F1 2018 GP Messico, Analisi Gara – Hamilton pentacampeón! Verstappen dominatore

Come nel 2017, Lewis Hamilton può stappare lo champagne in Messico. In una gara dominata per il secondo anno consecutivo da Max Verstappen e dalla Red Bull, il pilota britannico entra ancor di più nella storia, eguagliando Juan Manuel Fangio a quota 5 titoli mondiali. Una festa ampiamente prevista (bastava un 7° posto nel caso Sebastian Vettel avesse vinto), ma arrivata al termine di una gara estremamente sofferta causa graining sugli pneumatici, che non ha fatto altro che rinfocolare le polemiche attorno alla soluzione dei mozzi forati della W09. La Ferrari lascia il Messico con un doppio podio che tiene aperto almeno fino al Brasile il discorso Costruttori (530 a 585); Vettel chiude 2° dopo una gara all’attacco, mentre Raikkonen è 3°, sfruttando più che altro i problemi altrui. Altro 6° posto per Nico Hulkenberg, con la Renault che mette in cassaforte il 4° posto Costruttori.

Cinque titoli mondiali in 12 stagioni, quasi una media di uno ogni due campionati. Niente male Lewis… (foto da: twitter.com/F1)

MERCEDES: IL REGNO DI RE LUIGI V!

Città del Messico, 28 ottobre 2018. All’Hermanos Rodriguez comincia ufficialmente il regno di Re Luigi V. A coronamento di una stagione che l’ha visto maturare definitivamente, alternando una gestione del mezzo meccanico e delle situazioni ai limiti della perfezione, Lewis Hamilton è riuscito finalmente a fregiarsi del quinto titolo della sua impressionante carriera, eguagliando un mostro sacro della Formula 1 come Juan Manuel Fangio. Un Hamilton che ha spinto quando ha potuto, mentre ha amministrato e si è difeso quando l’evoluzione di weekend e gara lo hanno richiesto, massimizzando (quasi) sempre il risultato. I numeri della carriera di Lewis parlano chiaro: in 227 GP, 71 vittorie (2° assoluto), 81 pole position (primatista), 41 giri record (3° ex-aequo con Alain Prost), 132 podi (2° assoluto), 130 prime file (primatista), 2.968 punti (primatista) e 3.900 giri al comando (2° assoluto). Numeri da vero fenomeno, da pilota che ha segnato la Formula 1 del primo decennio (poco più) dell’era post-Schumacher. E non riconoscerlo, ragazzi, è quantomeno ingeneroso.

Lewis Hamilton sfoga la sua felicità con i donuts, deliziando il pubblico messicano (foto da: youtube.com)

Il titolo, come un anno fa, è arrivato al termine di una gara complicata. Se però nel 2017 fu il contatto in uscita di curva 3 con Vettel a rovinargli la gara e a costringerlo ad una rimonta, poi culminata in un 9° posto comunque buono per far partire la festa, stavolta è stata una gestione oltremodo zoppicante delle Pirelli a rendere la gara del britannico quasi una via crucis. Partito a razzo dalla terza piazzola, Lewis brucia subito Ricciardo e va all’attacco anche di Verstappen; l’olandese, però, tiene bene l’interno e il pilota Mercedes, memore dei rischi, lascia sfilare l’avversario e si accontenta della 2° posizione. Sin da subito, però, s’intuisce come Hamilton fatichi molto nel reggere il passo dell’olandese, subendo anche il riavvicinamento di Ricciardo. Al giro 11, così, Lewis rientra, passando alle Supersoft. Dopo aver perso del tempo alle spalle di Raikkonen, Hamilton non riesce a spingere, con le sue Pirelli che cominciano a soffrire precocemente di graining, e non solo all’anteriore, ma anche al posteriore. Ciò, se da un lato favorisce la fuga di Verstappen, dall’altro tiene molto vicino non solo Ricciardo, ma anche il rimontante Vettel.

Lewis si lamenta spesso via radio dello stato delle sue gomme, sottolineando come sia praticamente impossibile arrivare fino in fondo. Intanto Sebastian, dopo aver passato Ricciardo, fa lo stesso con il rivale della Mercedes, che può ben poco (giro 39). Con la Ferrari che gli scappa subito via, Lewis percorre qualche giro tranquillo, grazie allo smarrimento momentaneo di Ricciardo; quando però quest’ultimo riprende a spingere, l’aggancio avviene in poche tornate. In avvio di giro 47, quindi, Lewis sbaglia la frenata in curva 1 e va per prati, subendo il sorpasso. Ciò spinge il muretto a richiamarlo alla fine dello stesso giro, passando a delle Ultrasoft usate. Nonostante pneumatici molto più nuovi di quelli di Raikkonen, però, non c’è verso di pensare di andare all’attacco del ferrarista e l’ultima parte di gara è un vagabondare per la pista, pensando a portare a casa risultato e titolo, oltre ad evitare nei limiti del possibile l’onta (relativa) di un doppiaggio. Superata la bandiera scacchi, però, possono partire i meritati festeggiamenti.

Lewis Hamilton saluta il pubblico all’interno dello stadio dell’Hermanos Rodriguez, subito dopo la conquista del 5° titolo mondiale (foto da: youtube.com)

La Mercedes, però, messa da parte la felicità per l’ennesimo titolo piloti dell’era ibrida, ha di che pensare. Vero che il Mondiale Costruttori è quasi in cassaforte, con 55 punti di margine sulla Ferrari, e in Brasile basterà non perderne più di 12 per mettere in bacheca il 5° di seguito. Vero che ad Austin, a differenza che in Messico, il problema era stato il blistering. Fatto sta che nelle due gare dove il team di Brackley ha deciso di tappare i fori presenti sui mozzi delle ruote posteriori, le due W09 sono tornate a soffrire maledettamente (come mai in stagione, forse). Se quella di Hamilton è stata difficile, la gara di Valtteri Bottas è andata ancora peggio, 6°, doppiato e costretto addirittura a fare tre soste, montando nell’ultimo mini-stint le Hypersoft, facendo segnare un inutile giro record (1:18.741 al 65.esimo). Se l’intento era quello di stemperare le polemiche e gli intenti bellicosi dei rivali, sinceramente la Mercedes ha ottenuto l’effetto opposto. Ma la colpa, diciamocela tutta, è di una FIA (e di un Whiting) che non fanno nulla per non alimentare un clima di sospetto. Un’aria di delegittimazione della quale tutti, Mercedes in primis, farebbero volentieri a meno.

RED BULL: VERSTAPPEN DOMINA LA SCENA. RICCIARDO FURIOSO E SFIDUCIATO

L’Hermanos Rodriguez, come nel 2017, si conferma terreno di conquista della Red Bull e di Max Verstappen in particolare. Una RB14 che, perfetta nel misto, non soffre troppo il lungo rettilineo grazie all’altitudine, che appiattisce i valori in campo delle power unit (pur se Vettel i suoi buoni 4-5 decimi sul dritto, quasi anche senza DRS, li recuperava). Ma gli animi nel box di Milton Keynes sono diametralmente opposti, e lo sono stati sin dalle qualifiche. Max domina tutte le sessioni di libere, fino a presentarsi alla Q3 come il favorito d’obbligo. E anche il primo tentativo sembra testimoniarlo, con il record di precocità di Vettel a tremare paurosamente; a salvarlo, però, ecco Daniel Ricciardo, che beffa di 26 millesimi il compagno di box, rifilandogli uno scherzetto mica da ridere, prendendosi una parziale rivincita in un momento molto complicato, assaporando la possibilità di fare il colpaccio, grazie ad una Red Bull molto competitiva. Ma la gara è tuta un’altra storia.

Foto di gruppo per il team Red Bull, che festeggia così la vittoria di Max Verstappen nel Gran Premio del Messico 2018 (foto da: twitter.com/redbullracing)

Allo spegnersi dei semafori, lo scatto di Daniel è quasi ‘bradipesco’, mentre Verstappen, partito meglio, riesce a respingere l’assalto di Hamilton, provando sin dai primi giri ad imporre il suo ritmo. Fino alle prime soste succede poco o nulla (Ricciardo al giro 12, Verstappen al giro 13, entrambi passando dall’Ultrasoft alla Supersoft), e anche dopo la situazione sembra cristallizzata o quasi, anche se il rallentamento di Kimi permette a Daniel di avvicinarsi molto a Lewis. Un attacco, però, non arriva e anzi l’australiano si trova a dover fare i conti con Vettel, che lo supera sfruttando anche i doppiaggi in avvio di giro 34, mentre Verstappen controlla la situazione ed anzi, allunga sfruttando i problemi di Hamilton. Ricciardo patisce molto psicologicamente il sorpasso di Vettel, producendosi in una serie di giri davvero lentissimi, salvo poi riprendersi ed andare a prendere Lewis, passandolo anche in seguito al lungo in curva 1 dell’inglese (giro 47).

Max Verstappen e Lewis Hamilton arrivano appaiati in curva 1 subito dopo lo start del Gran Premio del Messico 2018 (foto da: youtube.com)

Subito dopo, il team anglo-austriaco reagisce bene alla mossa della Ferrari di fermare ancora Vettel; Verstappen viene richiamato prontamente (giro 48, restando su Supersoft) e perde solo una manciata di secondi, con Ricciardo nuovamente davanti al ferrarista. Mentre l’olandese ne approfitta per involarsi definitivamente, Ricciardo pare tener bene dietro Vettel; questo almeno fino al giro 60, quando comincia ad uscire del fumo dal posteriore della RB14 #3. Il ritiro di Daniel, l’8° stagionale (7° per motivi tecnici), giunge subito dopo, in fondo al rettifilo principale. Una batosta, a livello psicologico, che spinge Ricciardo a dire di non voler più correre in Red Bull da qui alla fine della stagione. Dichiarazioni molto forti, dovuti ad un senso di frustrazione sempre più evidente, anche nei riguardi del team (Marko in primis). Tornando alla gara, pur con i fantasmi dello stop del compagno di box, Max continuerà a spingere fin quasi sul traguardo, andando a centrare la vittoria #5 in carriera (podio #20). Un Verstappen che, se tutto lo asseconda, dimostra di essere difficilmente fermabile.

FERRARI: VETTEL E RAIKKONEN SUL PODIO. PER IL COSTRUTTORI C’E’ ANCORA UNA FIAMMELLA DI SPERANZA

Nella giornata che consegna a Lewis Hamilton il quinto titolo in carriera, la Ferrari porta entrambe le SF71-H sul podio (come non succedeva da Budapest). La Scuderia ha dato nuovamente dimostrazione di aver recuperato competitività, anche se non abbastanza per insidiare il dominio di Verstappen in questa tappa del Mondiale. In una partenza che si preannunciava come una tra le più calde della stagione, Vettel ha scelto la prudenza, rischiando anche di perdere la 4° posizione in favore di Bottas, poi superato di forza tra curva 5 e curva 6. A sua volta Kimi viene infilato dalla Renault di Sainz, salvo passarla in curva 1 in apertura di secondo giro. L’avvio sembra difficile per gli alfieri di Maranello, con Vettel che perde molto da chi lo precede. La tattica della Ferrari, però, prevede di andare leggermente più lunghi degli altri e, insieme al lavoro di stopper operato da Kimi per qualche giro (soprattutto con Lewis e Daniel), dopo la sosta (giro 17 per entrambi) Seb riesce a ritrovarsi più vicino alla zona podio.

Il volto tirato di Sebastian Vettel sul podio dell’Hermanos Rodriguez. Il tedesco ha chiuso il Gran Premio del Messico al 2° posto (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Da lì in poi comincia la vera gara per Sebastian. Con le Supersoft, infatti, la sua Ferrari si trova decisamente meglio, gestendo in modo più efficace il graining e cominciando a recuperare tanto su chi lo precede. In breve arriva alle calcagna di Ricciardo, ma superare non è facile, soprattutto perché Ricciardo esce bene dallo Stadium. L’opportunità può arrivare grazie al traffico, e così sarà. Dopo un primo tentativo frustrato dalla VSC esposta per lo stop di Sainz, Vettel riesce ad affondare il colpo (giro 34); altri 6 passaggi e tocca anche a Hamilton cedere il passo al tedesco, mentre dietro Kimi ricuce con passo spedito sull’altra Mercedes. Una volta 2°, Vettel si porta ad 11″ da Verstappen, fino a quando il muretto Ferrari decide di azzardare e di fermarlo una seconda volta (giro 47), montando un set di Ultrasoft nuove. La reazione della Red Bull, però, non si fa attendere, così che il tedesco recupera solo 3″, ritrovandosi tra l’altro nuovamente dietro Ricciardo.

In Messico, Kimi Raikkonen ha ottenuto l’11.esimo podio della sua stagione (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

Così, mentre Raikkonen si disfa di Bottas (lungo in fotocopia rispetto a quello di Hamilton, sempre in curva 1), Vettel si trova nuovamente alle prese con l’australiano, mentre Verstappen allunga e vola via verso la vittoria. Il ritiro di Daniel a 10 giri dal termine spiana la strada ad entrambi i piloti Ferrari, che chiudono sul podio insieme all’olandese. Un post gara difficile per Vettel, alle prese con la delusione per il Mondiale perso. Ma Sebastian ha anche dato una grande lezione di sportività, prima interrompendo l’intervista di David Coulthard sotto al podio per andare a stringere la mano al grande rivale, poi passando nel box Mercedes a congratularsi con Toto Wolff e con il resto del team anglo-tedesco; un gesto davvero apprezzato. Ma è tempo di guardare avanti per la Scuderia. Alle ultime due gare e ad un Campionato Costruttori che vale la pena giocarsi fino in fondo.

GLI ALTRI A DISTANZA SIDERALE. HULKENBERG 6°, ENTRAMBE LE SAUBER A PUNTI. IN TOP-10 ANCHE VANDOORNE E GASLY

Il Gran Premio del Messico ha messo in evidenza in modo brutale il gap che differenzia i top team da tutti gli altri. Se escludiamo Bottas, anche lui doppiato, da Nico Hulkenberg in poi tutti si sono beccati almeno due giri di distacco, mentre Grosjean, ultimo, è l’unico ad averne presi ben tre. Nonostante ciò, il tedesco ha messo in piedi l’ennesima gara consistente della sua stagione, con un 6° posto che, connesso alla gara orribile delle Haas (Kevin Magnussen e Romain Grosjean rispettivamente 15° e 16°, e mai competitivi), permette alla Renault di mettere ormai in cascina il 4° posto Costruttori, con un margine di 30 punti a due gare dal termine (114 ad 84). Non è andata altrettanto bene a Carlos Sainz, out per un problema alla batteria (giro 28). L’Hermanos Rodriguez ha sorriso anche alla Sauber che, per la seconda volta in stagione, porta entrambe le monoposto in top-10. Charles Leclerc bissa il 7° posto di Sochi con una gara attenta, mentre Marcus Ericsson chiude 9°, riuscendo a finire nei punti almeno due gare consecutive dopo tre anni.

Le due Renault di Nico Hulkenberg e Carlos Sainz, durante la gara dell’Hermanos Rodriguez. Mentre lo spagnolo si è dovuto ritirare, il tedesco è giunto 6° (foto da: twitter.com/RenaultSportF1)

In mezzo alle due C37, a sorpresa, è finito il buon Stoffel Vandoorne, su McLaren. Un risultato che consente al belga di tornare ad ottenere punti per la prima volta dal Gran Premio d’Azerbaijan, mentre il team di Woking non ci riusciva dal Gran Premio di Singapore. Un bel risultato, chiaramente fuori tempo massimo, visto che Vandoorne è ormai diretto verso la Formula E. Gara da sottolineare, quindi, anche per Pierre Gasly: il francese della Toro Rosso, nonostante l’ultima posizione di partenza, riesce a chiudere in 10° posizione (mancava dai punti dall’Ungheria). E’ andata male alla Force India: l’idolo di casa, Sergio Perez, si è ritirato per un guasto ai freni (giro 38); Esteban Ocon ha vissuto una domenica difficile, con due contatti (con la Renault di Hulkenberg al primo giro, con la Toro Rosso di Hartley nel finale) che ne hanno compromesso le chance di punti (11°). Del primo contatto ne ha fatte le spese Fernando Alonso, che ha centrato i detriti della Force India, fermandosi dopo nemmeno 4 giri. Le due Williams di Lance Stroll e Sergey Sirotkin hanno chiuso in 12° e 13° posizione, proprio davanti alla Toro Rosso di Hartley, che si è beccato 5″ di penalità per il contatto con Ocon.

Buon 7° posto in Messico per Charles Leclerc, in una gara che ha visto finire a punti anche l’altra C37 di Marcus Ericsson, 9° (foto da: twitter.com/SauberF1Team)

La Formula 1 tornerà in pista nel weekend del 9-11 novembre ad Interlagos, San Paolo, per il Gran Premio del Brasile, penultima prova del Mondiale 2018.

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