Atmosfera delle grandi occasioni all’Anfield Road di Liverpool. In palio la prima delle due partite per l’accesso alla finale di Kiev.
Un match che rievoca brutti ricordi per i giallorossi. Infatti nel 1984 persero la finale dell’allora Coppa dei Campioni allo stadio Olimpico ai calci di rigori.
Il tecnico pescarese ha stabilito la sua formazione. Fiducia al modulo che la ha consentito di battere il Barcellona. Un 3-4-2-1 con Under e Nainggolan a fare da supporto a Dzeko.
Il belga è stato messo in una posizione di attacco frontale della difesa avversaria. Ha avuto l’opzione di poter scattare in profondità per infilare la difesa non certo irresistibile dei Reds.
I due terzini Florenzi e Kolarov sono stati spostati più avanti, con conseguente difficoltà nel far partire l’azione dal basso. Di solito Kolarov è quello debutato a far partire la vera e propria azione offensiva, saltando il pressing in zona centrale.
Questo sarà un elemento importante nel corso della partita, per la valutazione complessiva della squadra.
Il Liverpool di Kloop è schierato con il solito 4-3-3, con il tridente delle meraviglie Salah, Manè e Firmino. Nessuna novità in casa inglese, con il solito atteggiamento di riconquista palla non appena persa, marchio di fabbrica del tecnico tedesco.
C’è un sentimento di rivincita negli uomini di Di Francesco, anche se questa volta è una doppia sfida. Nel terreno di casa loro c’è un muro di tifosi incredibile, un’accoglienza che mette i brividi.
Ma non sembra avere fatto un effetto straordinario ai capitolini. Infatti nei primi minuti la Roma riesce a tenere il campo bene, offrendo solo in un’occasione il fianco agli avversari con un tiro di Firmino terminato fuori.
Anzi sono proprio gli ospiti a sfiorare il vantaggio con una sventola di Kolarov che viene deviata con un po’ di fortuna da Karius sulla traversa.
Kloop non pare molto contento della prestazione dei suoi, con i primi venti minuti giocati a ritmi non troppo intensi. Poi, piano piano, la difesa e il centrocampo giallorosso mostrano le prime crepe, gli errori cominciano a susseguirsi.
A questo punto i Reds prendono maggiore convinzione. Infatti aggrediscono sempre di più i portatori palla, recuperano in fretta il pallone e ripartono con verticalizzazioni improvvise.
Incominciano i veri e propri dolori in fase difensiva. La Roma sembra in balia dell’avversario, i tre attaccanti del Liverpool partono e trovano sempre una zona scoperta del campo.
Fazio e soprattutto Juan Jesus sembrano in giornata negativa. La velocità di recupero e impostazione della squadra inglese è impressionante. Soprattutto sorprende la loro capacità di tenere alti i ritmi per molto tempo.
La doppietta di Salah al termine del primo tempo, non permette a Di Francesco di riordinare le idee nell’intervallo. Nella ripresa sono ancora gli inglesi a costruire le migliori occasioni. Con Manè e due volte Firmino, l’ultimo su stacco di testa liberissimo in area di rigore, riescono a portare a cinque le marcature.
Fortuna che non sono degli extraterrestri, anche loro ad un certo punto si stancano. In questo momento viene fuori la squadra di Di Francesco che riesce in un quarto d’ora a siglare due reti e potrebbero addirittura farne un’altra.
Alla fine il risultato non penalizza troppo i giallorossi, forte dell’impresa con il Barcellona. Questa, però, è stata una partita più difficile, con un avversario più aggressivo, feroce, in lotta per ogni pallone.
A differenza del Camp Nou, dove si sono visti degli episodi sfavorevoli, in questa sfida c’è stata superiorità manifestata dagli inglesi. Forse questo aspetto è da tenere in considerazione, in vista di una rimonta, più difficile ancora rispetto al quarto di finale.
Sappiamo come il calcio sia uno sport affascinante proprio perchè sa regalare partite memorabili. Risultati imprevisti, dove tutto sembrava scritto. Confidiamo in una gara perfetta dei giallorossi tra il pubblico amico. Sperare non costa nulla.
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