Juventus, presentato Sarri: “Obiettivo vincere e convincere. Napoli? Non sono un traditore”. Paratici: “Era prima scelta”

Ecco le prime parole di Sarri, presentato ufficialmente dalla Juventus come nuovo allenatore all’Allianz Stadium di Torino

E’ il giorno dell’insediamento di Maurizio Sarri alla Juventus. L’ex manager del Chelsea è stato presentato dal ds Fabio Paratici dopo la lunga trattativa con i dirigenti del club inglesi. Non sarà facile cancellare o emulare quanto di buono fatto da Massimiliano Allegri, ma l’obiettivo resta vincere, sempre e comunque. 

Da parte sua, Paratici ha voluto sottolineare come non esistano ricette per vincere, l’importante è arrivare alla vittoria, ma soprattutto che l’addio di Allegri non è stato valutato dal gioco o dai risultati, ma da un affievolirsi dell’unità dell’ambiente. 

Si è parlato molto di Pep Guardiola, ma per Paratici la prima scelta è sempre stata Sarri. Ora che è arrivato, la Juventus potrà lavorare sul mercato, ma i nomi di Paul Pogba, in uscita dal Manchester United, e Adrien Rabiot, che non rinnoverà il contratto in scadenza il 30 giugno con il PSG, saranno valutati nelle prossime ore. 

Grande felicità, invece, nelle parole di Sarri, che non pensa di voler fare una vera e propria rivoluzione e, soprattutto, ha voluto sottolineare di non essere traditore, come invece è stato tacciato dall’ambiente Napoli.

Infatti, il tecnico bianconero ha voluto specificare che il suo passaggio al Chelsea fu una forma di rispetto e, soprattutto, che la Juventus è il coronamento di una carriera intera, una scelta che deve essere rispettata per la sua professionalità e un amore per il Napoli che rimarrà per sempre, al di là di come sarà accolta al San Paolo. La scelta di firmare per la Juventus è stata dovuta anche dall’approccio della dirigenza, che si è mostrata unita e volenterosa di riportarlo in Italia per creare un gruppo forte di lavoro.

Non sarà facile, ovviamente, riportare il calcio italiano agli albori di un tempo, soprattutto a causa delle differenze con l’Inghilterra e le strutture, ma la tendenza ad affidare le panchine ad allenatori propositivi può essere un buon unto di partenza. 

Interessante, poi, come Sarri abbia sottolineato che la vittoria non sia dovuta, ma che sia un fardello per la Juventus, che proverà a lottare con le big d’Europa per conquistare la Champions League, oltre allo Scudetto. Ovviamente, il modulo sarà adattato alle caratteristiche dei giocatori, quindi è troppo presto per parlare di tattica. 

Sicuramente avere grandi giocatori, soprattutto Cristiano Ronaldo, Douglas Costa e Paulo Dybala, ma anche Federico Bernardeschi, Miralem Pjanic e Mario Mandzukic, sarà un punto importante sul quale costruire la nuova Juventus, ma bisognerà trovare la quadra perfetta per far coesistere tutti questi talenti.

Potrebbe esserci anche Gonzalo Higuain in questa lista di fenomenali fuoriclasse, ma tutto dipenderà dall’attaccante argentino, che deve provare a ritrovare il proprio equilibrio emotivo, la cui crisi spirituale, secondo Sarri, è stata alla base della sua crisi sportiva. 

Ritornando alla questione Napoli, Sarri ha voluto specificare che, all’epoca delle sue diverse dichiarazioni e atteggiamenti anti juventini, doveva essere il rappresentante di un popolo che voleva tornare alla vittoria dopo tanti anni, ma, nonostante non ci sia riuscito, ripeterebbe tutto il suo percorso, avendo rispettato tutti e avendo dato tutto se stesso per raggiungere gli obiettivi prefissati. 

Rimane ancora un po’ di scetticismo, ma il tecnico della Juventus ha ben chiaro in mente come convincere tutti: vincere e convincere con il gioco. D’altronde, tutta la sua carriera è stata un continuo tentativo di smentire gli scettici, da cui poi è stato amato e apprezzato per il suo lavoro. 

Difficile, invece, che Sarri possa cambiare il suo stile, a partire dalla famosa tuta in panchina, ma non cambierà il suo atteggiamento contro i cori razziali, mentre per il mercato l’obiettivo è prima parlare con tutta la rosa e imparare dai giocatori più importanti ed esperti, e solo dopo indicare i possibili nuovi innesti o i probabili partenti. 

Grande umiltà da parte di Sarri, che parlerà anche con Allegri, essendo consapevole che l’eredità lasciata dal tecnico toscano è quasi impossibile da eguagliare. Il sogno è quello di creare una squadra che abbia la stessa consapevolezza di forza di quella precedente, capace quindi di adattarsi al momento e all’avversario. 

E’ troppo presto per parlare di progetto a lungo termine, ma sicuramente il nuovo allenatore è rimasto piacevolmente colpito dall’atteggiamento e la disponibilità della Juventus finora. Bisognerà imparare lo stile che contraddistingue il club bianconero, a partire dalle vittorie, non modificando però le idee di calcio, ma solo adattandole alla rosa. 

Chiosa finale sul rapporto con Aurelio De Laurentiis, che Sarri ringrazierà per sempre, sull’integralismo e sul sarrismo, che è un’idea di gioco e un modo di essere, e sull’esperienza in Inghilterra, che lo ha fortificato in vista del proseguo della sua carriera. 

In definitiva, si può dire che Sarri ha risposto con la motivazione della professionalità al possibile tradimento al Napoli e al suo “sarrismo”, fortemente depotenziato dal suo reale significato. 

D’altronde, Sarri era quello che è stato il realismo nell’Ottocento dopo l’universalismo illuministico nel Settecento o il modernismo novecentesco dopo il realismo ottocentesco per la cultura moderna. Sarri era un simbolo, il sarrismo era una filosofia di vita, un tentativo di denuncia, un movimento di rivoluzione contro i poteri forti del calcio italiano, una volontà di ricostruire partendo dalle fondamenta, cioè idee di gioco e amore per questo sport. Sarri e il sarrismo erano l’espressione socio-politico-culturale della napoletanità, del sud che tenta di ribellarsi al nord per riconquistare il proprio prestigio e riprendersi ciò che era precedentemente suo.

E’ questo quello che imputano i napoletani a Sarri, un tradimento a se stesso, alla sua essenza, al sarrismo e ai fedeli sarristi… una sorta di accusa rivolta al proprio ormai ex beniamino, trasformatosi in un semplice politicante medio, un affarista mercenario a loro dire. 

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