Hall of Fame Calcio italiano, il difensore del Milan Kjaer insignito del Premio Astori per aver salvato la vita a Christian Eriksen in Danimarca-Finlandia dello scorso 12 giugno.
Simon Kjaer torna a far parlare di sé e del gesto eroico compiuto lo scorso 12 giugno in Danimarca-Finlandia, gara inaugurale del Campionato Europeo delle due squadre. Una partita che ha visto Christian Eriksen, trequartista ex Inter, rimanere sospeso tra la vita e la morte quando, colpito da un arresto cardiaco, si è accasciato al suolo al 43′ del primo tempo.
Kjaer è stato il primo a soccorerlo, e il suo intervento tempestivo gli è valso, insieme ai membri dello staff medico danese, del Premio del Presidente UEFA, e che ora gli vale l’accostamento anche a Davide Astori, compianto capitano della Fiorentina, un esempio di correttezza dentro e fuori dal campo, morto il 4 marzo 2018 nella sua stanza d’albergo, a causa di un arresto cardiaco, prima di una gara di campionato contro l’Udinese.
Kjaer si è detto orgoglioso di ricevere un premio che: “È per me un’opportunità di onorare il nome di Davide. Pioli e i compagni mi hanno raccontato di lui. So che la sua morte è stata scioccante per tutta Italia e per tutto il mondo del calcio. È una tragedia che rende ancora tristi, e che lo farà per sempre“.
Lui, con il suo sangue freddo, ha contribuito a sventare un epilogo altrettanto tragico: “Quando stavo correndo in direzione di Christian – ha dichiarato Kjaer ai microfoni della FIGC – non avevo idea, così come nessuno dei miei compagni, che avesse avuto un arresto cardiaco. L’unica cosa a cui pensavo era di raggiungerlo il più in fretta possibile e di aiutarlo. Ho imparato che è questa la cosa più importante. Se vedi qualcosa di strano devi agire, e devi farlo in fretta. Nel primo soccorso la velocità è cruciale. Fare quello che si è in grado di fare, e farlo velocemente, e poi lasciare che se ne occupi un professionista il prima possibile. Quel giorno siamo stati fortunati, perché medici e paramedici erano davvero vicini”.
Ma il danese, oltre ad aver dimostrato grande coraggio e prontezza di spirito in quella circostanza, si sta confermando assoluto leader della difesa del Milan, squadra attualmente ai vertici della classifica, e in piena lotta per vincere il campionato: “Ho ancora tanti sogni e obiettivi, ma il più grande di tutti è vincere lo scudetto col Milan – ha affermato il giocatore, esprimendo in tal modo quello che sarebbe il completamento di un percorso iniziato 12 anni fa nel nostro campionato, e che l’ha visto vestire le maglie di Palermo e Roma, in Italia, per poi approdare in rossonero nel gennaio 2020 – Sono felicissimo di essere al Milan. A volte i sogni si avverano: ricordo che tanti anni fa, quando ancora giocavo a Palermo, dissi al mio agente che mi sarebbe piaciuto tantissimo farlo nel Milan. E ora eccomi qui”.
La Serie A ha imparato a conoscere, in questi anni, Kjaer per la sua professionalità esemplare, le sue doti carismatiche e le sue grandi qualità tecniche. E il danese ringrazia il nostro campionato, quello in cui si è formato da giovane, e lo ha riaccolto ora tra i suoi grandi protagonisti: “La Serie A mi piace, così come tante altre cose in Italia, che per me è ormai una seconda casa. Il cibo, la cultura, la natura, la gente, e ovviamente anche il calcio. Quello italiano è sempre stato vicino alla mia filosofia, che è quella del gioco di squadra. Siamo tutti individui, ma tutti lavoriamo assieme come un gruppo”.
Il gruppo, metafora di unione sia in campo che nella vita. Quello stesso insieme ha dimostrato tutta la propria importanza e le proprie potenzialità negli attimi tragici vissuti da Eriksen in campo. Se non ci fossero stati i suoi compagni a soccorrerlo, forse, per l’ex giocatore dell’Inter sarebbe stato troppo tardi.
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