Visione insopportabilmente votata solo al mero aspetto economico, per carità, importante in ambito calcistico, termini forse inappropriati, insomma, non di certo politically correct l’uscita del presidente laziale Claudio Lotito.
Obiettivamente, però, ci si domanda se gli si può davvero dare torto.
Basta uno sguardo alla classifica per rendersi conto di qual è la realtà del nostro campionato, una realtà fatta di estremi. Nella parte superiore, le prime 5-6 posizioni, le poche squadre che si contendono la vetta della classifica e le posizioni per le qualificazioni UEFA, poi le squadre di media classifica, fra le quali ci sono, chiaramente, quelle più in alto che possono a loro volte competere ad arrivare nelle posizioni europee, e quelle in mezzo, che rimangono in un limbo di ‘mediocrità’, non avendo ne aspirazioni di alta classifica ma neppure rischi così grossi di retrocessione.
Infatti, troviamo, per l’appunto, la zona retrocessione, che, in questo campionato, è nettamente distaccata dalla zona salvezza: ad oggi, le ultime 3 sono Palermo, Crotone e Pescara, le prime due a quota 10, gli abruzzesi ultimi a 9, calabresi e siciliani sovrastati dall’Empoli che è addirittura a quota 21 punti.
Un abisso che sembra già una condanna, per le 3 squadre in pericolo e per l’intero campionato. Perché se l’andamento del torneo si mantenesse tale, si arriverebbe al punto di perdere davvero il senso del campionato medesimo, con poche squadre a lottare per obiettivi, qualcuna, come detto, a giocare solo per mantenere la posizione di media classifica, del tutto neutrale e priva di sbocchi, e le squadre in zona bassa oramai condannate.
La possibilità è quindi quella di un campionato che perda interesse, perché alcuni verdetti verrebbero aritmeticamente subito ‘emessi’, e quindi si arriverebbe ad una situazione in cui la maggior parte delle squadre non si impegnerebbe davvero, non avendo motivazioni e lascerebbe così a maggior ragione campo libero a quelle che invece ne hanno, rendendogli tutto più facile.
Una situazione di queste porta al classico inevitabile tram-tram di polemiche, chi pensa che a 20 squadre non funziona e sarebbe meglio ritornare al vecchio format di 18, in modo da rendere più competitivo il torneo, chi nutre ancora dubbi sulla regolarità del medesimo, chi invece si scaglia sul classico discorso del fatturato già evocato a suo tempo dall’allenatore del Napoli Maurizio Sarri, che anche dal punto di vista delle ricchezze, dei patrimoni, c’è una grossa sproporzione in Serie A fra le squadre di alta, media e bassa classifica-ma questo forse non è un problema limitato solo al nostro campionato.
Le soluzioni andrebbero studiate, al di là di dichiarazioni e polemiche. Chissà se la Lega riuscirà mai a farlo.
Salvatore Sabato
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