E non finisce mica Gigi: Buffon diventa il giocatore con più presenze nella storia Serie A

E lo fa con una prestazione superlativa nel derby contro il Torino: grande parata su Verdi per mantenere al sicuro il risultato, poi un rigore quasi parato. Buffon è come il vino: più invecchia, più diventa buono. Vista la partita di ieri, il rinnovo contrattuale di un altro anno è del tutto giustificato per questo ragazzino che ha ormai tagliato il traguardo delle 42 primavere. Come lui stesso ha confermato, il fuoco gli arde ancora dentro e, fino a che sarà animato dalla passione e dalla voglia di vincere trofei, Sarri avrà una solida certezza su cui contare.

Buffon
Gianluigi Buffon,a 42 anni recordman di presenze in Serie A (648) davanti a Paolo Maldini

Buffon recordman di presenze in Serie A

Non esistono limiti per chi vive ormai solo per superare se stesso. Già, perché a pensarci bene Gianluigi Buffon da Carrara, di professione portiere, con il numero 42 ben contrassegnato sulla carta d’identità, avrebbe potuto smettere di giocare 14 anni fa e già tutti si sarebbero dovuti alzare in piedi ad applaudire una carriera immensa e un talento irripetibile. Il 9 luglio del 2006, all’Olympia Stadion di Berlino, Buffon si laureava infatti campione del mondo con la Nazionale italiana, andando ad aggiungersi alla ristretta cerchia di colleghi, Combi e Zoff, capaci di compiere la stessa impresa. Come se non bastasse, pochi mesi più tardi, il numero uno del calcio italiano avrebbe compiuto un altro piccolo “miracolo”: ricollocarsi sul podio del Pallone d’oro dopo 33 anni dall’ultima, illustre, presenza di un altro collega che, guarda caso, di nome faceva Dino e di cognome Zoff. Una vittoria “rubata”, come molti maliziarono all’epoca? Davvero Buffon avrebbe meritato di strappare lo scettro di migliore al mondo al suo compagno di squadra, nonchè capitano, Fabio Cannavaro? Il giudizio di certo non spetta a noi, e faremmo torto ad un altro pilastro del nostro recente passato calistico. Fatto sta che, come dicevamo, di motivi per considerarsi soddisfatti già a quell’età ce n’erano molti: quattro scudetti conquistati sul campo, una Coppa Uefa, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana, il Mondiale cui si aggiungeva anche un Europeo con l’under 21 e l’onore di aver rappresentato il proprio Paese ai Giochi Olimpici di Atlanta ’96

Un record tira l’altro

Un curriculum che sarebbe bastato a qualsiasi calciatore normale per ritenersi soddisfarro. Non per Gianluigi Buffon che da quelle vittorie ha tratto nuova forza per affrontare e sgretolare nuovi tabù irraggiungibili, nuovi record impensabili. Nell’arco dei quattordici anni successivi è prima diventato il giocatore con più presenze nella Nazionale azzurra, in un Danimarca-Italia 2-2 dell’11 ottobre 2013, valevole per le qualificazioni ai Mondiali brasiliani; poi a centrare l’obiettivo delle 1000 gare giocate in carriera, sempre difendendo i colori azzurri, in un match contro l’Albania datato 9 ottobre 2017. Un onore riservato a lui e pochi altri eletti tra cui il compagno alla Juventus, Cristiano Ronaldo, e alcuni insigni colleghi come Shilton, Casillas e Zubizarreta; infine, sancire un nuovo record di imbattibilità nel nostro campionato, che in precedenza era appartenuto a Seba Rossi per 22 anni, mantenendo la porta della Juventus inviolata per ben 974 minuti. Un record che, va da sè, non poteva essere raggiunto in nessun altra partita se non un derby della Mole datato 20 marzo 2016.

Le amarezze e la fedeltà alla maglia

Ma la storia di Buffon, guerriero dalle 1115 battaglie in campo, non sarebbe la stessa se non si andassero a rintracciare le difficoltà che ne hanno segnato e forgiato l’animo battagliero sì, ma anche immensamente sensibile. Tant’è che lui, portiere all’apice della fama e del successo, ha dichiarato che nel 2003, nel pieno del proprio fulgore fisico e tecnico, avrebbe voluto smettere di giocare perché caduto vittima di quel male imperscrutabile, e per questo difficile da curare, che è la depressione. “Non mi sentivo capito – avrebbe dichiarato in seguito – Mi chiedevo se la gente apprezzasse Gigi uomo o solo il portiere, la celebrità”.

Un “tunnel” dal quale ha saputo tirarsi fuori da solo, non senza imbattersi in altri ostacoli che hanno rischiato di inficiarne non solo l’immagine da atleta, ma anche quella di uomo: lo scandalo scommesse dal quale riuscì ad uscire mondo da ogni accusa, prosciolto in primo grado; la sentenza di Calciopoli che lo ha visto scendere, insieme ad altri campioni del calibro di Del Piero, Trezeguet e Nedved, nell’inferno della Serie B e rimanervi per un solo anno segnando il maggior numero di presenze (37), a parimerito con Balzaretti e Birindelli, nell’unico campionato cadetto disputato dalla Juventus: anche questo è un record. Record come le tre finali di Champions League perse in carriera, proprio il trofeo che più manca alla sua bacheca, e che avrebbe potuto sollevare al cielo se in quell’estate del 2006 avesse deciso di dirottare la propria carriera verso le allettanti sirene del Milan che gli offrivano di rimanere ai massimi livelli in un momento topico della sua carriera, uscendo tra l’altro immacolato da uno degli scandali peggiori che abbiano mai segnato il nostro calcio. Se non si raccontassero questi aneddoti, questi sacrifici fatti per amore di una sola maglia, non si apprezzerebbe l’essenza dell’uomo Buffon a 360°. Un professionista esemplare che nei momenti più difficili si è sempre assunto le proprie responsabilità anche a costo di riservare critiche severe a se stesso e ai compagni. Come quando, dopo la mesta fuoriuscita ai gironi nel Mondiale del 2014, Gigi, nelle vesti di capitano della squadra, si presentò alla stampa parlando esplicitamente di fallimento, dando la colpa ad una squadra viziata e senz’anima.

L’ultima scommessa vinta contro tutto e tutti

Non basta, non basta mai. Tant’è che, scendendo in campo ieri contro il Torino, Gianluigi Buffon ha tagliato il traguardo delle 648 presenze in Serie A, diventando così il calciatore ad aver calcato più volte in assoluto un terreno del nostro massimo campionato di calcio. Nel confronto tra leggende e bandiere del calcio nostrano, Super Gigi è stato in grado di “ammainare” quella di Paolo Maldini, che svettava incontrastata all’apice di questa speciale classifica da ormai 10 anni.

Smentiti anche coloro i quali pensavano che questo primato sarebbe stato raggiunto in una sonnolenta partita di fine campionato, con lo scudetto già cucito sul petto e la testa rivolta all’obiettivo Champions League. Sarri gli ha affidato le chiavi della porta nella partita più importante di tutte: un derby. Lo ha fatto nel momento più delicato del campionato con uno scudetto ancora in bilico e un ambiente già pronto a silurarlo a fine stagione. Buffon lo ha ripagato mettendo in mostra dei riflessi che farebbero invidia a un ragazzino. Per rendere la serata perfetta è mancato solo il clean sheet, ma il rigore di Belotti lo aveva anche intuito.

Alla faccia di chi, a inizio stagione, si domandava sarcastico cosa sarebbe tornato a fare un quarantaduenne alla Juventus o di chi, peggio, dopo un anno al PSG lo ha accusato di essere un traditore egoista: “Viene solo per il record” si vociferava. E il record Gianluigi l’ha raggiunto, dimostrandosi spesso decisivo anche con le sue parate sia in campionato che in Coppa Italia, dove la Juventus si è fermata all’atto conclusivo contro il Napoli, ma deve ringraziare soprattutto il suo numero uno per essere rimasta in vita fino ai calci di rigore. Buffon ha vinto un’altra sfida personale, l’ennesima della sua carriera, dimostrando a tutti che è presto per appendere i guantoni al chiodo. E chissà che il meglio non debba ancora venire…

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