Casi Parma e Chievo: Procura chiede penalizzazioni e 4 anni a Calaiò

Si sono aperti oggi i processi sportivi ad Emanuele Calaiò, al Parma e al Chievo. Come sappiamo, il calciatore palermitano in forza ai ducali è accusato di illecito sportivo per aver tentato di combinare il risultato del match della sua squadra contro lo Spezia, decisivo per la promozione in A, tramite sms inviati a due giocatori del club ligure; la società emiliana è sotto processo per lo stesso motivo, come vuole il principio responsabilità oggettiva (vale a dire “responsabilità senza colpevolezza imputata per fatto altrui, ed opera anche nell’ipotesi in cui dall’illecito commesso dal tesserato, derivi uno svantaggio in capo alla società di appartenenza dell’incolpato“); i clivensi, infine, sono sotto accusa per illecito amministrativo (plusvalenze gonfiate) compiuto in una serie di acquisizioni di giocatori del Cesena, che, se non fosse fallito ieri, sarebbe stato giudicato per lo stesso reato.

La Procura federale ha chiesto pene piuttosto severe: 4 anni di squalifica e 50000 euro di multa per Calaiò (che chiuderebbe anzitempo la carriera avendo già 36 anni), due punti di penalizzazione nel campionato 2017-18 per il Parma, che perderebbe così la Serie A conquistata sul campo, o in alternativa 6 punti da scontare nel prossimo torneo di massima serie, e ben 15 punti di penalizzazione per il Chievo (che retrocederebbe in B) e 3 anni di inibizione per il presidente Luca Campedelli (sempre per il torneo 2017-18).

Le sentenze arriveranno entro 24-48 ore e, se assolutorie, saranno seguite da una gran mole di ricorsi da parte di Crotone, Palermo, Entella e Venezia. A tal proposito, vogliamo segnalare quanto detto dal patron rosanero Maurizio Zamparini: “Non riesco a capire le richieste della procura federale : -2 punti in questa stagione o -6 punti nella prossima. Se hanno taroccato la partita con lo Spezia, devono annullare i 3 punti acquisiti con quella partita; se la gara non è stata taroccata, allora nulla. Qui non è responsabilità oggettiva, ma diretta perché il beneficiario dei messaggi di Calaiò non è il giocatore, ma il Parma, in favore del quale lui mandava i messaggi“. 

Quanto detto da Zamparini è grave e fuorviante, poiché potrebbe far pensare ad una combine decisa dalla società. Ipotesi semplicemente assurda. Oppure, seconda ipotesi, potrebbe far credere che gli sms di Calaiò fossero stati inviati proprio per taroccare il risultato. Come visto prima, la responsabilità oggettiva punisce anche quelle società che, da un’azione illecita, non traggono benefici, ma danni. Ma lo stesso principio di responsabilità oggettivo presenta una crepa: il Parma sarebbe venuto meno al suo dovere di vigilanza sul corretto svolgimento delle manifestazioni sportive, ma fino a che punto una società può sorvegliare l’operato di un proprio tesserato, specie nel privato?

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