Lutto scomparsa Astori e la lezione di umanità da parte del calcio: quando il rispetto vince sui soldi

Il lutto per la morte improvvisa di Astori della Fiorentina e la risposta di umanità da parte del mondo del calcio

Doveva essere il giorno delle elezioni politiche. Doveva essere il Day After del crollo del Napoli e della rimonta della Juventus. Doveva essere il giorno del derby dei record di incassi tra Milan e Inter. E, invece, è il giorno del lutto, dello stupore totale, di quel senso di vuoto di fronte alla scomparsa prematura di Davide Astori, il fu capitano della Fiorentina

E’ stato un fulmine a ciel sereno, una notizia che ha scosso tutti gli amanti del calcio, che ha deciso di tornare ad essere uno sport di fronte a questa tragedia. La decisione del commissario della Lega Serie A, nonché presidente del Coni, Giovanni Malagò, di rinviare tutte le partite della domenica della 27° giornata di Serie A è una risposta forse inaspettata. 

Perché, in fondo, i tifosi si erano già smobilitati in massa, gli stadi si stavano già riempiendo e c’era il terzo big match e scontro diretto da disputare in serata. Il tutto attorniato dalla dura legge degli interessi economici, che fanno da padrone nel mondo del calcio. 

Possiamo considerare il rinvio dell’intera giornata, tolte ovviamente le partite già giocate sabato, come una vera e propria lezione di umanità da parte del calcio, tornato ad essere uno sport, quello vero, quello fatto di passione e sacrifici. Perché il rispetto deve vincere sui soldi, sempre.  

La morte di Astori è un pugno nello stomaco per gli amanti del calcio. L’ormai ex difensore è sempre stato l’emblema del calcio pulito, basato su quei vecchi ma sempreverdi valori etici e morali che rendono questo sport una metafora della vita: rispetto, lealtà, uguaglianza, fraternità, passione, sacrifici, sudore, riconoscenza, speranza, libertà. 

Astori – Fonte: Facebook

Non è stato mai regalato niente ad Astori, scuola Milan. Dopo le esperienze in prestito a Pizzighettone e Cremonese, gli anni del Cagliari lo resero calciatore vero, tanto da conquistare l’Italia e la fascia da capitano, che poi indosserà proprio alla Fiorentina, dopo la buona stagione, non premiata, con la Roma, cancellando l’ormai famoso affare saltato con il Napoli a causa dei diritti d’immagine con la Puma

Non ha mai detto una parola fuori posto. Non si è mai nascosto, ponendosi di fronte alle telecamere e ai microfoni prendendosi le proprie responsabilità e dicendo sempre la verità. Ha affrontato tutti i propri successi e, soprattutto, anche i propri fallimenti sempre con il sorriso sul volto, consapevole che solo con il duro lavoro era possibile costruire la propria carriera. 

E’ stato capace di non farsi trasformare e plasmare dagli interessi economici del calcio, rimanendo fedele a se stesso. Si è sempre mostrato educato, serio, senza fronzoli, professionale nel suo lavoro, che era anche la sua più grande passione, insieme alla musica. 

La vita ci ha tolto un ragazzo d’oro, non solo un campione in campo, ma anche nella vita. Un uomo vero, che si circondava di affetto e amore per vivere il suo sogno. Un sogno spento da un destino crudele, in una notte di fine inverno, nel massimo dello splendore della propria esistenza. 

Ci saranno delle indagini, si cercherà il colpevole. Difficile pensare che qualcuno abbia responsabilità di fronte alla morte di Astori, che ha lasciato sole, nella propria disperazione, la moglie, l’ex gieffina Francesca Fioretti, e una bimba di poco più di due anni. In attesa dell’esito, rimangono solo le lacrime, la tristezza, il ricordo, i sogni infranti, i rimpianti, il lutto per la sua scomparsa. 

Di fronte alla morte, il calcio è tornato ad essere se stesso: umano. Di fronte al lutto, il calcio ha ritrovato se stesso e la sua umanità. Forse, non tutto è perduto. C’è ancora speranza per questo sport, metafora della vita, dalla quale non può prescindere, magari smettendo di credere di non far parte di questo stesso mondo. 

We Will Never Forget You!

R.I.P.!

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