Abbiamo contattato Alessandro Soli, osservatore internazionale, di recente avvicinato alla Roma come uno dei possibili candidati del reparto scouting giallorosso.
Nelle ultime settimane il suo nome è stato più volte accostato alla Roma. Cosa si prova e cosa ci può dire sulla trattativa?
Provo orgoglio nel vedere il mio nome accostato alla Roma. Vuole dire che viene apprezzato il mio lavoro fatto in passato, ma ad oggi non ci sono stati contatti. È totalmente prematuro parlarne.
Come ha iniziato a lavorare nel mondo del calcio?
Fin da giovane sono stato molto appassionato, più che nel giocare, nell’osservare calciatori e partite al fine di individuare talenti. Dai campi di periferia, grazie a conoscenze maturate con addetti ai lavori giorno dopo giorno acquisite, ho avuto la possibilità di collaborare attivamente con le società. Al torneo di Viareggio del 2010 ho avuto l’opportunità di conoscere Massimiliano Notari ex capo osservatori del Mantova, società che allora disputava la Serie B, ed iniziare ad intraprendere la carriera di scout. Direi che è stato l’incipit concreto della mia carriera di scout.
Sappiamo della sua esperienza internazionale con l’Hoffenheim e come capo degli osservatori del Piacenza. Ci sono differenze tra la metodologia tedesca e italiana nello scouting?
Parliamo di due realtà a livello di scouting che presentano grandi differenze. I mezzi a disposizione dell’area scouting dell’Hoffenheim, grazie ad un budget cospicuo, non possono essere paragonabili addirittura a quelli di una società di livello alto di Serie A, figuriamoci con una società di Serie C . Le idee ci sono sempre, ma avere a libro paga numerosi osservatori ed informatori dislocati in ogni dove permette di anticipare la concorrenza ed arrivare ai talenti rapidamente ed avere un database il più vario ed ampio possibile. Resta il fatto che a Piacenza è stato fatto un grandioso lavoro di scouting, che ha permesso di consacrare la società come una delle realtà più valide in Serie C, nonostante sia stata promossa due anni fa. Già al primo anno di Serie C, non scordiamoci che il Piacenza ha perso i playoff contro il Parma, che l’anno dopo avrebbe ottenuto la promozione in Serie A.
È un esperto di calcio nordico, in particolar modo svedese. Profili interessanti?
Ho avuto il piacere di lavorare nel Mjällby, società svedese, come consulente di mercato. È certamente un campionato interessante l’Allsvenskan, iniziato lo scorso weekend. Mi riserverò di fare qualche nome sulla Svezia dopo aver osservato qualche partita. Sicuramente, un giocatore da tener d’occhio, osservandone attentamente la crescita, è Adi Nalic, trequartista/seconda punta classe 97, all’Afc Esklistuna in prestito dal Malmö, un giocatore che ho avuto modo di apprezzare nel mio trascorso al Mjällby, dotato di grandi spunti e capacità tecniche. Lato scandinavia, un giocatore da monitorare con attenzione è Andreas Skov Olsen, classe 99 del Nordsjaelland, che gioca da ala destra o sinistra. Mancino, rapido palla al piede, tecnico, abile nell’uno contro uno e dotato di fisicità, alto ed atletico. Taglia sempre dal lato destro per provare il tiro, riuscendo a creare situazioni pericolose grazie a rapide accelerazioni, puntando con convinzione e sicurezza gli avversari. Altri giocatori scandinavi dal gran futuro sono Håland classe 2000 del Salisburgo, prima punta di piede mancino dotata di grande fisicitá, e Sander Berge del Genk, mediano classe 98. Entrambi norvegesi.
Giocatori che vedremo presto in Serie A?
Spero Lukebakio, ala destra belga classe 97 del Fortuna Dusseldorf, in prestito dal Watford. Un giocatore che per qualità tecniche ed atletiche farebbe a mio giudizio, fin da ora, la differenza in Serie A.
Passiamo all’attualità. Come vede la corsa Champions?
Oltre la Juventus ed il Napoli, vedo le milanesi in vantaggio. Dubito che l’Atalanta, la Lazio o la Roma riescano a raggiungerle, anche se la lotta durerà fino alla fine del campionato. Settimana prossima ci sarà l’andata dei quarti di finale tra Ajax e Juve. I lancieri sono una squadra giovane e storicamente rinominata per il coraggio nel lanciare giovani in campo internazionale.
Un giorno sarà possibile fare la stessa cosa in Italia?
Difficile ma non impossibile. Bisogna precisare che l’Ajax più che una squadra è una gloriosa scuola calcio e scuola di pensiero. La prima squadra é solo la punta d’iceberg di un processo formativo e tattico che parte dalle giovanili. Tutte le squadre giocano nello stesso modo e nulla è lasciato al caso, principalmente la scelta di istruttori più che allenatori. I risultati ottimi ed il lancio di giovani sono derivanti dal grande lavoro fatto nella società in merito alle scelte ed ad un modus operandi distinguibile ed unico. Per emulare i lancieri bisogna partire dalle basi, dalla scuola calcio. Il lancio di giocatori delle giovanili viene di conseguenza.
Cosa pensa della Nazionale dei Giovani di Mancini? Una boccata d’aria fresca, un cambio generazionale dovuto e che ha riportato entusiasmo. Il gioco corale ha avuto un’impennata e la qualità non manca di certo. Bisogna fare i complimenti a Mancini per aver apportato, fin dal suo arrivo, cambi radicali nella formazione. La qualità non manca di certo nei giovani italiani. Sono curioso di vedere la Nazionale contro avversari più completi, come Grecia e Bosnia.
Si ringrazia per la disponibilità Alessandro Soli a cui auguriamo i migliori successi nelle sue prossime esperienze lavorative.
Redazione
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