Tennis, Voti e Pagelle del 2018: la rinascita di Djokovic, brillano ancora Nadal e Federer, si accende Zverev

Senza esagerare, in questo 2018 del tennis, è successo davvero di tutto, dalle imprese alle delusioni, dalle sorprese alle conferme, dalle lacrime di gioia a quelle di tristezza, lo sport, ancora una volta non tradisce.

Alla fine, però, come già successo in sei precedenti recenti stagioni, in vetta al mondo ci sono sempre gli stessi tre: il redivivo Djokovic, tornato il mostruoso atleta che chiunque conosce, e i senatori Nadal e Federer che sembrano incapaci di abdicare malgrado l’età.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale ATP Tour)

Tuttavia, non sono mancate le novità, la cosiddetta “NextGen” che, mai come in questo 2018, si è finalmente affacciata laddove era attesa, nelle partite più importanti dei tornei più prestigiosi e, talvolta, regalando anche sorprendenti sgambetti.

MIGLIORI

NOVAK DJOKOVIC 10: se è vero che i primi mesi sono gravemente insufficienti, è anche vero che la seconda metà della stagione è fuori dalla portata di ogni comune mortale. Eppure Djokovic ha dimostrato, una volta di più, di avere qualcosa che va al di là della logica, una capacità di dominare gli avversari quasi robotica, artificiale. E’ successo tutto in un lampo, dopo la brutta sconfitta nei quarti al Roland Garros contro Cecchinato, Nole ha scaldato i motori al Queen’s dove ha raggiunto la finale prima di inanellare successi, uno dopo l’altro, a Wimbledon, Cincinnati, New York e Shanghai.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale ATP Tour)

Ha toccato quota 14 slam, si è aggiudicato il Carrer Golden Masters vincendo, almeno una volta, tutti i tornei Master 1000, ed è tornato in vetta al ranking dopo aver rischiato di sprofondare fuori dai primi trenta del mondo solo pochi mesi prima. L’unico in grado di mettere realmente, con continuità e qualità, i bastoni tra le ruote alla diarchia Federer-Nadal, insomma, l’unico davvero grande per poter affiancare il suo nome a questi due fenomeni. Bentornato Nole!

RAFAEL NADAL 9: l’età avanza, è vero, gli infortuni non mollano, è vero, ma Rafa resta sempre il solito encomiabile cannibale. Se sul cemento il campione di Manacor ha incontrato qualche problema in più, costretto in plurimi eventi al ritiro o al forfait, sulla terra rossa, nella sua dimora, Nadal ha lasciato anche per quest’anno le briciole.

(Fonte: Profilo Twitter ATP Tour)

Undici Roland Garros, undici Montecarlo ed undici Barcellona solo per citare alcuni dei record stratosferici di un assoluto fuoriclasse. E ogni anno, sempre più malinconicamente, tra i desideri per la stagione che verrà, c’è quello di poterlo vedere, ancora una volta, lottare sul campo con la grinta e il cuore di sempre.

ROGER FEDERER 8,5: a Melbourne ad inizio anno, a quasi 37 anni, King Roger ha raggiunto l’impressionante cifra di 20 slam conquistati in carriera. Il 2017 era stato, per lui, l’anno di una rinascita tanto incredibile quanto inattesa e, sebbene questo 2018 l’abbia visto avvicinarsi al bramato traguardo dei 100 titoli all time, qualche crepa in più si è intravista.

(Fonte: Profilo Twitter ATP Tour)

Saltata in blocco, come lo scorso anno, la stagione sul rosso, l’erba è stata inusualmente più indigesta e tra Halle e Wimbledon sono mancati i successi più desiderati. Inutile dire che la speranza di vederlo danzare sul campo, in salute, anche il prossimo anno, vale pure per lui, campione che non si vorrebbe mai vedere lontano dal terreno di gioco.

ALEXANDER ZVEREV 8: finalmente Sascha! Finalmente la grande vittoria, prestigiosa, simile ad una impresa, quella che lancia di diritto nella storia. Dopo avergli regalato il terzo Master 1000 della carriera, sulla terra rossa veloce di Madrid, il 2018 porta in grande trionfo, in extremis, il ventunenne tedesco che, nel gran gala del tennis a Londra, conquista il titolo di “Maestro”.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale ATP Tour)

Il successo finale, contro un Djokovic che sembrava letteralmente ingiocabile ed imbattibile, è la sorpresa più grande della stagione e la prova decisiva che si è davanti ad un numero uno del futuro.

JUAN MARTIN DEL POTRO 8: verrebbe spontaneo dargli 10 perché è impossibile non volere bene a delPo, grande giocatore, grande sportivo, incredibilmente sfortunato. Il 2018, però, ha saputo regalargli, prima dell’ennesimo brutto colpo (infortunio al ginocchio rimediato a Shanghai che l’ha costretto a terminare la stagione anzitempo), dolcissime soddisfazioni come il primo titolo in un Master 1000 ad Indian Wells, vincente contro sua maestà Federer, e una seconda finale slam, sempre a New York, nove anni dopo quel meraviglioso assolo. Con la speranza che la sfortuna abbia terminato di agire una volta per tutte, in bocca al lup delPo!

MARIN CILIC e KEI NISHIKORI 8: forse se si pesano i risultati su una bilancia, il voto potrebbe essere mezzo punto in meno, ma ci sono delle vittorie, a volte, che hanno significati ben più importanti di altre. Il croato, oltre alla terza finale slam raggiunta a Melbourne, ha portato in trionfo in Coppa Davis la sua Croazia, per uno storico secondo titolo tredici anni dopo il primo ed unico fin qui conquistato.

(Fonte: Profilo Twitter Ufficiale Davis Cup)

Il giapponese, invece, ripartito addirittura dal circuito dei Challenger nel mese di febbraio, ha scalato il ranking, recuperato posizioni e fiducia, fino a giungere ad una inattesa qualificazione per le ATP Finals di Londra a competere tra gli otto giocatori più forti del mondo. Due piccoli grandi traguardi che hanno reso ancora più speciali due stagioni già decisamente positive.

KAREN KHACHANOV, BORNA CORIC, STEFANOS TSITSIPAS e DANIIL MEDVEDEV 7/8: eccola qui, la NextGen fatta e pronta per intromettersi con sempre maggiore frequenza nei piano alti del tennis mondiale. Il russo ha trionfato a Parigi a fine anno battendo, nell’ordine, Isner, Zverev, Thiem e Djokovic per conquistare il primo Master 1000 della carriera.

Il croato ha superato per ben due volte, una in finale sull’erba di Halle, un signore chiamato Federer, ha raggiunto una finale Master 1000 a Shanghai e aiutato il compagno Cilic nella conquista della Coppa Davis (decisivo il suo successo su Tiafoe nel quinto ed ultimo incontro nella semifinale contro gli Stati Uniti).

(Fonte: Profilo Twitter ATP Tour)

Il greco ha sollevato per la prima volta un trofeo del circuito maggiore, a Stoccolma, ed ha incantato a Barcellona e Toronto dove ha raggiunto la finale perdendo entrambe le volte contro Nadal.

L’altro russo, invece, ha vinto tre titoli, due di categoria ATP 500 e collezionato risultati positivi con una continuità tale da permettergli di chiudere tra i primi venti giocatori del mondo. Tutti, pressoché in egual modo, saranno attesi, nell’anno che verrà, dalla fatidica ed tanto sospirata “prova del nove”. 

Alcune menzioni speciali tra i giocatori che, comunque, si sono distinti in questo lunghissimo 2018 tennistico, non possono non tenere in considerazione di Kevin Anderson (7,5), finalista a Wimbledon e qualificato per la prima volta alle ATP Finals di Londra, così come di Dominic Thiem (7+), finalista al Roland Garros sconfitto solo dal maestro Nadal, e di John Isner (7), vincitore a Miami, primo Master 1000 della sua carriera e capace di strappare il pass, anche lui, per il Master di fine anno.

E ancora un bell’applauso anche per Hyeon Chung (7), classe ’96 e semifinalista a Melbourne con lo scalpo su Djokovic, Denis Shapovalov (7), nemmeno ventenne e già a ridosso dei primi venti del mondo ed in continua costante crescita, Kyle Edmund (7), semifinalista pure lui a Melbourne e divenuto, complice il crollo di Murray, numero uno di Gran Bretagna, e Nikoloz Basilashvili (7), trionfante ad Amburgo e Pechino e capace di chiudere l’anno alla ventunesima posizione mondiale, risultato brillante ed inaspettato. 

PEGGIORI 

GRIGOR DIMITROV e DAVID GOFFIN 5: avevano chiuso il 2017 su una nuvola, immersi in un bellissimo sogno, e si sono invece risvegliati sconfitti, abbattuti e delusi. Il bulgaro, Maestro a Londra lo scorso novembre, dalla terza posizione mondiale è sprofondato quasi fuori dai primi venti incapace, probabilmente, di reggere la pressione e svuotato fisicamente in una versione davvero troppo brutta ed irriconoscibile per essere vera.

(Fonte: Profilo Twitter ATP Tour)

Discorso simile per il belga che, vittima ancora di nuovi acciacchi fisici, ha deluso le aspettative in questo anno successivo alla finale raggiunta a Londra con il prestigioso successo su Federer. Il tempo è ancora dalla loro parte, la qualità ed il talento non si discutono, il 2019 deve essere l’anno del loro riscatto.

ANDY MURRAY e JACK SOCK 4,5: il tempo inizia, invece, ad essere un po’ tiranno per lo scozzese, ex numero uno del mondo, che è ormai lontanissimo dalla versione dominante di fine 2016. A distanza di due anni, il suo ranking recita 260, e i problemi fisici non sembrano dargli ancora completamente tregua. Rimane un grande punto interrogativo e chissà se avrà la stessa forza di Nole di rialzarsi e ritornare lassù dove ha dimostrato legittimamente di poter stare.

(Fonte: Profilo Twitter ATP Tour)

Sembra essere stato, invece, più un abbaglio il successo nel Master 1000 di Parigi 2017 per lo statunitense Jack Sock che, dopo aver chiuso la precedente stagione tra i primi dieci del mondo con una pazzesca semifinale alle Finals di Londra, è letteralmente sprofondato incapace di vincere partite in singolare. Parallelamente a questo crollo vertiginoso, però, lo statunitense ha trovato, con il connazionale Mike Bryan, splendide soddisfazioni in doppio con i titoli slam a Wimbledon e a New York ed il trionfo finale a Londra. Dovrà capire, per l’anno che verrà, quali sono le sue intenzioni e quale futuro intende avere.

NICK KYRGIOS 4: sprecare così, tra sceneggiate indisponenti e maleducate e sconfitte pesanti, quasi cercate, un talento così brillante, è davvero triste. Eppure l’australiano, ormai da anni atteso ad altissimi livelli e nelle finali dei tornei che contano, sta sprecando solo tempo prezioso vittima del suo stesso deleterio atteggiamento.

(Fonte: Profilo Twitter ATP Tour)

Se a questo ci si aggiungono i problemi fisici che ne hanno condizionato alcune parentesi della stagione, il risultato è un grande balzo indietro che, alla sua età, è davvero spiazzante e deludente. 

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