Il 3-1 con cui si è imposta ieri sera a San Siro ha ribadito un concetto ormai chiarissimo: la Roma quest’anno ha la mentalità di una grande squadra. Se non fosse per il cammino storico della Juventus, salito a trenta vittorie di fila tra le mura amiche, con ogni probabilità la squadra di Spalletti sarebbe in cima alla classifica, o quanto meno molto più vicina ai bianconeri rispetto agli attuali sette punti di distacco. Stagione da copertina, con tutti e tre gli obiettivi stagionali ancora in piedi e una stella in copertina, quel Radja Nainggolan che la scorsa estate Antonio Conte voleva portare al Chelsea e che ora vale almeno 60 milioni di euro.
Il cambio di rotta a livello di forma mentis lo si è notato chiaramente anche in campo europeo, dove la pratica Villarreal ai sedicesimi di finale è stata spazzata via senza troppi patemi in soli 90 minuti. Del tutto ininfluente la sconfitta all’Olimpico di sette giorni dopo, specie sull’umore del gruppo. Ma ora, agli ottavi, le cose si complicano.
L’urna di Nyon ha accoppiato i giallorossi al Lione, probabilmente dopo il Manchester United la più temibile delle compagini papabili. Lacazette, Tolisso, Depay, Gonalons sono solo alcuni dei profili temibili: ecco perché la Roma fa bene a cavalcare l’onda dell’entusiasmo, ma sarebbe altrettanto giusto non abbassare la guardia. Contro i transalpini prendere l’impegno sotto gamba potrebbe rivelarsi fatale.
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