Esclusiva Stadiosport – Enzo Gambaro: “I giovani bravi devono giocare per poter crescere. La Juventus fa un calcio anonimo”

In esclusiva per Stadiosport, Enzo Gambaro, ex terzino di Sampdoria, Napoli, Parma e Milan, oggi noto opinionista tv nella trasmissione sportiva Novastadio, trasmessa su Telenova, nota emittente locale del Nord Italia. Nel corso di questa intervista, Gambaro ci ha parlato della sua brillante carriera da calciatore professionista e soprattutto sul momento attuale del calcio italiano, che vive uno dei momenti più difficili di sempre. Tra le squadre dove ha militato porta sempre nel cuore Sampdoria e Parma, con quest’ultima ha il rimpianto di averla lasciata un pò troppo presto, scelta che se potesse tornare indietro non rifarebbe.

Ciao Enzo, nella tua lunga carriera da giocatore professionista qual’è l’allenatore che ti ha lasciato qualcosa in più rispetto agli altri?

“Ho avuto la fortuna di avere grandi allenatori come Marchioro, Zeman, Lippi,Bersellini  e Scala, ma in particolare sono questi ultimi tre ad avermi lasciato un’impronta rispetto agli altri, perché Lippi lo conoscevo da ragazzino già alla Sampdoria e poi l’ho ritrovato anche in Serie A, Bersellini mi ha fatto esordire e Scala è quello che mi ha valorizzato di più”.

    

A Telenova avevi dichiarato di esserti pentito nel 1991 di aver lasciato troppo presto il Parma. Secondo te quella scelta ha contribuito a distanza di qualche anno a farti perdere l’occasione di essere convocato dalla Nazionale per i Mondiali a Usa 94?

“Il mio errore è stato quello di lasciare Parma a prescindere da dove poi sono andato, che fosse stato Milan, Juventus o Barcellona. L’errore è stato lasciare Parma, perché mi ero trovato molto bene con tutti e valorizzato al 100%, inoltre c’erano tutte le migliori condizioni per poter fare calcio, senza avere alcun tipo di pressione. Parma era una dimensione spettacolare a quei tempi, il mio target di squadra ideale per giocare a calcio, un target comunque alto perché quella squadra ha fatto ottime cose sia in campionato che nelle coppe. Parma e Sampdoria sono le due squadre che porto più nel cuore, la Sampdoria perché mi ha creato e cresciuto calcisticamente, il Parma invece perché mi ha valorizzato”.

Ormai manca poco all’inizio dei Mondiali in Russia, che sensazione ti fa non vedere partecipare gli Azzurri ?

“Dal punto di vista calcistico non è una mancata partecipazione clamorosa, perché l’Italia è in uno stato non buono calcisticamente parlando e di qualità dei giocatori , fino a che c’erano ancora i “vecchi”, vale a dire quelli che appartenevano ancora alle generazioni precedenti si sono fatte anche cose discrete e quindi è una logica conseguenza quella di non partecipare al mondiale. Io credo,che a qualcuno che comanda il calcio in Italia dovrebbe essergli servito da lezione e cercare d’inventarsi nuove idee, non può passare così inosservata, visto che in caso di qualificazione saremmo usciti alla prima fase e si sarebbe poi continuato con la solita routine, quindi è un bene non esserci andati. Spero che ora facciano qualcosa, ho visto che vogliono fare le seconde squadre, vedremo come  sarà impostata anche perché in Italia non si era mai vista prima, considerando che abbiamo avuto sempre le squadre Primavera e mi pare che di campioni ne sono usciti, probabilmente non sono stati allevati e non sono stati scelti i ragazzi giusti a partire dall’età di 9-10 anni”.

Non pensi che per riportare il calcio italiano ad alti livelli bisognerebbe ripartire proprio dai settori giovanili ?

“In Italia già ci sono parecchie società che lavorano molto bene a livello giovanile, basti pensare all’Atalanta, Roma, Genoa, Fiorentina, non sto parlando come vittorie, ma di qualità dei giocatori da portare tra i professionisti. Il problema è poi farli giocare questi ragazzi,  in Serie A non so perché non avviene, ma già a 17-18 anni quelli bravi devono essere messi nelle condizioni di poter diventare dei professionisti pur giocando nelle serie minori. Ad esempio, Albertini giocò un anno in B al Padova e poi diventò titolare inamovibile nel grande Milan, alla fine se uno è bravo esce fuori. Una cosa fondamentale è quella del gioco a zona e degli schemi tattici ai bambini di 10 anni, se un giorno una società avrà la fortuna di ingaggiarmi ,di sicuro nell settore giovanile ai  bambini dai 10 ai 15 anni insegnerei la marcatura a uomo a tutto campo, poi si fa la zona, perché è inutile praticare quest’ultima se poi non sai marcare, infatti i più grandi difensori e centrocampisti sono cresciuti marcando a uomo. Oggi noto che all’interno dell’area quelli forti di testa vengono marcati a zona, quando invece andrebbero marcati a uomo, ma questo è quello che richiede il calcio moderno, ciò non significa che è meglio, anzi è peggio da quello che vediamo”.

Spesso sei stato critico nei confronti di Massimiliano Allegri, il quale al momento è il tecnico più vincente,  con la Juventus che domina da anni in Italia. A tuo avviso è merito più suo o dei demeriti delle altre big che non riescono a migliorarsi ?

“Il merito della Juventus è quello di aver costruito un’ottima squadra nell’arco di questi  6-7 anni, mentre le altre squadre così dette grandi non si sono adeguate, non avendo una rosa all’altezza di quella bianconera. L’allenatore credo che non abbia fatto la differenza, magari Conte si, dando una struttura tecnica importante e poi si sono migliorati sempre più. In questi anni anche altri allenatori avrebbero raggiunto gli stessi risultati positivi ottenuti da Allegri. La Juventus non utilizza degli schemi sensazionali, anzi pratica un calcio anonimo e fossi un tifoso juventino mi sarebbe piaciuto vedere un pò di gioco. Hanno speso più o meno 100 milioni per Higuain, ma per vincere in Italia sarebbe bastato prendere Immobile a 25 milioni e i gol sarebbero stati uguali. Con questa squadra da quello che abbiamo visto, il tecnico non incide più del 5% e non è poco. Se non ti abitui a giocare bene in Italia è difficile puoi riuscirci in Europa anche se lì ti concedono più spazi, ma se gli altri giocano bene fai fatica, basti vedere la partita contro il Tottenham, dove la Juventus pur essendo più forte nei singoli, si sono fatti mettere sotto nel gioco”.

In carriera hai indossato anche la maglia del Milan, squadra che oggi non è più quella di quando giocavi tu, reduce oltre tutto dalla finale persa in Coppa Italia contro la Juventus. Secondo te, i rossoneri torneranno ad essere competitivi per lo meno in Italia?

“Riguardo la finale persa contro la Juventus, il Milan avrebbe perso 1-0 oppure sarebbe riuscito a pareggiare anche perché la gara è stata equilibrata, poi quei tre errori  sono stati distruttivi, ma il Milan è il club più grande e prestigioso in Italia ed è il secondo più grande e prestigioso nel mondo dopo il Real Madrid. I tempi bui sono capitati a tutti, ma nonostante ciò è la squadra più conosciuta a livello mondiale molto più della Juventus, infatti  quando la Juventus non ha vinto scudetti per 9 anni faceva campionati da sesto o settimo posto, mentre il Milan se non vinceva scudetti dominava in Europa, ed è questo che lo ha portato ad avere più prestigio in tutto il mondo rispetto alla  Juventus. Sono certo che nel giro di 2-3 anni il Milan tornerà ad essere una squadra importante”.

Come valuti il lavoro di Gattuso sulla panchina rossonera e ti chiedo anche se la società ha fatto bene a rinnovargli il contratto ?

“Gattuso ha fatto bene anche se deve dimostrare ancora di essere un allenatore da Milan, ma nessuno può dirgli nulla, deve continuare così. Sul rinnovo contrattuale, al posto di tre anni io glie lo avrei fatto al massimo per un’altra stagione anche per vedere cosa accadrà da qui a un anno, però è anche una scelta per tranquillizzare i tifosi”.

Restando a parlare di Milan, hanno fatto clamore i due errori decisivi del giovane portiere Donnarumma nella finale di Coppa Italia. Pensi che possa essere ancora l’erede di Buffon oppure ci stiamo illudendo ?

” Buffon all’età di Donnarumma ne faceva di errori, la differenza è che guadagnava meno rispetto al portiere rossonero, perciò l’accanimento nei suoi confronti è perché guadagna 6 milioni l’anno e quando sbaglia è come se capitasse ad un portiere super affermato. Donnarumma ha già una personalità da campione, se vuole però entrare tra i più grandi deve migliorare tecnicamente. Io comunque se dovessi scommettere un caffè, punterei senz’altro su di lui anziché su un altro portiere”.

 

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