MotoGP 2018, il pagellone del campionato: Settebello Marquez, Dovizioso promosso. Yamaha giù

La stagione 2018 del Motomondiale, la #70 nella storia e conclusasi ormai quasi un mese fa in quel di Valencia, ci ha consegnato un Marc Marquez sempre più nella storia, capace di centrare il settimo titolo in carriera, il quinto in sei annate in MotoGP. Il pilota Honda ha concesso ben poco agli avversari, tra i quali, pur con molti errori, è spiccato nuovamente Andrea Dovizioso, in sella ad una Ducati sicuramente migliorata. Ancora tanti patemi in casa Yamaha: la vittoria è arrivata soltanto a Phillip Island, con un comunque incostante Maverick Vinales, mentre Valentino Rossi, tra mille problemi, è giunto 3°. Stagione ondivaga per Jorge Lorenzo, che nel 2019 andrà a far compagnia a Marquez in HRC. Menzione d’onore per la Suzuki, a tratti anche terza forza, mentre KTM e soprattutto Aprilia hanno annaspato un bel pò. Introdotto il quadro della situazione, andiamo a vedere quali sono stati i voti della stagione 2018.

Marc Marquez festeggia il settimo titolo mondiale, conquistato al termine del Gran Premio del Giappone a Motegi (foto da: motogp.com)

MARC MARQUEZ (1° con 321 p) VOTO 10

Così la stagione del fenomeno di Cervera: 9 vittorie, 14 podi complessivi, 5 pole position e 7 giri record; il tutto portando il totale a 70 vittorie, 116 podi, 80 pole e 60 giri record. Ah, ovviamente 7 titoli mondiali. Marc ha innalzato ulteriormente il livello, decidendo lui, in pratica quando vincere (se era nelle sue corde, ovvero quasi sempre). Errori ridotti all’osso e concentrati più che altro nelle prove, tanto che, prima della conquista matematica del titolo a Motegi, gli unici scivoloni in gara sono arrivati a Termas de Rio Hondo (vera macchia del suo 2018) e al Mugello, arrivando comunque al traguardo in entrambi i casi. Gli unici ritiri veri e propri a giochi fatti, a Phillip Island e a Valencia, in seguito al quale è arrivata l’operazione alla spalla destra, dolorante per gran parte della stagione. Un Marquez ormai in simbiosi totale con una moto, la RC213V, che pare un prolungamento del suo corpo, mezzo col quale andare al limite (e a volte oltre) le leggi della fisica, con salvataggi entrati nell’immaginario collettivo. E’ lui il protagonista delle due ruote di questo decennio e, se tanto mi da tanto, anche il 2019 lo vedrà nelle vesti di grande favorito, a caccia di altri record.

La festa nel box HRC per il settimo titolo mondiale di Marc Marquez (foto da: motogp.com)

DANI PEDROSA VOTO (11° con 117 p) VOTO 5

Annata triste per il Torero Camomillo, non all’altezza della sua fama, al punto che, alla fine, arriva il divorzio con Honda, l’annuncio del suo ritiro come pilota titolare e il passaggio in KTM come tester. Se negli anni passati non era mai mancato almeno un acuto, quest’anno non c’è stato verso, con quattro 5° posti come migliori risultati in gara e due prime file in Qualifica. Detto ciò, un pilota ed un uomo come e con le qualità di Dani Pedrosa mancherà a tutti.

Dani Pedrosa, in piega durante il Gran Premio di Malesia. Lo spagnolo ha salutato HRC dopo il weekend di Valencia, per diventare tester KTM (foto da: motogp.com)

HONDA HRC VOTO 8

Ancora un’annata trionfale per il reparto corse della Casa dell’Ala Dorata, che porta a casa il Triplete, conquistando anche il titolo Costruttori e quello dedicato ai Team, oltre che quello piloti con Marquez. Una moto, la RC213V, che non sarà stata la migliore in assoluto come picco prestazionale, ma che si è confermata come la più equilibrata, un’arma letale nelle mani dello spagnolo con il #93.

ANDREA DOVIZIOSO (2° con 245 p) VOTO 7.5

Come nel 2017, confermandosi, il Dovi è il primo dei terrestri, alle spalle del Marziano di Cervera. Certo, Andrea era il primo a sperare di potersi giocare il titolo fino all’ultimo, come nello scorso anno; ma l’inizio difficile, vittoria di Losail a parte, ha complicato tutto, indirizzando sin dalle prime gare il Mondiale verso Marquez. Gli zeri rimediati a Jerez, Le Mans e Barcellona sono stati fatali, mentre quello di Motegi, all’ultimo giro, ha solo accelerato l’inevitabile. Il voto potrebbe sembrare un filo generoso, ma ad un pilota che vince 4 gare, chiude sul podio 9 volte e parte in pole 2 volte (5 i giri record) viene dura dare di meno. Nel 2019, confidando in meno problemi e in una Ducati ancora in crescita, Andrea potrà sicuramente dire la sua.

Quarta vittoria stagionale (12° in MotoGP) per Andrea Dovizioso, immortalato nel momento in cui taglia il traguardo di Valencia, festeggiato dagli uomini Ducati (foto da: motogp.com)

JORGE LORENZO (9° con 134 p) VOTO 6

Il secondo anno di Jorge a Borgo Panigale è stato lo specchio di un rapporto mai decollato, con reciproco dispiacere. Un avvio sulla falsariga del 2017, ovvero disastroso, che porta nell’immediato post Le Mans al sorprendente (ma non troppo) divorzio, con tanto di annuncio di approdo per il 2019 in HRC. Le vittorie, belle e di forza, del Mugello, di Barcellona e del Red Bull Ring lo rilanciano alla grande, mostrando un maiorchino ancora capace di saper fare quello che gli riesce meglio, ovvero andare fortissimo. Il finale di stagione, però, è come se Jorge non l’avesse mai disputato. Caduta nel finale a Misano a parte (mentre disputava il 2° posto al futuro compagno di box), arriva l’infortunio di Aragon, con tanto di screzi con Marquez. Da lì, una sfilza di gare saltate (altri battibecchi con Dovizioso, stavolta) e un rientro tranquillo a Valencia, con la testa alla grande sfida del prossimo anno. I rischi di scottarsi pesantemente, con uno come MM93 di fianco, sono tantissimi; ma dovesse riuscire nell’impresa, la carriera di Lorenzo riceverebbe un’impennata eccezionale. Alla pista l’ardua sentenza.

Dopo oltre un anno e mezzo, Jorge Lorenzo torna a vincere un gran premio, trionfando al Mugello e regalandosi la prima di tre vittorie in Ducati (foto da: motogp.com)

DUCATI VOTO 7

Da un lato, Dall’Igna&co possono essere soddisfatti. Vero, il non aver conteso fino in fondo il mondiale al duo Marquez-Honda da fastidio; ma quando si portano a casa 7 vittorie, 13 podi, 5 pole e 7 giri record, non si può non essere soddisfatti e guardare con ottimismo al futuro prossimo. Dall’altro, però, c’è una gestione dei piloti che ha lasciato spesso (e tanto) a desiderare. Inutile dire che il caso Lorenzo non sia stato maneggiato al meglio dato che, con un pizzico di calma e riflessività in più (da entrambe le parti, intendiamoci), avrebbe evitato una conclusione simile. Aggiungiamoci le frequenti punzecchiature (se non peggio) tra i due piloti, senza che il team prendesse posizione per imporre la calma tra i due. Nel 2019 arriverà Petrucci. Sulla carta sarà diverso, ma urge un cambio di rotta.

VALENTINO ROSSI (3° con 198 p) VOTO 6.5

Avrà anche mancato la vittoria dal 2012, sprecando due enormi chance nelle ultime due gare, a Sepang e Valencia; ma Valentino Rossi, ormai alle soglie dei 40 anni (li compirà il prossimo 16 Febbraio), ha ancora dimostrato quanto ci tenga a competere ai livelli più alti, avendo ancora spunti di gran classe (come la pole al Mugello) e centrando un 3° posto iridato (a lungo poteva giocarsi anche il 2°) che stride con la competitività generale della M1. Anche il confronto con il compagno di box, Vinales, parla di un 9-7 in gara (tenendo presente solo le gare con entrambi al traguardo) e un comunque dignitoso 7-11 in Qualifica (1-2 le pole, 5-5 le prime file). La sensazione generale è che se la Yamaha finalmente riuscisse a fornire una M1 all’altezza della situazione, Valentino potrebbe ancora dire ampiamente la sua. Potrebbe vincere il tanto sospirato 10° titolo? Difficile, ma di certo sarebbe sempre competitivo e, quando questo succede, è sempre uno spettacolo.

Il momento (purtroppo) decisivo del Gran Premio di Malesia 2018, con Valentino Rossi che scivola in curva 1 e deve dire addio ai sogni di vittoria, dopo una gara sempre al comando. Il Dottore ha comunque chiuso la stagione al 3° posto finale, seppur senza vittorie all’attivo (foto da: motogp.com)

MAVERICK VINALES (4° con 193 p) VOTO 6+

Il fatto di aver interrotto il lunghissimo digiuno della Yamaha con la vittoria in Australia (in totale 5 podi, 2 pole e 2 giri veloci), unito ad una fase finale di stagione in recupero, garantisce a Maverick un voto poco sopra la sufficienza. Per il resto, l’annata dello spagnolo è stata a lungo deludente e confusionaria, arrivando spesso dietro all’anziano compagno di box e, soprattutto, con una difficoltà nel dare indicazioni coerenti al team che a volte ha sfiorato il paradossale, passando dalla felicità alla depressione totale anche da una sessione all’altra. Anche dopo gli ultimi test di Valencia e Jerez, Maverick si è lasciato andare a dichiarazioni con toni un pò troppo trionfalistici, contrapposti a quelle di Rossi, molto più prudente. Vedremo cosa riserverà il 2019.

Maverick Vinales, in posa con Lin Jarvis, dopo la vittoria di Phillip Island, che ha interrotto il lungo digiuno della Yamaha e del pilota spagnolo (foto da: twitter.com)

YAMAHA VOTO 5

La vittoria di Phillip Island, che interrompe un digiuno lungo 25 GP, non salva la stagione della Casa di Iwata, ampiamente deludente. Una M1 che eredità le criticità degli anni passati, che mette in crisi due piloti sicuramente validi come Rossi e Vinales, al punto da toccare picchi in negativo (tipo Aragon) da sprofondo. Quel che è peggio è che gli aggiornamenti sono stati pochi ed evidentemente poco efficaci, con i sussulti nel finale di stagione dovuti più che altro a circostanze particolari (piste e condizioni più favorevoli). Per il 2019 ci si attende (di nuovo) un deciso cambio di rotta, poiché sia Honda che Ducati hanno un margine non indifferente.

ANDREA IANNONE (10° con 133 p) VOTO 6.5

Gli errori e le battute a vuoto non sono mancate, ma l’annata di Iannone, dopo un 2017 molto difficile, non è stata affatto negativa. Il pilota di Vasto, dimostrando un feeling crescente con la GSX-RR, ha portato a casa ben 4 podi (2° in Australia, 3° ad Austin, Jerez ed Aragon), chiudendo a punti tutte le gare concluse. L’ex Ducati è riuscito a riportare la Suzuki su livelli di competitività più che soddisfacenti; peccato che il rapporto con il team della Casa di Hamamatsu non sia stato idilliaco, portando all’addio. Nel 2019, in pratica, Andrea ripartirà da zero, in Aprilia.

La soddisfazione di Andrea Iannone per il podio di Aragon, uno dei quattro ottenuti dal pilota di Vasto nel 2018 (foto da: twitter.com)

ALEX RINS (5° con 169 p) VOTO 7

Dopo i patemi (e i dolori, vedi alla voce infortuni) del 2017, Alex Rins ha vissuto un’annata da protagonista, chiudendo 5° assoluto. Un avvio non semplice, fatto di tre ritiri in quattro gare (in mezzo il 3° posto in Argentina), viene di fatto cancellato da una stagione in crescendo continuo di prestazioni, che porta ad altri quattro piazzamenti in top-3 (2° ad Assen, Sepang e Valencia, 3° a Motegi) e alla meritata palma di ‘Sorpresa del 2018’. Nel 2019, con l’arrivo del rookie Joan Mir, sarà lui il faro della squadra.

Il sorriso di Alex Rins sul podio di Sepang, dove ha chiuso al 2° posto. Lo spagnolo ha ottenuto 5 podi complessivi ed il 5° posto in classifica (foto da: motogp.com)

SUZUKI VOTO 7

Un’annata da 9 podi e 3 prime file, spesso e volentieri terza forza in pista nella seconda metà di campionato, può sicuramente essere archiviata con soddisfazione da Brivio e i suoi uomini. Una Suzuki che, reduce dal difficile 2017, è riuscita a ripartire nel suo progetto, rilanciandosi e gettando le basi per un 2019 a caccia di conferme.

ALEIX ESPARGARO (17° con 44 p) VOTO 5

Stagione complicata e ben lontana dalle aspettative per il maggiore dei fratelli Espargaro, alle prese con una RS-GP deludente e poco affidabile. Solo raramente arriva qualche sprazzo in top-10 (come il 6° ad Aragon in gara o i 7° di Termas e Assen in Qualifica), ma è troppo poco. Un’annata da dimenticare, nella speranza di un 2019 che possa essere migliore e riservare quel salto di qualità che è stato solo un miraggio nel 2018.

Aleix Espargaro, Aprilia, immortalato ai box durante il weekend di Jerez. E’ stata un’annata deludente per lo spagnolo e per l’Aprilia (foto da: motogp.com)

SCOTT REDDING (21° con 20 p) VOTO 3

Un 2018 disastroso per il pilota inglese, che a fine stagione saluta per la British Superbike. Solo 20 i punti all’attivo (miglior risultato 11° a Valencia), con prestazioni decenti solo sul bagnato. Per non farsi mancar nulla, insulti vari e variegati alla moto e qualche condotta folle, tipo al Sachsenring, quando ha volontariamente toccato a terra con il casco in piega, in modo da farsi immortalare da un amico fotografo lì appostato.

APRILIA VOTO 4

Dei team ufficiali, quello di Noale è stato sicuramente il più deludente. Nel 2018, Albesiano&co hanno faticato tantissimo a cavare il tipico ‘ragno dal buco’ e, dopo un 2017 promettente, la stagione si è rivelata niente più niente meno che un flop. Pochi risultati, una moto poco convincente e ancor meno affidabile e un 2019 che si prospetta come cruciale per la Aprilia.

POL ESPARGARO (14° con 51 p) VOTO 6

Non è stato un 2018 facile per Pol, anzi. Da una parte una moto, la RC16 che non era nulla di che; dall’altra un doppio infortunio, con tanto di 4 gare saltate, e altri 5 ritiri. Ciononostante, eccetto il 21° posto a Buriram, il minore dei fratelli Espargaro chiude sempre a punti, con la ciliegina sulla torta della splendida gara conclusiva di Valencia dove, sotto il diluvio, centra il primo podio in carriera, nonché primo nella storia della KTM nella sua storia in MotoGP.

La felicità di Pol Espargaro e di tutto il team KTM. Grazie al 3° posto conquistato a Valencia, lo spagnolo e la Casa austriaca hanno ottenuto il loro primo podio in MotoGP (foto da: motogp.com)

BRADLEY SMITH (18° con 38 p) VOTO 4

Stagione mediocre per il nativo di Oxford, che a fine campionato saluta, lasciando la sella a Johann Zarco. Smith non riesce mai ad emergere, nonostante tre piazzamenti in top-10 (personal best a Valencia, 8°). Quando, nonostante arrivi cinque volte in più al traguardo rispetto al tuo compagno di box, gli finisci comunque dietro, le chiacchiere stanno a zero.

KTM VOTO 5

Il podio di Valencia (primo nella storia nella classe regina) cambia solo parzialmente il giudizio sulla stagione della Casa di Mattinghofen. La RC16 ha globalmente deluso, non facendo i passi avanti attesi e rimanendo ben lontano dai big. La KTM sta investendo tanto in MotoGP, sia come strutture che come piloti, pensando all’ingaggio di Zarco. Perciò sarà meglio cominciare a portare a casa risultati di rilievo con continuità, in modo da evitare sorprese in futuro.

DANILO PETRUCCI (DUCATI PRAMAC) (8° con 144 p) VOTO 6

Stagione da sufficenza risicata per il ternano. Vero che c’è stato un solo ritiro in stagione, con pochi errori da matita blu; ma il 2° posto di Le Mans è stato l’unico risultato di rilievo in un’annata che doveva essere quella dell’assalto alla prima vittoria in carriera, in sella all’unica GP18 del team Pramac. Probabilmente, l’annuncio (precoce) della promozione nel team ufficiale Ducati nel 2019 lo ha rassicurato (un pò troppo forse). La prossima, al fianco del Dovi, dovrà per forza di cose essere l’annata della consacrazione.

Danilo Petrucci durante le PL3 di Valencia. Il pilota ternano, nel 2019 nel team ufficiale Ducati, non ha vissuto una stagione particolarmente esaltante (foto da: motogp.com)

JACK MILLER (DUCATI PRAMAC) (13° con 91 p) VOTO 6+

Anche per l’australiano il 2019 sarà un’annata fondamentale per la sua carriera, dato che erediterà da Petrucci la moto dell’anno in corso (la GP19). Miller ha fatto vedere cose buone soprattutto al sabato pomeriggio (su tutte l’incredibile pole di Termas de Rio Hondo e le altre prime file a Misano e Motegi), mentre la domenica sono arrivati massimo due 4° posti (Argentina e Francia). Per il resto, le prestazioni sono state globalmente peggiori rispetto al compagno di box. Nel 2019 ci sarà Bagnaia al suo fianco, un altro che è meglio non sottovalutare.

CAL CRUTCHLOW (LCR HONDA CASTROL) (7° con 148 p) VOTO 6.5

Stagione sfortunata per l’inglese, tra cadute, infortuni e grandi guizzi, che vanno a giustificare una sufficienza piena. La perla è la vittoria in Argentina, seguita dal 2° posto in Giappone e dal 3° di Misano (ci sono anche tre 4° posti), oltre alla pole di Jerez. Un Crutchlow punto fermo del team di Lucio Cecchinello, capace di andar sempre forte e, quando possibile, di andare a caccia del risultato di prestigio. Peccato ci siano ancora tante, troppe cadute, compreso il botto di Phillip Island, che lo ha messo ko per le ultime tre gare stagionali.

Stagione agrodolce per Cal Crutchlow, vissuta tra grandi acuti (in foto sul podio di Termas de Rio Hondo da vincitore) e un finale negativo, a causa dell’infortunio patito a Phillip Island (foto da: motogp.com)

TAKAAKI NAKAGAMI (LCR HONDA IDEMITSU) (20° con 33 p) VOTO 5+

Il passaggio dalla Moto2 alla MotoGP è stato forse un pò affrettato, spinto dagli sponsor. Alla fine, arrivano 33 punti (12° a Jerez e Aragon come migliori risultati) e qualche interessante prestazione in qualifica, ma la mancanza d’esperienza si è fatta sentire. Il 2018, potremmo dire, sarà importante per un 2019 maggiormente convincente.

JOHANN ZARCO (YAMAHA TECH 3) (6° con 158 p) VOTO 6

Possiamo dividere l’annata del due volte campione Moto2 in tre parti. Un avvio al fulmicotone, con due 2° posti in gara (Termas e Jerez), due pole (Losail e Le Mans) e cinque prime file in qualifica nelle prime cinque gare. Zarco veniva inserito addirittura in ipotetici discorsi iridati, come punta migliore della Yamaha. Il 10° posto del Mugello e l’ufficialità del suo approdo in KTM inaugurano una lunga fase della stagione dove il pilota transalpino sostanzialmente scompare dalle zone nobili di classifica, per poi rientrarvi nel finale di stagione. Volo pauroso di Phillip Island a parte, Johann si da una scossa nelle ultime uscite, tornando sia sul podio (3°) che in pole, in entrambi i casi a Sepang, ed assicurandosi la palma di ‘miglior pilota cliente’. Ora la scommessa KTM, le cui premesse non faranno certamente dormire sonni tranquilli all’ex Tech 3.

In attesa di passare alla KTM nel 2019, Johann Zarco ha vissuto una stagione ricca di alti e bassi (foto da: motogp.com)

HAFIZH SYAHRIN (YAMAHA TECH 3) (16° con 46 p) VOTO 6

Sinceramente, Syahrin nel complesso ha fatto forse più di quanto preventivato. Catapultato in MotoGP dalla Moto2 in seguito al forfait dello sfortunato Jonas Folger, il pilota malese, eccetto qualche weekend in difficoltà estrema, non combina pasticci di sorta, porta a casa 10 arrivi a punti su 15 gare concluse (9° in Argentina come personal best) e contende fino all’ultimo il titolo di Rookie of the Year al nostro Morbidelli. Nulla di trascendentale, ma sicuramente positivo.

FRANCO MORBIDELLI (HONDA MARC VDS) (15° con 50 p) VOTO 6

Con il materiale a disposizione (una Honda praticamente senza sviluppi) e in un clima del genere (Team Marc VDS al centro di polemiche e diatribe giudiziarie), i risultati conquistati da Morbidelli, reduce dal titolo di Campione Moto2 2017, sono stati soddisfacenti, culminando con il titolo di Rookie of the Year. Con 13 arrivi a punti su 15 gare completate, il Morbido ha chiuso due volte in top-10 (8° a Phillip Island e 9° a Jerez), conquistando due Q2 in stagione. Il grosso rimpianto è la caduta di Valencia, arrivata subito dopo esser salito in 4° posizione. Con il passaggio nel nuovo team Petronas Yamaha, però, le prospettive per il nuovo anno sembrano decisamente migliori.

Franco Morbidelli (in foto durante il weekend in Argentina) ha vinto il titolo di Rookie dell’anno per la classe MotoGP (foto da: twitter.com/FrankyMorbido12)

THOMAS LUTHI (HONDA MARC VDS) (NC) VOTO 3

Arrivato in classe regina con molta esperienza nelle classi minori e reduce dal 2° posto in Moto2, contendendo il titolo proprio a Morbidelli, Luthi è stato pesantemente ridimensionato, tanto da decidere di tornarsene nella Middle Class nel 2019. A fronte di soli tre ritiri, l’elvetico non è mai riuscito a centrare la zona punti, sfiorandola in quattro occasioni. Male male…

ALVARO BAUTISTA (DUCATI ANGEL NIETO) (12° con 105 p) VOTO 6.5

Stagione decisamente positiva per lo spagnolo, che a fine anno saluta il Motomondiale per la Superbike, dove sarà pilota ufficiale Ducati. Bautista porta a termine un campionato solido e costante, superando quota 100 per la terza volta in carriera in MotoGP, con ben 10 piazzamenti in top-10, 3 dei quali in top-5 (4° in Australia (da sostituto di Lorenzo nel team ufficiale Ducati), 5° in Germania e Giappone). In qualifica, dopo una prima metà di stagione non eccezionale, le cose sono migliorate decisamente dalla pausa in poi (6 Q2 su 9).

Stagione più che positiva per Alvaro Bautista (in foto a Buriram), che a fine stagione ha salutato il Motomondiale per la Superbike (foto da: twitter.com/19Bautista)

KAREL ABRAHAM (DUCATI ANGEL NIETO) (23° con 12 p) VOTO 4

Annata assolutamente anonima per il pilota ceco. Nessuno spunto degno di nota, massacrato dal compagno di box, chiudendo a punti in 5 occasioni (miglior risultato 11° in Australia). Poco da aggiungere, davvero.

TITO RABAT (DUCATI AVINTIA) (19° con 35 p) VOTO 6+

La sufficienza viene garantita da quanto il buon Tito aveva mostrato nella prima metà di stagione, chiudendo a punti in 7 delle 8 gare nelle quali ha visto la bandiera scacchi, con tanto di 7° ed 8° posto tra Termas e Austin. Ancora meglio il discorso qualifiche, con ben 5 Q2 e addirittura il 4° tempo in Argentina. Poi arrivano Silverstone, la PL4, il muro d’acqua alla Stowe, la scivolata e, subito dopo, l’impatto con la moto di Morbidelli, che provoca a Rabat la frattura di femore, tibia e perone della gamba destra. Un infortunio che manda ko lo spagnolo per tutto il resto della stagione, tornando in sella solo per i test di Valencia e Jerez.

Tito Rabat ha subito la rottura scomposta di femore, tibia e perone della gamba destra, dopo esser stato colpito dalla moto di Franco Morbidelli nel finale delle PL4 a Silverstone, saltando tutto il resto della stagione (foto da: motogp.com)

XAVIER SIMEON (DUCATI AVINTIA) (27° con 1 p) VOTO 3

Annata incolore per il pilota belga, il cui salto in MotoGP, dopo non aver fatto granché in Moto2, aveva già destato più di una perplessità nella preseason. Simeon fatica tanto, risollevandosi un pochino solo quando sostituisce Rabat sulla Ducati GP17 del team Avintia, riuscendo a cogliere il suo unico punticino (15° a Phillip Island) e ad evitare di fare la fine di Luthi.

Vale anche la pena di ricordare coloro i quali sono stati protagonisti saltuari di una o più tappe della stagione 2018, correndo o come wild card o come sostituti di colleghi infortunati, procedendo in ordine di classifica. Cominciamo da Michele Pirro (VOTO 6.5), che rimedia fratture varie dopo una spaventosa caduta al Mugello, torna a Misano (15°) e, sostituendo Lorenzo, dopo un ritiro a Sepang, ottiene il miglior risultato in carriera in MotoGP (4° a Valencia).

Abbiamo poi Stefan Bradl (VOTO 6-), tornato in MotoGP dopo quasi due anni prima in sostituzione di Morbidelli, poi come wild card HRC e, infine, come sostituto di Crutchlow in LCR, dove ottiene i due piazzamenti a punti della sua stagione (13° in Malesia e 9° a Valencia). Quindi Mika Kallio (VOTO 6-), wild card KTM in tre occasioni, 10° a Jerez ed infortunato al Sachsenring; ancora, Katsuyuki Nakasuga (VOTO 5), wild card Yamaha a Motegi (14°).

Poi troviamo Jordi Torres (VOTO 5.5), proventiente dalla Superbike e sostituto di Rabat in Avintia da Aragon in poi, che conquista il suo primo punto proprio nella chiusura di Valencia. Non indimenticabili le tre presenze come wild card Suzuki, senza punti all’attivo, di Sylvain Guintoli (VOTO 4.5). Sostanzialmente senza voto, infine, i vari Mike Jones (sostituto di Bautista (a sua volta sostituto di Lorenzo in Ducati) nel team Angel Nieto in Australia), Christophe Ponsson (primo sostituto di Rabat, fonte di tante polemiche per la sua inesperienza e lentezza in pista) e lo sfortunato Loris Baz (sostituto di Pol Espargaro in KTM a Silverstone, gara poi annullata per maltempo).

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