Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, si schiera fortemente contro le decisioni del Consiglio federale.
Le perplessità dell’ex calciatore riguardano la possibilità che i giocatori non vengano pagati nonostante avessero giocato per tutta la prima metà di marzo.
Bisogna considerare che gli atleti si sono allenati anche durante il lockdown attraverso i collegamenti via internet con i loro preparatori atletici.
Oltre a ciò, l’ex centrocampista denuncia il diritto dei club di non pagare fino al mese di agosto i calciatori, nel caso in cui questi gli facessero causa.
Dura frecciata anche nei confronti degli “imprenditori del calcio” che, come afferma Tommasi, “chiedono soldi a tutti” (dove per “tutti” intende Uefa, Fifa e Governo) e prendono decisioni che non li riguardano direttamente.
Infatti, coloro che non indossano né cravatte né mascherine, ma che poi scenderanno in campo, sono i calciatori che rischieranno per di più di non veder il loro lavoro retribuito. In un contesto in cui i calciatori potrebbero non sentirsela di scendere in campo vista l’emergenza, con un sistema che potrebbe addirittura non pagarli, la ripresa del campionato può apparire più come un obbligo che come una possibilità.
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