Oggi è il compleanno di Mauro Camoranesi: riviviamo insieme la sua carriera
Ci sono giocatori che lasciano il segno nel cuore dei tifosi non solo per quanto fatto vedere in campo, ma anche e soprattutto per quel lato umano che colpisce maggiormente, a volte, rispetto ai trofei alzati in carriera o alle vittorie ottenute.
Mauro German Camoranesi è stato un grande campione non solo in campo ma anche fuori. L’argentino che si innamorò giovane, giovanissimo dell’Italia inizia la sua carriera del GE Tandil, piccola squadra in Argentina. Gli esordi sono da centrocampista centrale, ma la sensazione è che il ragazzo abbia gamba, tecnica, qualità e velocità per potersi spostare di lato, sulla fascia.
Da qui inizia un lungo girovaga, approdando in Messico al Santos Laguna dove, però, non trova molto spazio. Se ne va allora in Uruguay, al Montevideo Wanderers ma anche qui qualche presenza e poco più.
Arriva la chiamata, un po’ a sorpresa forse, del Banfield che vede in lui del talento: 16 reti nella prima ed unica stagione bastano al Cruz Azul, società militante nel massimo campionato messicano, per decidere di investire una cifra importante e portare a casa un talento dal sicuro avvenire.
In due anni sono più di 20 le reti messe a segno: l’ala con il vizio del gol comincia a farsi un nome anche nel vecchio continente, in quell’Europa che avrà modo di apprezzarlo in futuro.
Se ne accorge l’Hellas Verona nell’estate del 2000. Da li Camoranesi, per 10 anni, non abbandonerà più l’Italia divenendone anche cittadino grazie a lontani parenti stabiliti nel sud del Belpaese tempo prima.
Il talento di Mauro German, però, in provincia sembra stare stretto: dopo due soli anni, infatti, arriva la chiamata della Juventus che, complice anche la retrocessione degli scaligeri, convince l’oriundo a trasferirsi sotto la Mole.
Giunge in bianconero in comproprietà per circa 4 milioni di euro e fin da subito gli viene affidato un compito piuttosto difficile da compiere: sostituire Gianluca Zambrotta, infortunato, come terzino destro. Compito che, però, riesce a svolgere alla perfezione, nonostante la sua tendenza al gioco offensivo si faccia sentire.
Alla Juve rimase ben 8 anni divenendone una indiscussa bandiera. Nel mezzo di questa esperienza anche un fatto non da poco: la vittoria dei Mondiali di Germania 2006, vissuti da assoluto protagonista, dove nella notte del 9 luglio potè alzare la Coppa del Mondo. Di quella squadra il ragazzo divenne una colonna portante.
Non solo gioie ma anche dolori tra le fila della Vecchia Signora, come la retrocessione a tavolino per lo scandalo Calcioscommesse che lo avrebbero potuto allontanare dall’Italia e da Torino, ma l’amore per la maglia lo ha trattenuto come altre grandi bandiere del calibro di Buffon, Nedved e Del Piero.
Quando poi venne davvero il momento di dirsi addio, quattro anni più tardi, Camoranesi volà in Germania, allo Stoccarda, per poi fare ritorno in Argentina al Lanus ed, inine, al Racing Avellaneda.
Oggi compie 40 anni una leggenda del calcio che, sebbene non sia mai riuscito ad alzare una Champions League ma “soltanto” uno Scudetto e due Supercoppe Italiane, rimane uno dei calciatori più amati ed apprezzati da tutti i tifosi ed amanti del calcio. Davanti al talento, infatti, bisogna soltnto inchinarsi.
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