Esclusiva Stadiosport, Luigi Simoni : “Simeone era già un leader da giovane a Pisa”

In esclusiva ai microfoni di Stadiosport, Luigi Simoni, ex portiere di quel glorioso Pisa targato Anconetani, ci ha raccontato qualche aneddoto sul tecnico dell’Atletico Madrid, Diego Pablo Simeone, suo compagno di squadra nella stagione 90/91. L’argentino arrivò giovanissimo nel club toscano, ma nonostante i suoi 19 anni mostrava già una forte personalità, suo cavallo di battaglia nel corso della sua carriera da giocatore e tutt’oggi in quella nelle vesti di allenatore. Nel corso di questa intervista, Simoni rivive i ricordi di quell’anno vissuto con il “cholo”Simeone, con il quale nacque una bella amicizia,  aiutandolo ad ambientarsi in un paese  lontano dalla sua Argentina, che gli ha consentito di costruirsi negli anni un’ottima carriera ad alti livelli.

Ciao Gigi, tu sei stato compagno di Simeone al Pisa nella sua prima stagione in Italia, che ricordi hai di quel ragazzo, affermato oggi come uno dei migliori allenatori d’Europa?

“Lui arrivò giovanissimo in Italia, giocammo insieme soltanto per una stagione e già all’epoca aveva una personalità incredibile, oltre ad essere un ragazzo molto sveglio. In campo era già un leader, uno che non mollava mai, caratterialmente davvero forte. Andai a trovarlo a Cesena, dove lui era venuto a giocare con il Catania e notavo come avesse conservato quella stessa personalità, infatti nella formazione etnea da lui allenata, riusciva a mettere sull’attenti giocatori come Maxi Lopez e altri giocatori importanti”. 

Quella stessa grinta e personalità, Simeone le sta evidenziando anche ad altissimi livelli con il suo Atletico Madrid, che mercoledì sera ha punito la Juventus in Champions League, confermando di essere una squadra a sua immagine e somiglianza. Sei d’accordo?

“Ai sorteggi speravo proprio che la Juventus non pescasse l’Atletico Madrid, perché è la più italiana d’Europa, perciò sarebbe stato meglio un Bayern Monaco ad esempio. Purtroppo è andata male come temevo, infatti a centrocampo l’Atletico è stato devastante e ho avuto l’impressione che la Juventus si sia un pò intimorita. Al ritorno non sarà facile ribaltare il risultato. Rispondendo alla tua domanda, sono d’accordo e bisogna aggiungere che anche se gli cedono giocatori importanti, Simeone riesce a farsi prendere dalla società elementi congeniali al suo tipo di calcio, sopratutto di carattere, fattore che comunque lui ti trasmette in maniera pazzesca. La famosa “garra”  è dentro ogni suo giocatore, insomma è un tecnico che bada  molto alla sostanza e i risultati gli stanno dando ragione. Griezmann ad esempio è cresciuto tantissimo, ed oggi è uno degli attaccanti più forti al mondo”.

Alla fine che rapporto c’era tra te e Simeone? Eravate semplici compagni di squadra oppure siete riusciti a creare una bella amicizia?

“Ricordo che al primo allenamento sotto gli occhi di mister Lucescu, Diego si presentò davanti a me e mi fece un pallonetto che mi mandò in bestia, ma poi diventammo grandi amici, perché a Pisa quell’anno lì c’era un ambiente particolare, quindi lui e Chamot che erano arrivati dall’Argentina venivano un pò emarginati. A quel punto io gli sono stato amico e quando lui tornò a giocare in Italia si ricordò di me, infatti rilasciò una dichiarazione alla Gazzetta dello sport, dove menzionò il mio nome, ricordandosi di me nei suoi primi anni in Italia”. 

Hai citato Chamot, altro grande giocatore che come Simeone ha avuto una grande carriera, anche su di lui avresti qualche aneddoto da raccontare ?

“Chamot era un altro furbacchione, un gran bravo ragazzo. In campo litigava con gli avversari per il suo modo duro di entrare nei contrasti, non aveva dei piedi raffinatissimi, ma in marcatura non ti concedeva nulla, forte fisicamente, difficilmente veniva superato dagli attaccanti. Io e Dolcetti ci presentavamo prima degli altri in allenamento per fare le posture o un pò di calcio-tennis, Chamot si avvicinò e ci chiese che tipo di allenamento avrebbe potuto fare per migliorare tecnicamente, noi gli consigliammo di fare il classico muro e migliorò davvero tanto, diventando davvero forte. Qualche anno dopo, ci incontrammo in occasione di un Piacenza-Lazio e lui venne a salutarmi, ricordandosi di me e di quei consigli che lo portarono ad essere uno dei migliori difensori al mondo. A me come a anche loro ci uniscono bei ricordi e quando è possibile ci salutiamo con tanto piacere “.