Tennis, Wimbledon 2019 Maschile: immenso Djokovic, salva due match point e piega Federer in quasi 5 ore

Londra, Campo Centrale di Wimbledon, ore 19.08, la finale più lunga della storia del torneo su erba si è appena conclusa, uno straordinario vincitore, nessuno sconfitto perché, smaltiti rabbia e rammarico, anche il perdente non potrà che essere orgoglioso di quanto fatto.

Novak Djokovic conquista per la quinta volta in carriera il major sull’erba e lo fa al termine di una delle conclusioni più incredibili nella storia del tennis, e dello sport in generale, contro l’altro re Roger Federer, dopo 4 ore e 57 minuti di lotta totale, di pennellate d’autore mixate con violenti scambi interminabili, di resistenza mentale ancora prima che fisica.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale Wimbledon)

Una partita epica, di quelle che sarà impossibile non ricordare per anni, impressa nella mente, scolpita come un’opera d’arte negli occhi, ricordata in ogni brivido regalato, in ogni emozione che colpi fuori dal comune hanno generato.

Alla fine a spuntarla è il numero uno del mondo, il campione uscente, il favorito della vigilia che, pur avendo conquistato 14 punti in meno rispetto al suo avversario, ha ottenuto quelli decisivi, i “punti chiave”, mettendo la zampata del fuoriclasse in tutti i tie break disputati, nel primo e nel terzo set e poi, ancora, nell’incredibile epilogo sul 12-12 del quinto, nuova regola introdotta proprio quest’anno e subito protagonista.

La rabbia, il rimpianto, per i due match point sfumati, non lasceranno presto la testa di Federer che, a quasi 38 anni, pur consapevole dello straordinario esempio che continua ad essere sul campo, fonte di ispirazione per tutti i suoi colleghi, ha visto sfuggire un’occasione enorme per scrivere ancora pagine e pagine di storia in quella che sarebbe stata la sua nona sinfonia ai Championships.

Impossibile per lui non pensare anche alla possibilità che questa potesse essere l’ultima concreta occasione di alzare la sua coppa d’oro, quella con cui anche l’appassionato dell’ultima ora lo ricorda, in foto, immerso in una distesa di verde, un po’ sciupato, intorno, perché pur impressionando anno dopo anno, il tempo, inevitabilmente passa ed anche le favole, purtroppo, hanno nel destino un finale.

La scena, però, ancora una volta, in un torneo che ha offerto anche un nuovo capitolo dell’epica rivalità tra Federer e Nadal, l’ha rubata il tennista perfetto, robotico, senza difetti, capace di tutto, di soluzioni mostruose, di scambi infiniti, di recuperi trascendentali, di difese elastiche, di vincenti da ogni lato del campo, di sbagliare e resettare nel giro di pochi secondi, di ritagliarsi il suo spazio, vincendo, nell’epoca di due campioni senza tempo.

Novak Djokovic con questo successo entra ancora di più nella storia, raggiunge Bjorn Borg per numero di Wimbledon conquistati, porta a 16 il totale di slam vinti dopo i 7 Australian Open (record assoluto), i 3 Us Open e l’unico Roland Garros di tre stagioni fa, e lo fa a modo suo sostenendo la pressione del favorito, il dividere il campo con sua maestà Federer con tutto il pubblico “contro”, annullando match point, cadendo, a volte sbagliando ma uscendone sempre da fenomeno.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale ATP Tour)

I successi, i numeri, i trofei messi in bacheca, servono per rendere l’idea, con chiarezza, di quanto grande possa essere stata un carriera, ma solo le partite poi regalano, anche a distanza di anni, rivedendo scambi e momenti, emozioni infinite impresse nella memoria.

E ieri, in un pomeriggio di metà estate, Djokovic e Federer hanno spiegato come e perché è possibile emozionarsi con lo sport, ammaliando ed estasiando milioni di persone con l’esecuzione perfetta di una delle opere più intense, drammatiche e sorprendenti che siano mai state scritte, un autentico capolavoro da infinita standing ovation.

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