Monaco e la vittoria della Ligue 1: tutto sul miracolo di Jardim

Per vincere il monopolio parigino che stava rendendo anche molto noiosa la Ligue 1, ci voleva una squadra che basasse tutto sul gioco, sui numeri offensivi, e su alcune importante individualità nate nei grandi vivai francesi: quella squadra poteva essere solo il Monaco.

monaco 2017

 

Il nuovo ciclo del PSG, con l’arrivo di Emery e l’addio di Ibrahimovic e David Luiz, e le difficoltà che per forza di cose ogni nuova gestione trova davanti a sé, hanno dato spazio ad una squadra che sviluppa il suo calcio da diversi anni, e che non basa tutto sul grande potere economico (o almeno non più) ma più sul lavoro con i giovani, e le plusvalenze nel mercato.

Il Monaco, affidato a Leonardo Jardim, ha acquistato in estate da due rivali (in teoria) Mendy e Sidibè, i due terzini, fondamentali per il gioco dell’allenatore portoghese, e ha deciso di puntare ancora una volta su Radamel Falcao, dopo anni in cui El Tigre sembrava esser uscito totalmente dalla scena del calcio europeo.

La prima parte della stagione in Ligue 1, in realtà, sembrava dare altri segnali: era il Nizza, di Mario Balotelli, a dominare la scena, dopo il sorprendente quarto posto dell’anno scorso. Il Monaco, infatti, dopo ben 5 vittorie consecutive ha subito la sconfitta più pesante del suo campionato proprio in Costa Azzurra, un perentorio 4-0 con tripletta dell’italiano, che ha messo fine al 4-2-3-1 di Jardim. Il tecnico portoghese, da quel giorno in poi, ha varato un 4-4-2 che potesse permettere comunque lo sviluppo del gioco offensivo in maniera fluida, ma senza compromettere troppo gli equilibri difensivi.

Una sconfitta sulla quale pesò molto anche la stanchezza degli uomini di Jardim, che avevano anche affrontato 4 gare per accedere alla fase a gironi della Champions League.

 

Con il 4-4-2 Jardim trova subito il modo migliore per disporre dei suoi uomini, con Bernardo Silva a cucire calcio sulla destra, Fabinho a centrocampo insieme a Bakayoko, i due terzini a spingere molto e Germain accanto a Falcao in attacco. Due settimane dopo la sconfitta di Nizza arriva un 7-0 a Metz, ma anche una sconfitta contro il Tolosa che sembra pregiudicare il cammino dei monegaschi verso il titolo. Da lì in poi, con 7 vittorie e 1 pareggio, il Monaco torna in testa alla classifica, diventando anche il miglior attacco d’Europa per numeri. 

Nel frattempo, però, l’ultimo tassello della scacchiera di Jardim si sta preparando ad un grande 2017: Kylian Mbappè, giovanissimo appena portato in prima squadra, comincia a stupire con le sue accelerazioni mortifere, e con il suo senso del gol, sia che venga schierato a sinistra che come punta. Dalla gara di inizio Febbraio contro il Montpellier praticamente non esce più dall’undici titolare e realizza 18 gol e 4 assist in 21 gare, in tutte le competizioni. Accanto a Radamel Falcao, finalmente ritrovato, il giovane Mbappè sempre irresistibile, e il Monaco non perde più una gara, dalla sconfitta contro il Lione in poi. 20 risultati utili consecutivi, che portano i monegaschi a 95 punti (1 punto solo dal record di 96 del PSG, nel 2015-16).

Il passaggio fondamentale della stagione arriva nello scontro diretto a Parigi (dopo la vittoria in casa all’inizio). La squadra di Emery ha qualche problema, ma tiene il passo dei biancorossi, che però al 91′ pareggiano grazie alla rete di Bernardo Silva. 

 

 

 

Il 17 maggio, con la vittoria nel recupero sul Saint-Étienne, il Monaco si laurea Campione di Francia e conquista il suo ottavo titolo nazionale dopo un girone di ritorno favoloso caratterizzato da 107 reti (media vicina alle tre reti a partita) e una differenza reti pari a 7.

Il miglior realizzatore dei campioni di Francia è stato Falcao, che con 21 reti (tutte ben distribuite) è tornato finalmente ai grandi livelli degli scorsi anni, quando veniva identificato da tutti come uno dei migliori centravanti del Mondo.

Nonostante il gioco a livello difensivo non si sia dimostrato molto efficace, il Monaco ha comunque subito 31 reti, solo 4 in più della miglior difesa del campionato, quella del PSG. Merito soprattutto del grande lavoro fatto dai centrali difensivi, Glik, Raggi e Jemerson (i primi due di evidente scuola italiana), aiutati dalla mediana composta, nel periodo clou, da Bakayoko e Fabinho. Quest’ultimo è simbolo del cambiamento che ha vissuto il Monaco: da terzino destro, a mediano dai piedi buoni e dalle buone geometrie. 

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