Milan-AEK Atene non è proprio andata come i tifosi rossoneri speravano, confidando in una prova di orgoglio e di carattere della squadra. Le tanto attese risposte non sono arrivate e nel cantiere rossonero il cartello “work in progress” è ancora esposto in bella vista.
In occasione di Milan-AEK Atene, Montella ha dato vita ad un altro esperimento: un 4-4-2 mascherato da 3-5-2, con Rodriguez e Calabria varianti del modulo.
L’allenatore ha anche gettato nella mischia Bonaventura, Suso e Calhanoglu contemporaneamente, ma i risultati non sono stati quelli sperati. Il tecnico, almeno nelle intenzioni, ha mandato in campo una squadra con tanta qualità, predisposta al predominio territoriale e che avrebbe dovuto avere nel palleggio la sua migliore arma, difendendo a 4 per non schiacciarsi troppo, e attaccando con un 3-5-2 offensivo dopo il recupero palla.
Il primo tempo è stato veramente brutto da guardare, con l’AEK che si è ben difesa ed è ripartita ordinatamente, rischiando anche di passare in vantaggio grazie ad una frittata clamorosa firmata Musacchio-Donnarumma.
Il Milan si sta mostrando una squadra ancora troppo fragile, che non è consapevole della propria forza, che non riesce a palleggiare bene come dovrebbe e che ha il timore di osare.
La paura sta facendo da padrona nella mente dei giocatori rossoneri e neanche l’intraprendenza di un allenatore che sfida tutto e tutti pur di attuare le proprie idee riesce a sgombrare la mente dei calciatori.
Montella sa benissimo che, più che con i numeri ed i moduli, la svolta deve arrivare nella mentalità dei suoi uomini e per questo lancia un segnale: via ogni numero, via ogni modulo.
Si scende in campo senza uno schema ben preciso, non è importante se la difesa sia a 3 o a 4, almeno sulla carta, è importante come si interpreta il ruolo e la mentalità da avere in campo.
Il mister prova anche un altro, disperato, esperimento: sa bene che serve qualità. Suso e Calhanoglu giocano mezzale e Bonaventura esterno sinistro, con Locatelli a fare da interdittore e metronomo. In attacco Cutrone ed Andrè Silva hanno il compito di capitalizzare ciò che la squadra costruisce, o meglio, dovrebbe costruire.
Il risultato è però una squadra contratta, con un giro palla sterile che non scardina la difesa avversaria ed i singoli che, come se stessero improvvisando la giocata salva-partita, decidono di mettersi in proprio e cercare il gol con delle giocate individuali.
Non c’è armonia, non c’è gioco di squadra, ma la voglia di vincere c’è.
Ecco perchè, comunque, le occasioni non mancano, almeno nel secondo tempo, quando il portiere greco Anestis salva più volte il risultato.
Le palle gol sono arrivate, ma sono state frutto di azioni occasionali, di rimpalli, tiri dalla distanza o calci da fermo, è mancata cioè quell’identità di gioco che porta una squadra a rendersi pericolosa in quanto squadra, e non in quanto “unione di ottime individualità“, perchè è innegabile che, presi singolarmente, sono tutti ottimi giocatori.
Di questo Milan-AEK Atena rimane da salvare certamente la prestazione di Locatelli, che ci ha messo il cuore per tutta la partita, risultando alla fine il migliore in campo, così come Cutrone, che non ha smesso mai un attimo di sperare che la palla giusta sarebbe arrivata, prima o poi.
Per il resto c’è ancora troppo caos e solamente il tempo potrà dirci se Montella riuscirà ad amalgamare il suo gruppo, facendone un meraviglioso orchestra che suona una sinfonia affiata ed armoniosa.
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