L’infernale appendice dei playoff ha emesso l’ultimo verdetto stagionale: il Frosinone torna in A dopo due anni grazie al 2-0 rifilato al Palermo nella finale di ritorno degli spareggi.

Due anni fa la retrocessione era giunta senza che i laziali la meritassero, ma il fattore inesperienza e troppi punti persi con le dirette concorrenti furono decisivi. Dopo aver sfiorato il ritorno in A l’anno scorso, sempre ai playoff e dopo un’accesa (anche troppo) sfida contro il Carpi, i giallazzurri sembravano aver gettato via la A anche quest’anno nell’ultima giornata contro il Foggia a causa del famigerato gol di Floriano al 90°, ma poi è filato tutto liscio.

Analizzando la stagione dei laziali, possiamo notare come i troppi punti persi contro le squadre di media e bassa classifica abbiano rischiato di comprometterne le ambizioni. I fantasmi dell’anno scorso, la promozione diretta sfumata solo per gli scontri diretti e all’ultimo secondo e la beffa ai playoff, sembravano ritornare di tanto in tanto e numerosi sono stati i blackout proprio nei finali di partita, ad esempio contro lo Spezia, come le sconfitte contro dirette concorrenti quali il super Empoli e il Parma, avversario più alla portata. Tuttavia, i rallentamenti che hanno interessato tutte le squadre di vertice hanno permesso agli uomini di Moreno Longo di restare in scia e, sebbene il già citato pareggio contro il Foggia all’ultima giornata potesse rappresentare una mazzata, l’obiettivo è stato alla fine raggiunto nell’infuocata appendice.

Per quanto riguarda la tattica, mister Longo ha mostrato duttilità con i moduli nel corso del torneo, ma sempre tenendo fede al suo 3-4-1-2 di partenza: talvolta si è visto un 3-4-3 e a volte anche un più classico 3-5-2, ma i principi di gioco sono sempre stati il possesso palla e la costruzione lunga, da dietro, resa possibile dall’abilità nell’impostazione dei tre difensori centrali titolari Terranova, Ariaudo e Brighenti e delle loro due riserve Russo e Krajnc.

Bardi e Vigorito si sono alternati tra i pali nel corso della stagione, ma sembra che il secondo abbia soppiantato il primo, spesso incerto, mostrando maggior concentrazione e miglior posizionamento.

A centrocampo, mentre Kone e Chibsah fanno legna e spezzano le altrui trame insieme a Gori, Maiello e Matteo Ciofani curano le fasce esterne: il primo attacca e difende senza soluzione di continuità, il secondo si occupa maggiormente della fase difensiva essendo soprattutto un terzino difensivo (in caso di necessità può giocare anche nei tre dietro). Il reparto mediano è completato da Soddimo, Sammarco e Crivello, non sempre titolari, ma utilissimi alla causa e dotati anche di una discreta tecnica. Frara, infine, è il totem e capitano: gioca poco, ma è un uomo spogliatoio.

In attacco sono stati importanti Dionisi e Daniel Ciofani, 23 reti in due e abili a calamitare ogni palla. Poi, quando Ciofani si è infortunato chiudendo in anticipo la sua stagione, Longo ha spostato in attacco il vero crack dell’anno, Camillo Ciano, che ha smesso i panni dell’esterno per trasformarsi in una seconda punta fantasiosa e letale, capace di mettere a segno 16 gol e 14 assist totali. Dei 68 gol complessivi della squadra, dunque, ben 30 sono merito di questo duttile attaccante che può giocare anche sulla trequarti e che possiede un sinistro capace di ogni magia. Il reparto offensivo è chiuso da Nicola Citro, punta di rincalzo poco prolifica, ma utile nel far salire la squadra.