Napoli campione d’Italia 2022-2023

Il Napoli conquista il terzo scudetto della storia. Festeggiamenti in città e nell’intera regione. Un vero trionfo dopo il fallimento e il tricolore accarezzato nel 2018.

E alla fine è arrivato il terzo scudetto. Un intero popolo fremeva dalla voglia di acciuffare finalmente un obbiettivo che si rincorreva da ben trentatré anni. Calcoli, statistiche, cabale, scongiuri, i napoletani hanno utilizzato qualsiasi stratagemma pur di riuscire a propiziare questo grande trionfo. Lo scherzetto della Salernitana ha costretto i napoletani ad andare, a circa 800 km e ai confini con la Slovenia, ma neanche questo ha spento la voglia degli azzurri che sono accorsi in tantissimi a Udine a supportare i propri beniamini e a gioire con loro. Proprio lì, infatti, si è consumata l’impresa: nonostante il pareggio, il Napoli è campione d’Italia ed esplode subito la festa con annessa invasione dei tantissimi supporters presenti alla Dacia Arena. Resta la gioia ma anche la consapevolezza di aver dominato in lungo ed in largo in un campionato che non ha mai fatto sorgere dubbi sul suo possibile epilogo.

” Festa se succede ma se non succede sai che figura di m….” cosi’ e’ scritto in dialetto napoletano su uno dei numerosi striscioni apparsi in citta’ per celebrare il probabile scudetto , 29 marzo 2023 ANSA / CIRO FUSCO

Eppure, ad agosto, mai nessuno avrebbe scommesso sul trionfo degli azzurri. Nelle famose griglie precampionato, nel caldo torrido d’agosto, il Napoli era dato ad un quarto/quinto posto. Il motivo era deducibile dal fatto che era difficile bissare un’annata buona ma abbastanza opaca come quella dello scorso anno. I partenopei, di fatto, avevano conquistato un discreto terzo posto con 79 punti ma aveva dovuto dire addio alla lotta per il titolo che è stato un completo duello tra Milan ed Inter, spuntato poi dai rossoneri. C’era tanta amarezza da parte dei tifosi che comunque avevano assaporato la lotta per il titolo ma che si era infranta diverse giornate prime. I giocatori di quel Napoli, Insigne, Koulibaly e Mertens, ormai non ci sono più ed il merito più grande del club è stato quello di stravolgere una squadra che sembrava, apparentemente, completa e già collaudata.

Le critiche durante il calciomercato estivo

Con l’addio di questi ed altri senatori, il Napoli ha dovuto colmare il vuoto con l’arrivo di nuove pedine come Kim Min-Jae e Khvicha Kvaratskhelia. Non sono mancati i mugugni da parte dei tifosi partenopei che si aspettavano nomi più altisonanti piuttosto che giocatori neofiti e che provenivano da campionati non di certo esaltanti. L’estate precampionato è stata rovente per la società che si è vista l’intera tifoseria contro, insoddisfatta del calciomercato estivo e anche del mancato rinnovo di Mertens, considerato come uno dei beniamini del popolo. Come se non bastasse, Koulibaly ed Insigne erano stati rimpiazzati da giocatori che non erano da Napoli e si chiedeva qualche intervento in più.

Tempo di un mese e gli azzurri avrebbero esordito in casa col Verona. La trasferta al Bentegodi era contrassegnata da un leggero pessimismo perché si vedeva la squadra più indebolita rispetto allo scorso anno e i due acquisti non avevano fatto fare i salti di gioia ai tifosi. Ed invece, a segnare il primo gol della stagione fu proprio l’allora sconosciuto Kvaratskhelia, che diede uno schiaffo morale a tutti coloro che lo avevano criticato. Finirà 5-2 quella partita dopo uno stradominio azzurro che già aveva preannunciato le capacità dell’intera squadra. Nella seconda giornata, nel 4-0 interno con il Monza, il georgiano realizza la sua prima doppietta davanti al suo pubblico ed assieme a lui va a segno anche Kim, l’altro nuovo acquisto che era stato fortemente criticato. Da quel momento in poi i tifosi si sono dovuti ricredere e hanno capito che la campagna acquisti aveva cominciato a dare i suoi frutti.

Dopo i due pareggi consecutivi con Fiorentina e Lecce, il Napoli è volato sulle ali dell’entusiasmo, collezionando un filotto di risultati utili e consecutivi che gli ha permesso di restare sempre al vertice della classifica. Anche in Europa la squadra di Spalletti ha brillato, travolgendo avversari come Liverpool ed Ajax e dominando da primo il proprio girone. In poco tempo Kvara è entrato nel cuore dei propri tifosi così come anche Kim, che molti hanno definito addirittura migliore di Koulibaly. Per il sudcoreano, appena prende palla, si alza un coro che incita il suo nome. Gli azzurri sono dei veri rulli compressori sia con le piccole, contro cui lo scorso anno aveva faticato, ma anche con le big, affrontate quasi tutte in trasferta nel girone d’andata, e contro cui ha vinto. Si è dovuto aspettare gennaio 2023, dopo la sosta per i Mondiali, per vedere la prima sconfitta degli azzurri contro l’Inter, senza mai però schiodarsi dal primo posto.

Il Napoli era un pezzo di carta

Uno scudetto che sembrava scritto da diverso tempo, che la gente aspettava da più di trent’anni dall’ultima volta, dal 1990. La maggior parte dei tifosi che adesso festeggia neanche era nato quando un certo Diego Armando Maradona calcava il campo dell’allora Stadio San Paolo e faceva vincere gli unici due scudetti della storia a suon di gol. Da lì in poi fu un’apoteosi azzurra per Maradona, che divenne una divinità, tanto che tutti i nascituri dell’epoca venivano chiamati con il nome del Pibe de Oro. Questo entusiasmo azzurro, però, non sarebbe destinato a continuare.

Dopo Maradona, c’è stato un periodo di completo buio. Il Napoli non riusciva ad uscire dal tunnel della Serie B. Complice anche la mal gestione nel periodo di presidenza di Giorgio Corbelli, il 30 luglio del 2004, il Tribunale di Napoli dichiarò il suo fallimento. Il Napoli non esisteva più, era solamente un pezzo di carta che nessuno voleva prendere in considerazione. Pochi mesi dopo, però, successe qualcosa. Il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis acquistò questo pezzo di carta e nacque il Napoli Soccer che dovette partire dalla Serie C1. Neanche in una serie minore l’entusiasmo dei napoletani venne meno. All’esordio, al San Paolo il Napoli affrontava il Cittadella ed in quella partita c’era il tutto esaurito: cinquantamila spettatori per una partita di serie C, simbolo di un amore che ha sempre contraddistinto i tifosi.

La formazione del Napoli in C1 contro il Cittadella

Da lì in poi la scalata è stata faticosa: ritorna la Società Sportiva Calcio Napoli, la promozione in Serie B, poi in A fino a raggiungere la Coppa Uefa con Edy Reja. Quella squadra operaia faticò molto ma ottenne il ritorno in Champions League con Walter Mazzarri dove c’erano il tridente formato da Lavezzi, Hamsik e Cavani che ricordava molto la MA-GI-CA di Maradona, Giordano e Careca. Il Napoli assunse una forma più internazionale, lavoro raffinato prima da Rafa Benitez e poi da Maurizio Sarri. Proprio con il tecnico toscano il Napoli assaporò per la prima volta dopo tanto tempo il brivido dello scudetto.

Lo scudetto perso “nell’albergo”

Il 2018 fu un anno indimenticabile per il Napoli. Il gioco di Sarri era conosciuto in Italia e nel mondo, tanto che venne coniato un termine Sarrismo, entrato addirittura nell’Enciclopedia Treccani. Gli azzurri facevano man bassa di tutte le avversarie che si trovava di fronte ma lì sopra, al primo posto, c’era sempre l’egemonia della Juventus che cominciava a mostrare segni di debolezza.

Era il 22 aprile 2018, il Napoli giocava a Torino proprio con i bianconeri che erano a +4. Una vittoria avrebbe riaperto il campionato e messo tutto in discussione. Il Napoli scende in campo, fa subito capire chi comanda ed il resto è storia: da un calcio d’angolo, Koulibaly batte di testa e segna il definitivo 1-0 a pochi minuti dalla fine. Esplode la gioia napoletana per un successo che sembrava più concreto e vicino. Qualcosa, però, andò storto. La giornata seguente, la Juventus vinse in una rimonta clamorosa al Meazza per 3-2 con l’Inter, all’epoca allenata proprio da Luciano Spalletti, dopo numerosissime polemiche per la gestione arbitraria. Il Napoli, forse, non riuscì a reggere tutta quella pressione e, di scena a Firenze con la Fiorentina, mancò l’appuntamento con la storia. Uno strepitoso Giovanni Simeone che, ironia della sorte ora è dall’altra parte, segnò la tripletta più importante della sua vita ma che condannò il Napoli.

Pepe Reina, allora portiere del Napoli, in lacrime dopo la sconfitta con la Fiorentina

Finirà con la vittoria dei Viola per 3-0, con un’espulsione di Koulibaly e col Napoli che disse addio allo scudetto. La delusione fu tantissima e si parlò di “scudetto perso nell’albergo”. La frase fu pronunciata da Maurizio Sarri ma venne usata dai tifosi avversari come sfottò del fatto che gli azzurri erano rimasti, mentalmente, con la testa a festeggiare in albergo, pensando a ciò che era successo e a Milano senza scendere del tutto campo. Da quel momento in poi il Napoli ha collezionato solamente secondi e terzi posti che cominciavano a stare un po’ stretti ai tifosi azzurri. Lo stesso ci si aspettava anche quest’anno ma, stavolta, il destino ha riserbato un piano diverso.

Napoli, ricomincio da tre

La conquista dello scudetto è arrivata nel miglior dei modi. Il Napoli lo aveva in tasca da diverso tempo, aspettava solo il momento giusto per poterlo tirare fuori. Fine aprile, inizio maggio? Non aveva importanza: gli azzurri hanno aspettato pazientemente, anche se i festeggiamenti erano iniziati già diverso tempo prima.

Le strade napoletane ma, anche di altre città campane, erano già state addobbate con stendardi azzurri per l’imminente festa che sarebbe capitata di lì a poco. Qualcuno era più scettico: preferiva avere la certezza matematica, aspettando i risultati dal campo ma la maggior parte non riusciva a contenere la gioia immensa. Lo scudetto è la giusta ricompensa per il Napoli che ha sorpreso tutti. Se alcuni sono sazi e appagati dal tricolore, per altri l’appetito vien mangiando. Continua ad esserci l’amarezza, infatti, per non essere riusciti ad aumentare la dose di trionfi. Tra queste c’è sicuramente la Coppa Italia in cui il Napoli è stato eliminato ai rigori contro un’umile Cremonese, che però è arrivata in semifinale, ma soprattutto per la Champions League. La sconfitta col Milan ai quarti di finale ha guastato un po’ la gioia del popolo che aveva la possibilità di giocarsi il passaggio di turno con una squadra pressocché abbordabile per poi poter affrontare anche l’Inter in semifinale. I più ottimisti si vedevano già ad Istanbul per la finale ma così non è stato. La gioia per il titolo, però, ha lanciato via ogni tipo di cattivo pensiero e ha permesso di guardare solo al presente.

Tutti hanno contribuito al successo: i titolari, naturalmente, ma anche la panchina che Spalletti non ha mai trattato come “giocatori di riserva” ma ugualmente indispensabili, basti pensare a Raspadori che è stato fondamentale contro lo Spezia e con la Juventus oppure Simeone a San Siro contro il Milan. Merito anche dello straordinario capitan Di Lorenzo che ha giocato tutte le partite senza mai stancarsi, a Kim che è arrivato silenzioso in punta di piedi facendo ricredere tutti coloro che lo criticavano, alla conferma di alcune certezze come Anguissa, Lobotka, Zielinski, Rrahmani e Osimhen, alla ripresa di Elmas ma soprattutto alla rinascita di Meret. Il portiere azzurro sembrava essere lontano da Napoli dopo i tanti errori della stagione passata (come quello disastroso ad Empoli) ma questa stagione si è rivelato indistruttibile, concedendo solamente pochi gol. Uno scudetto che hanno vinto tutti: preparatori, magazzinieri, addetti stampa perché a Spalletti piace ricordare che così si raggiungono le migliori vittorie.

I tifosi non vogliono pensare al futuro, al rinnovo di Spalletti, o a quello di Kvara e Osimhen che sono già stati puntati da diversi club esteri. C’è solo la voglia di godersi un successo che si è rincorso con sudore e passione, dopo anni ed anni di delusioni e fallimenti. Quel tricolore sul petto, quindi, sembra essere più luccicante che mai. Il Napoli versione… ricomincio da tre.

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