Da titolare inamovibile e punto fermo per presente e futuro, a calciatore svogliato, privo di personalità e relegato in panchina, fino ad essere messo sul mercato.
Come si può spiegare l’ennesima involuzione di Mbaye Niang?
La stagione era iniziata portando con se’ tante belle speranze ed una preparazione estiva disputata da vero leader aveva convinto Montella a farne uno dei punti fermi del suo Milan, con tanti interrogativi, ma con un punto esclamativo su tutto: Niang.
Il francese, esattamente due anni fa, aveva abbandonato Milano per andare a giocarsi le sue carte al Genoa.
La cura Gasperini aveva funzionato a meraviglia, rispedendo al Milan un calciatore rinato, consapevole delle sua grandi qualità e determinante sul campo.
Mihajlovic voleva basare i suoi schemi sull’ex Caen, ma un brutto infortunio lo aveva tenuto lontano dal rettangolo verde per molti mesi, cambiando così i piani di allenatore e dirigenza.
A stagione inoltrata ecco il ritorno del francese: grande impatto sul campionato, con l’allenatore serbo che gli affida le chiavi del suo attacco al fianco di Bacca.
Finisce comunque la stagione in un netto calo di condizione e l’estate arriva insieme alle tante offerte di club che vorrebbero il francese. Il Milan ci pensa su, ma Montella decide di togliere il suo gioiellino dal mercato.
L’inizio di stagione dei rossoneri è ormai noto a tutti, con Niang a trascinare il baby-Milan fino alle prime posizioni in classifica, sorprendendo tutti.
Ma qualcosa si rompe.
Sarebbe troppo semplice dire che la rotta è cambiata a causa dei 2 rigori consecutivi sbagliati dal francese (contro Crotone e Roma), perchè in effetti quelle due partite hanno solamente coinciso con il caso fisico che l’attaccante ha subito, andando poi però ad intaccare anche la solidità mentale di Niang.
E’ l’inizio di un nuovo tunnel, lungo e tortuoso.
Montella lo accusa di scarso impegno e spesso lo tiene in panca. Niang non prende di buona lena le critiche ed anzichè reagire mostrando grinta ed attributi, si butta giù. Sempre più giù.
Dopo la panchina nella finale vinta a Doha, il tecnico decide di iniziare il 2017 puntando ancora sul francese, cercando di recuperare quel calciatore che tanto bene aveva fatto nella prima parte di stagione.
Niang però delude ancora un volta nei 90′ contro il Cagliari e l’aeroplanino nelle successive partite gli concede solamente 6′ minuti contro il Torino e 4′ minuti contro il Napoli.
10′ minuti totali in due partite, sufficienti però a far spazientire tecnico e società, consapevoli di avere in casa un calciatore con grossi mezzi, fisici e tecnici, ma anche che il calciatore a prescindere da tutto debba mostrare maggiore impegno ed attaccamento alla maglia, tirando fuori carattere e grinta anche in pochi minuti, non mostrando invece quell’atteggiamento passivo e svogliato delle ultime uscite che ha indotto Montella a scaricarlo definitivamente.
I rossoneri hanno ancora fiducia nel francese e non vorrebbero una cessione avventata a titolo definitivo, ma piuttosto opterebbero per un prestito, lasciando il calciatore sereno di esprimersi in un’altra piazza, magari senza quelle pressioni di cui si era caricato e che lo hanno schiacciato al Milan.
Niang, dal canto suo, ha espressamente fatto sapere di vedere come un passo indietro per la sua carriera un altro eventuale prestito e ha deciso di andare via, a titolo definitivo, cercando nuovi stimoli e sposando la causa di qualcuno che creda incondizionatamente nelle sue qualità e che gli faccia da chioccia nel suo processo di maturazione, caratteriale più che sportiva.
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