma forse è un pelo dietro anche a quello Honda.

MERCEDES: POCHE LUCI E TANTE OMBRE IN AUSTRIA. BOTTAS 3° CON L’AFFANNO. HAMILTON NON PERVENUTO

Alzi la mano chi si aspettava un weekend tanto complicato per il team che sta dominando (anche) il 2019. Fino alle libere di sabato mattina, pur con lo schianto di Bottas nelle FP2, le W10 sembravano al solito le favorite in qualifica; e invece ecco il fulmine rosso Leclerc a prendersi pole e record del circuito, lasciando i Grigi con un palmo di naso, anche perché la sensazione, con Vettel in pista in Q3 anziché al box, era che le possibilità di una prima fila tutta Ferrari erano davvero elevate. In gara, eccetto che al via e nei primi giri, praticamente le Mercedes non si sono viste. Valtteri, scattato bene dalla 2° piazzola, nonostante le medie nel primo stint, non è stato mai in grado di tenere il passo di Leclerc, arrivando anzi a far degradare prima le sue Pirelli rispetto al ferrarista. Fermatosi al giro 21 per passare alle Hard, la situazione non è migliorata granché, con il finnico che ha vivacchiato in 2° posizione fino a subire, praticamente senza reagire, l’attacco di Verstappen al giro 56, e arrivando al traguardo con meno di 7 decimi su Vettel, in estrema difficoltà.

Le due Mercedes di Valtteri Bottas (3°) e, sullo sfondo, di Lewis Hamilton (5°) in Austria (foto da: twitter.com/MercedesAMGF1)

Ancora peggio la gara di Lewis Hamilton. Nel primo stint, l’inglese sembrava in grado di andare a disturbare il compagno di box; le continue escursioni sui ‘salsicciotti’ in uscita di curva 1 hanno provocato danni all’ala anteriore (e forse anche al fondo), costringendo il team a sostituire l’ala anteriore in occasione dell’unica sosta (giro 30). Nella seconda metà di gara, Lewis ha perso velocemente contatto dagli altri big, inutilmente spronato dal suo ingengere di pista, Bannington. Passato 4° grazie al secondo pit di Vettel, nel finale Lewis è stato comunque raggiunto e superato con facilità dal ferrarista, terminando con un 5° posto che costituisce il suo peggior risultato dal Gran Premio d’Austria dello scorso anno, quando dovette ritirarsi. Poco male comunque, dato che in classifica i punti persi da Bottas sono soltanto cinque, con un margine di +31 (197 a 166).

GLI ALTRI #1: MCLAREN 4° FORZA. L’ALFA ROMEO RISPONDE PRESENTE. PRIMO PUNTO PER GIOVINAZZI

Dopo la bella prestazione di Le Castellet, la McLaren conferma il suo ottimo momento, issandosi anche al Red Bull Ring come quarta forza. Una monoposto, la MCL34, in continua crescita, con un propulsore (il Renault) che ben si sta comportando. Dopo la splendida qualifica di un sempre più apprezzato Lando Norris (6°, poi diventato 5° per l’arretramento di Magnussen), la gara è andata ancora meglio. Il rookie britannico, dopo aver reso la vita difficile nelle prime fasi prima a Vettel poi a Verstappen, superando quindi Raikkonen (14° giro), e mantenendo la 6° posizione con grande autorevolezza, su una strategia Soft-Medium (pit al giro 25). Rimarchevole anche la progressione di Carlos Sainz che, partito 19°, è stato protagonista di una bella risalita fino all’8° posizione; lo spagnolo, con un lungo stint sulle ‘gialle’ (fino al giro 41), si è portato in 6° posizione; ripartito 14° dopo la sosta, l’ex Renault ha scalato la classifica a furia di sorpassi, finendo non lontano da Gasly.

Lando Norris, a duello con Kimi Raikkonen nelle prime fasi del Gran Premio d’Austria di domenica (foto da: twitter.com/McLarenF1)

Ha di che sorridere anche l’Alfa Romeo, che porta entrambi i piloti in zona punti per la prima volta in stagione. Kimi Raikkonen da nuovamente sfoggio della sua solidità ad affidabilità, producendosi in una partenza e primo giro da urlo (bellissima la lotta con Norris), salvo poi dover gestire il degrado degli pneumatici (strategia S-H, con sosta al giro 23° passaggio), portando comunque in porto una gara di sostanza. Ma la felicità più grande, probabilmente, è quella di Antonio Giovinazzi che, grazie al 10° posto finale, tenendo dietro Perez, centra il suo primo punto in carriera in Formula 1. Un risultato meritato, dopo più di qualche episodio sfortunato, che potrebbe far svoltare la sua annata. Ah, era dal Gran Premio di Corea 2011 che un pilota nostrano non centrava punti iridati (Vitantonio Liuzzi 6° con la Force India).

GLI ALTRI #2: MALE RENAULT E HAAS. NIENTE PUNTI ANCHE PER RACING POINT E TORO ROSSO

Il Gran Premio d’Austria non ha riservato soddisfazioni all’altra metà della griglia. Innanzitutto è da mal di testa quanto accaduto in Haas. Il 5° tempo di Kevin Magnussen sabato (pur tramutato in 10° in griglia per la sostituzione del cambio) sembrava presagire ad una domenica diversa; e invece, pronti via e un errato posizionamento nella piazzola di partenza comporta un drive through al danese che gli rovina da subito la gara. Nel mentre, la VF-19 fatica maledettamente nell’avere ritmo e, per l’ennesima volta, a far funzionare decentemente le Pirelli. Il risultato? Romain Grosjean (sempre più in ombra) chiude 16°, Magnussen 19° e a due giri. Montagne russe anche per la Renault, la quale però ha l’aggravante di averci capito ben poco in Austria sin da venerdì. Daniel Ricciardo e Nico Hulkenberg hanno chiuso la loro abulica (e poco inquadrata) gara in 12° e 13° posizione. E intanto la McLaren scappa (32 a 52).

Daniel Ricciardo, durante la gara di domenica al Red Bull Ring. Nessun punto in Austria per la Renault (foto da: twitter.com/RenaultF1Team)

Poco da dire anche sulle restanti Racing Point, Toro Rosso e Williams. Il team di Lawrence Stroll continua a barcamenarsi con una monoposto somigliante sempre più ad un ‘vorrei ma non posso’, che tarpa le ali soprattutto ad un Sergio Perez (11°) che vale più di tre miseri arrivi a punti; Lance Stroll, dal canto suo, ci prova, ma evidentemente non è abbastanza (14°). E questo discorso vale soprattutto in qualifica, dove è reduce da 13 eliminazioni di fila in Q1. Zero punti per la seconda gara di seguito per il team di Faenza, che non riesce a cavare il tipico ragno dal buco al Red Bull Ring, terminando in 15° posizione con Alexander Albon e in 17° con Daniil Kvyat. Qualche piccolo spiraglio pare aprirsi in casa Williams, sebbene solo con George Russell: il rookie britannico, pur partendo dai box, nelle prime fasi ha lottato con le Toro Rosso e le Haas, riuscendo poi nel finale a tenersi dietro Magnussen, chiudendo 18°. Malinconico Robert Kubica, 20° ed ultimo, unico doppiato di tre giri e quasi doppiato dallo stesso compagno di squadra.

La Formula 1 tornerà nel weekend del 12-14 Luglio, con il Gran Premio di Gran Bretagna, a Silverstone.

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