F1 2018 GP Ungheria Analisi – Hamilton vince ancora e prova la fuga

L’Hungaroring sancisce la fine della prima metà di campionato, con una Formula 1 che adesso, superata la due giorni di test in programma domani e mercoledì, andrà in vacanza. Uno stop meritato, visto il vero tour de force che ha visto impegnato il Circus di recente, con la bellezza di cinque gare in appena sei settimane. Ad uscire sensibilmente rafforzato, in particolare dopo quest’ultimo back-to-back, è il Campione in carica Lewis Hamilton. Sfruttando magistralmente circostanze fortunate (vedasi pioggia nei momenti più opportuni degli ultimi due weekend), l’inglese ha vinto sia a Hockenheim che a Budapest, issandosi così a +24 su un Sebastian Vettel che limita i danni, regalandosi ancora un sorpasso da brividi ai danni di un Valtteri Bottas ieri in versione ‘testa calda’ prima che stopper. Continua il buon momento per Kimi Raikkonen, 3° e al quinto podio in fila, consentendo alla Ferrari di perdere solo due punti nel confronto con la Mercedes, adesso avanti 10 lunghezze. Delusione e rabbia in casa Red Bull, molto meno competitivi del previsto, con Daniel Ricciardo 4° e Max Verstappen subito out. Da segnalare la gran gara di Pierre Gasly con la Toro Rosso (6°).

Quinta vittoria stagionale per Lewis Hamilton, che va in vacanza al comando della classifica iridata, con 24 punti di margine su Sebastian Vettel (foto da: twitter.com/pirellisport)

MERCEDES: HAMILTON GODE, BOTTAS FUORI DI TESTA

Se avessero detto a Hamilton che, al termine dell’accoppiata Germania-Ungheria, soprattutto dopo la scoppola di Silverstone e con una Ferrari in corsia di sorpasso dal punto di vista prestazionale, su piste favorevoli alla SF71-H (come il larga parte dimostrato), si sarebbe ritrovato con un +24 su Sebastian Vettel, credo avrebbe firmato anche con il sangue. Con la vittoria di Budapest, Lewis tocca quota 67 alla voce vittorie in carriera (5° stagionale), regalando alla Mercedes l’81.esimo successo della sua storia, eguagliando così la Lotus, a -33 dal gradino più basso del podio, occupato dalla Williams. Su questo uno-due molto importante in ottica iridata c’è molto dello zampino di Lewis.

Lewis Hamilton taglia il traguardo del Gran Premio d’Ungheria 2018 (foto da: twitter.com/F1)

E’ verissimo che le circostanze, è in particolare Giove Pluvio, gli siano venute incontro a braccia aperte. In Germania, senza quello scroscio di pioggia, molto probabilmente non sarebbe finito nemmeno a podio (a meno di sacrifici di Bottas); in Ungheria, senza il temporale ‘benedetto’ (per lui chiaramente) di sabato pomeriggio, la pole e la vittoria le avrebbe viste col binocolo e al massimo si sarebbe dovuto accontentare del gradino più basso del podio. Ma è anche vero che, fino a questo momento, Lewis continua a sbagliare poco o nulla quando conta davvero, in qualifica e a maggior ragione in gara, mostrando un killer instinct che finora sta facendo tutta la differenza di questo mondo. Ok che in Germania aveva le Ultrasoft nuove, che garantivano in quelle condizioni un grip nettamente maggiore delle Soft usate degli avversari; ma devi anche riuscire a guidare in un certo modo. Le abilità indubbie del britannico sul bagnato, poi, sono venute fuori una volta di più all’Hungaroring, strappando una pole semplicemente utopistica sull’asciutto.

Ieri Lewis ha svolto il suo compito alla perfezione. Lo start era probabilmente la fase più delicata per lui, visti anche i recentissimi precedenti; stavolta tutto fila via liscio e Hamilton può involarsi comodamente in prima posizione. Forte di un ottimo ritmo, ma anche dell’azione di rallentamento messa in atto da Bottas nei confronti delle Ferrari, man mano Lewis apre un gap sempre più rassicurante. O almeno così sembra fino al pit del finlandese (giro 15). Perché nell’arco di pochi giri Vettel quasi riesce a dimezzare il suo svantaggio dal nativo di Stevenage, salito fino ad un massimo di una decina di secondi. Al giro 25, arriva il turno anche di Lewis per il cambio gomme; anche se in maniera meno evidente rispetto a Valtteri, pure sulla W09 #44 le Soft nuove non rendono come le Soft usate della SF71-H, al punto che, dalla dozzina di secondi immediatamente dopo la sosta ai box, il gap tra i due rivali si allarga fin quasi ai 15 secondi.

A sorpresa, quindi, la gara rischia di sfuggire di mano, soprattutto se Seb riuscisse a guadagnare altri 3/4 secondi prima della sosta, garantendosi quindi la chance di tornare in pista davanti al rivale. Ma non va così. Il traffico rallenta molto la corsa di Vettel; cogliendo l’attimo, il box Mercedes concede a Bottas alcuni giri ‘a tutto manettino’, nei quali, come per incanto, il finnico toglie un buon secondo e mezzo rispetto al passo tenuto fino a quel momento. Il tutto, unito al pit lento del box Ferrari, consente a Bottas di rimettersi davanti al tedesco. La lotta per la vittoria finisce qui. Hamilton ringrazia e vola via, sfruttando ancora di più il tappo del compagno di squadra, arrivando anche a toccare la ventina di secondi di vantaggio.

Lewis Hamilton guida il gruppo, in uscita da curva 1 subito dopo il via (foto da: twitter.com/F1)

Ma per il secondo posto è un discorso ancora tutto da scrivere. Vero, Vettel fatica a trovare spazio, anche perché Bottas continua ad andare a tutta, soprattutto sul rettilineo dei box, non concedendo nulla al ferrarista. Il ritmo è talmente alto che in pochi giri Raikkonen si accoda ai due; non solo, anche Ricciardo, montate le Ultrasoft al giro 44, rinviene di gran carriera. All’inizio del giro 65, arriva l’affondo di Vettel. Bottas, sempre più in crisi al posteriore, concede l’esterno in curva 1 al rivale, che prova l’incrocio; la maggior trazione garantita dalle Ultrasoft, unita ad una sbandata della Mercedes #77 e al DRS, permettono a Seb di superare interamente il finnico. Alla staccata di curva 2, però, Valtteri canna la frenata (volontariamente? Ci torniamo fra pochissimo) e colpisce il posteriore della Ferrari, che solo PER MIRACOLO non riporta danni seri.

Bottas, nel frattempo, finito lungo nella via di fuga e con l’ala anteriore danneggiata, perde la posizione anche da Raikkonen e si ritrova braccato da Ricciardo, molto più veloce. Con la vena evidentemente chiusa, il finlandese continua a dare il peggio di sé. Daniel attacca all’esterno in curva 1 in avvio di terzultimo giro; Valtteri non vuole mollare ma arriva lunghissimo e sperona l’australiano, sfondandogli praticamente la fiancata destra. Il muretto Mercedes gli consiglia di dare la posizione all’avversario, consci della vaccata commessa dal proprio pilota, il quale, però, rifiuta quasi sdegnato. Ciononostante, all’ultimo giro e replicando la manovra di Vettel, Ricciardo riesce nel sorpasso, con tanto di dito medio indirizzato (meritatamente) al collega.

Bottas chiude quinto, venendo quindi penalizzato di 10″ sul tempo finale di gara e di due punti sulla Superlicenza, mentre il contatto con Vettel viene giudicato ‘incidente di gara’. Ora, a mio modo di vedere, si tratta di una sanzione, eccetto che per la parte dei punti sulla Superlicenza, assolutamente inconsistente, visto che ci sarebbero voluti almeno altri 15″ per far finire il finnico alle spalle di Gasly. Ben diverso sarebbe stato se, giusto per fare un esempio, Whiting avrebbe optato per una penalità in griglia in vista di Spa (tipo 3 posizioni). Passiamo però al contatto con Vettel. Ma come si fa a considerarlo semplice incidente di gara? Lo stato d’animo di Bottas, reso esplicito dallo sfogo di fine gara, ha sicuramente contribuito, portandolo ad un nonnulla dal rovinare la gara di Vettel.

Il momento del contatto tra Sebastian Vettel e Valtteri Bottas in curva 2 all’Hungaroring (foto da: twitter.com/F1)

Dite quello che volete, ma ho la nettissima sensazione che la manovra sia stata tutto fuorché involontaria. Bottas era completamente all’interno, sullo sporco, in una posizione inadeguata, pur se, delirando, ha accusato Vettel di non avergli lasciato spazio. Dai replay è evidente che Bottas entri in curva dritto per dritto, a parte un leggero scarto passando con l’anteriore sinistra sul cordolo interno; il tutto senza bloccaggi o quant’altro. Valtteri, probabilmente nell’intento di fare un (altro) favore al team, ha provato a farla sporca. Casomai senza voler porre fine alla gara di Vettel, ‘forse’ ripensandoci all’ultimo istante; fatto sta che punta la posteriore sinistra, per provocare una foratura o almeno un testacoda, non riuscendo nel suo intento. Ripeto, ieri Valtteri non ha dato una gran dimostrazione di sé.

FERRARI LIMITA I DANNI: VETTEL 2° CON BRIVIDO, RAIKKONEN CONSISTENTE. MA QUEGLI ERRORI AI BOX…

Anche il weekend di Budapest porta rimpianti in quel di Maranello. Anche se forse in misura leggermente minore rispetto alla sanguinosa Hockenheim. Alla fine dei conti, il doppio podio conquistato da Sebastian Vettel e da Kimi Raikkonen, rispettivamente 2° e 3° (99.esimo podio per Iceman), costituisce un bottino sicuramente prezioso, visto che le cose potevano andare decisamente peggio. Nel caso ad esempio di una doppietta Mercedes, oppure nell’ipotesi che il contatto Bottas-Vettel si fosse risolto in maniera molto diversa, con un altro zero che sarebbe stato quasi letale in ottica iridata. Prima del via, in Ferrari decidono di diversificare, con Vettel su mescola Soft e Raikkonen su mescola Ultrasoft.

Sebastian Vettel ha limitato i danni a Budapest, chiudendo al 2° posto il Gran Premio d’Ungheria 2018 (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Rispetto alle ultime uscite, la partenza delle Rosse non è nulla di eccezionale, impedendo ad entrambi i piloti di attaccare le prime due posizioni; in curva 2, però, Vettel scavalca Raikkonen e si issa in 3° posizione. Nei primi giri, i ferraristi subiscono il tappo di Bottas, al punto tale che il gap di Sebastian da Lewis si allarga fino alle soglie dei 10″. Per smuovere le acque, il muretto richiama al giro 14 Kimi, che passa così alle Soft; purtroppo un problema alla posteriore sinistra fa durare il pit 5.1″, con il finlandese alle spalle anche di Magnussen. Nonostante ciò, in Mercedes reagiscono immediatamente, richiamando Bottas. Senza l’ostacolo della seconda W09, Vettel e la SF71-H mostrano di avere le carte in regola per mettere quantomeno in affanno Hamilton e la Mercedes, pur dopo il mezzo disastro di sabato in qualifica sul bagnato.

Con il passare dei giri, pur se Lewis prova a gestire al meglio le sue Ultrasoft, le ‘gialle’ di Seb diventano via via sempre più efficaci, consentendo al tedesco di rosicchiare non pochi secondi al rivale. Un lungo in curva 13 (giro 23) fa perdere oltre un secondo a Vettel, che però poi torna sul suo ottimo passo e, al giro 25, tocca a Lewis fermarsi. Vettel ovviamente prosegue, trovandosi con poco meno di 12″ di margine sul leader del Mondiale. Come sottolineato in precedenza, pur con gomme ben più vecchie Seb riesce a portarsi a ridosso dei 15″ di vantaggio, aprendo degli scenari ben più rosei del previsto. A questo punto, però, si consuma quello che secondo non pochi osservatori è stato un errore strategico del muretto Ferrari.

A Budapest, Kimi Raikkonen ha colto il 99.esimo podio in carriera (foto da: twitter.com/F1)

Dopo essersi sbarazzato in fretta del duo Stroll-Perez, Vettel giunge dietro ad un quintetto di piloti in lotta tra loro, seppur divisi da qualche secondo l’uno all’altro: nell’ordine, Hulkenberg, Hartley, Grosjean, Sainz ed Ocon. Con i primi tre, il tedesco perde relativamente poco tempo; con gli altri due, invece, Vettel vede il suo margine crollare fino agli 8″, nonostante le bandiere blu ripetutamente sventolate in faccia allo spagnolo della Renault e al francese della Force India. Incomprensibile che il comportamento dei due non solo non sia stato messo ‘under investigation‘, ma nemmeno ‘notato’ dai commissari che, in tempi non sospetti, per molto meno non ci pensavano due volte a dispensare sanzioni al doppiato colpevole. Intanto, mentre al giro 38 Kimi torna nuovamente ai box (Soft usate per lui), il passaggio successivo tocca al tedesco, per passare alle Ultrasoft ed andare all’attacco di Lewis. Circostanza che non si verifica, causa un pit di 4.2″ che lo fa finire subito dietro Bottas.

Vero, fermando Seb intorno al giro 35, subito prima dunque di piombare su quel gruppo di doppiati, sarebbe tornato in pista circa 4-5 secondi alle spalle di Hamilton (gap recuperabilissimo con le US nuove), avendo praticamente quasi metà gara per preparare l’assalto. Ma ragionando ex post è sempre facile parlare. La Ferrari, contando su una perdita di tempo contenuta con i doppiaggi, non aveva il motivo di fermare il tedesco, poiché le sue Soft non solo non davano segni di degrado prestazionale, ma continuava anzi a guadagnare manciate di decimi su Lewis. Più che per questo, le possibilità di vittoria sono evaporate a causa di quei doppiaggi ‘complicati’ e del pit lento, costatogli altri due secondi poi fatali.

Il podio del Gran Premio d’Ungheria di ieri (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Il finale, quindi, l’abbiamo analizzato a fondo più su. Vettel rimane in scia a Bottas per una buona dozzina di giri, fino all’attacco del giro 65; nell’occasione, Kimi avrebbe potuto tranquillamente superare il compagno di box ed involarsi in 2° posizione, scegliendo al contrario di alzare il piede e di lasciar sfilare il tedesco. Un Raikkonen che ha resistito per circa 60 giri senza acqua da bere (anche se il diretto interessato ha poi minimizzato il problema), ma che soprattutto sta mostrando un’ottima continuità di rendimento. Forse senza picchi, ma con cinque podi in fila ed otto su dieci gare concluse, direi basta questo per definire il momento del Campione 2007. Tornando a Vettel, questo risultato va preso per quel che è, ovvero un modo per limitare le perdite. Da Spa in poi, però, bisognerà mettere di nuovo tutto assieme e non fare più errori. Anche se, lasciatemelo dire, tutto il team ha passato dei giorni davvero duri psicologicamente parlando, pensando soprattutto alla dipartita del Presidente Marchionne. Questa pausa estiva servirà per resettare tutto e ripartire più forti e convinti di prima, alla caccia del sogno Mondiale.

RED BULL COMPARSA: FURIA SULLA RENAULT

La Red Bull contava tantissimo sul Gran Premio d’Ungheria, indicato come sede ideale per cercare la quarta vittoria stagionale. In tanti, alla vigilia, segnalavano la RB14 non come terzo incomodo, bensì quasi come favorita assoluta del weekend magiaro. E invece, a Milton Keynes sono rimasti estremamente delusi. Dopo delle libere che avevano indicato nella Ferrari la favorita numero uno, già in qualifica, sul bagnato, il duo anglo-austriaco ha reso molto al di sotto delle attese, con Ricciardo eliminato in Q2 e Verstappen appena 7°, addirittura a +2.374 dal poleman Hamilton. La gara di ieri non ha riservato sorrisi, anzi.

Quarto posto a Budapest per Daniel Ricciardo. Max Verstappen, invece, si è ritirato dopo pochi giri (foto da: twitter.com/redbullracing)

Verstappen, partito bene e subito 5°, deve parcheggiare la sua Red Bull subito dopo curva 5 al 5° giro per un problema alla power unit. Una circostanza che ha fatto infuriare sia l’olandese (affatto risparmiatosi in improperi nel team radio) che Chris Horner, il quale ha preteso le scuse ufficiali di Cyril Abiteboul e della Renault, rei di fornirgli materiale non all’altezza, nonostante i soldi pagati dal team al motorista transalpino. Ricciardo, invece, dopo una brutta partenza (16° al termine del primo giro), costruisce la sua gara di rimonta con ritmo e sorpassi, entrando in zona punti al giro 11 e superando Gasly per la 5° posizione al giro 27. Passato alle Ultrasoft dopo il pit alla 44.esima tornata, Daniel è stato a lungo nel finale il più veloce in pista (suo il giro record, il 40.esimo, in 1:20.012), andando poi a prendersi la 4° posizione da Bottas e il Driver of the Day a fine gara.

GLI ALTRI: GASLY DA APPLAUSI, HAAS ENTRAMBE A PUNTI. BENE ALONSO, SAINZ NEI DIECI

Pierre Gasly giunge poche volte nei punti; ma quando lo fa, sono sempre ottimi piazzamenti. Così, dopo lo straordinario 4° posto del Bahrain ed il 7° ottenuto a Monaco, il francese della Toro Rosso si piazza 6° a Budapest, primo degli altri e soprattutto ultimo dei non doppiati. Una gara estremamente solida quella di Gasly, che ha costruito sin dai primi giri un margine di sicurezza sugli inseguitori, poi mantenuto fino a fine gara. Secondo doppio arrivo nei punti in stagione per la Haas, che rimedia un 7° posto con Kevin Magnussen ed un 10° con Romain Grosjean, accorciando ancora sulla Renault, che invece chiude 9° con Carlos Sainz e 12° con Nico Hulkenberg.

Ottimo 6° posto per Pierre Gasly, Toro Rosso, in Ungheria (foto da: twitter.com/ToroRosso)

Mentre Stoffel Vandoorne, tornato su un livello di competitività accettabile dopo la sostituzione del telaio, ha dovuto comunque alzare bandiera bianca al giro 49 per la rottura del cambio, Fernando Alonso ha fatto ancora una volta il suo, artigliando un 8° posto nel giorno del suo 37.esimo compleanno. Domenica negativa per la Force India, da sabato in amministrazione controllata. Esteban Ocon e Sergio Perez hanno concluso entrambi fuori dai punti, rispettivamente 13° e 14°. Secondo passaggio a vuoto per la Sauber nelle ultime tre gare, che ha visto Charles Leclerc ritirarsi dopo poche centinaia di metri con una sospensione ko, subito dopo esser finito a sandwich tra le due Force India, mentre Marcus Ericsson, pericolosamente a contatto con l’anteriore sinistra di Ricciardo subito dopo il via, ha chiuso con un incolore 15° posto. In fondo, ancora una volta, la Williams: Sergey Sirotkin e Lance Stroll hanno chiuso rispettivamente al 16° e al 17° posto, con il russo partito dalla pitlane per un problema all’ala anteriore prima del via.

Come detto in apertura, la Formula 1 va in vacanza e tornerà per l’atteso Gran Premio del Belgio, a Spa, nel weekend del 24-26 agosto.

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