F1 2018 GP Giappone, Analisi Gara – Hamilton domina senza pietà

A Suzuka si è di fatto chiuso il Mondiale 2018. Le Mercedes, quella di Lewis Hamilton in particolare, hanno fatto il bello ed il cattivo tempo, ottenendo la quarta doppietta in campionato e chiudendo ogni discorso. Il britannico, sfruttando un’altra gara a dir poco complicata di Sebastian Vettel, ha allungato a +67 in Classifica Piloti, e avrà il primo match point già ad Austin, tra due settimane. Si avvicina anche il quinto titolo Costruttori consecutivo della Mercedes, dopo la gara di oggi a +78 su una Ferrari smarrita sotto ogni aspetto. I due alfieri del Cavallino hanno pagato a caro prezzo due contatti nelle prime fasi avvenuti con Max Verstappen, terminando in 5° posizione con Kimi Raikkonen ed in 6° con Vettel, lasciando campo libero alle Red Bull, sul podio con l’olandese e 4° con un rimontante Daniel Ricciardo, Driver of the Day di giornata. Alle spalle dei big, da segnalare gli arrivi nei punti delle due Racing Point Force India, di Romain Grosjean e di Carlos Sainz.

La soddisfazione di Lewis Hamilton che, dopo il successo di Suzuka, è davvero ad un passo dal quinto titolo (foto da: twitter.com/pirellisport)

MERCEDES: HAMILTON VEDE IL TITOLO. SARÀ FESTA GIÀ AD AUSTIN?

Più della 71.esima vittoria (4° consecutiva, 6° nelle ultime 7 gare) e dell’80.esima pole ottenuta sabato, il Gran Premio del Giappone ha sancito (anche se non ancora ufficialmente) la vittoria del quinto titolo mondiale da parte di Lewis Hamilton il quale, già nel prossimo weekend di Austin, potrà raggiungere nell’albo d’oro Juan Manuel Fangio. In Texas, forte di 67 punti di margine e in caso di ennesima vittoria, al nativo di Stevenage basterà che Sebastian Vettel non faccia meglio del 3° posto per dar via ai festeggiamenti con tre gare d’anticipo. A Suzuka, la Mercedes ha confermato di essere tornata di un altro pianeta, disponendo a piacimento degli avversari, e centrando la quarta doppietta in stagione (44.esima nella storia del team anglo-tedesco). Nei Costruttori, il gap sulla Ferrari si è ampliato a 78 punti, ovvero quasi due doppiette; in questo caso, il quinto titolo di fila potrebbe arrivare a Città del Messico.

Lewis Hamilton, sul podio di Suzuka. Dopo la pole #80 sabato, quest’oggi Lewis ha fatto registrare la vittoria #71 (foto da: twitter.com/F1)

Per Hamilton soprattutto, la domenica di Suzuka è stata quasi una gita di piacere, godendosi una delle piste più belle del mondo al volante di una W09 confermatasi imprendibile. Scattato perfettamente al via, scortato dal fido Bottas, Lewis non ha avuto problemi a comandare fin dall’inizio, superando in tranquillità anche la Safety Car mandata in pista per il contatto tra Leclerc e Magnussen. Un primo stint in assoluto controllo, concluso al giro 24 con il pit per passare alla mescola Medium. La seconda fase non si discosta molto dalla prima, con l’inglese che, anzi, ogni tanto piazza lì un giro record, giusto per non addormentarsi (lo stesso tartassando il suo ingegnere di pista, Peter Bonnington, con fantomatici problemi di erogazione del propulsore e nelle cambiate). Il sesto Grand Chelem in carriera, però, sfuma al penultimo giro, causa Vettel. Ma siamo certi che Lewis non se ne cruccerà più di tanto.

Gara giusto un filo più complicata per Valtteri Bottas, 2° al traguardo a quasi 13″ dal compagno di box. Il suo primo stint, a debita distanza sia da Lewis che da Max, si conclude al giro 23, per evitare che l’olandese, fermatosi subito prima, rischiasse di avvicinarsi troppo. Nell’ultima quindicina di giri, però, qualche esitazione di troppo in fase di doppiaggio ha permesso a Verstappen di farsi sotto sensibilmente. Ma è solo un’illusione, poiché a Bottas basta tornare a spingere per ricreare con facilità il gap e a mettere in cassaforte la piazza d’onore. Una Mercedes una volta di più dalla solidità granitica, che si avvia in pompa magna all’ennesima accoppiata iridata.

FERRARI: CRISI CONTINUA. SEB E KIMI SBATTONO SU VERSTAPPEN

Suzuka regala un’alba dal gusto decisamente amaro alla Ferrari. Potremmo definirla come il ritratto dell’attuale momento (nerissimo) del Cavallino, smarritosi dopo Monza e crollato a terra malamente nelle ultime settimane. L’errore madornale ed incomprensibile delle qualifiche (stigmatizzato duramente anche da Arrivabene) ha segnato in maniera decisa la domenica di Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen, tra l’altro costretti a partire con le Supersoft, a differenza dei rivali, non potendo quindi nemmeno abbozzare dal via una strategia diversa.

Deludente sesto posto per Sebastian Vettel a Suzuka. Un risultato provocato da un contatto nei primi giri con Max Verstappen (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

In avvio, come spesso accaduto nel recente passato, lo spauracchio è diventato il #33 della Red Bull, protagonista di due incontri molto ravvicinati con i due ferraristi nelle prime tornate. Dopo il semaforo verde, mentre Kimi resta in 4° posizione (31.esima gara di fila senza guadagnare posizioni in partenza), Seb scatta come una furia, liberandosi subito delle Toro Rosso e di Perez, passando poi in maniera molto rischiosa alla Spoon (e all’esterno, con due ruote sull’erba) Grosjean. Al primo passaggio alla Casio Triangle, Verstappen finisce lungo, prestando il fianco all’attacco di Raikkonen; l’olandese rientra in pista senza avvedersi del finlandese, colpendolo e spingendolo verso l’esterno. Raikkonen, oltre a subire il sorpasso di Vettel, si ritrova con la fiancata sinistra danneggiata, subendone gli effetti per tutto il resto della gara (seppur non provando a far nulla più che portare la monoposto al traguardo).

Alla ripartenza dalla Safety Car, è il turno di Seb. A dir la verità, il tedesco non riesce ad essere molto vicino all’olandese; le cose cambiano nel tratto veloce dopo il tornantino. All’uscita della semicurva che precede la Spoon, l’olandese esce molto più lento del tedesco, che gli piomba addosso. Max resta largo, lasciando aperta la porta all’interno e Sebastian ci prova; quando il tedesco è già con oltre due terzi della macchina di fianco alla Red Bull, Verstappen chiude la traiettoria come se non ci fosse nessuno all’interno e il contatto è inevitabile. Come a Monza con Hamilton, Vettel, giratosi nella via di fuga, deve ripartire dal fondo, con la parte destra della monoposto praticamente senza più appendici aerodinamiche.

Nonostante tutto, e per limitare i danni, Seb si rimbocca le maniche e, a suon di sorpassi, risale in 10° posizione al 25° passaggio; dopo il pit (giro 26), il ferrarista torna in pista 16°, rimontando però velocemente e, dopo il sorpasso su Grosjean al giro 33, s’installa in quella che sarà la sua posizione finale, la 6°. Un Vettel che, negli ultimi due giri, si toglie lo sfizio (mooolto relativo) del giro veloce (1:32.318, all’ultimo passaggio). Molto più scialbo il prosieguo di Raikkonen, in particolare dopo la sosta (giro 17). Finito dietro un gruppetto formato dalle due Force India e da Gasly, il finlandese perde troppo tempo per effettuare i sorpassi, aspettando sempre il rettifilo principale. Questa strategia ‘conservativa’ gli costa la posizione su Ricciardo, dal quale giungerà alla fine a ben 31.5 secondi. Un’enormità.

Anche lui a contatto con la Red Bull #33, Kimi Raikkonen in Giappone ha portato a casa un incolore 5° posto (foto da: twitter.com/ScuderiaFerrari)

In generale, però, come dicevo in apertura di paragrafo il weekend di Suzuka rappresenta il punto più basso toccato in questo 2018 dalla Rossa. Una squadra che non è più tale da settimane ormai, che da la netta impressione di non remare nella stessa direzione, persi, svagati, con i piloti lasciati a loro stessi, capaci di errori strategici da mettersi le mani nei capelli. Tutto il contrario della corazzata Mercedes, maestra di unità d’intenti. Come invocato da più parti, serve una netta presa di posizione da parte dei vertici di Maranello, che hanno il dovere di far sentire la loro presenza, finora un pò troppo evanescente. Un team smarritosi in modo così netto, improvviso, ha evidentemente bisogno di un qualcuno che prenda le redini con decisione e comandi allo stesso modo. Fa male (per quanto successo chiaramente) dire ‘alla Marchionne’, ma è la dura realtà.

In un momento come quello attuale, caratterizzato da una raffica di critiche continua e sferzante, che mette in discussione dalla A alla Z la Ferrari, c’è bisogno di far quadrato, in particolare attorno ai piloti. Anzi, soprattutto ad un pilota. Sebastian è diventato, insieme ad Arrivabene (per intenderci, le sue dichiarazioni nel corso del weekend di Suzuka mi sono piaciute poco), il capro espiatorio per eccellenza. Il suo addio (o per meglio dire, la sua cacciata) viene vista da troppi come una sorta di panacea. Quanto accaduto oggi ha costituito l’ennesima occasione per l’ormai solita shit-storm nei suoi confronti. ‘Eh ma doveva aspettare, Max era anche penalizzato’, ‘Ma dove voleva infilarsi?, ‘Tanti contatti con Max e ancora non ha imparato che tipo di pilota sia l’olandese’. Sono solo alcune (e probabilmente le più gentili) delle frasi dette al tedesco.

Io, come in altre circostanze, mi sento di difenderlo. Soprattutto ed in ragione della situazione attuale, e di classifica e tecnica vissuta dalla Ferrari. Intendiamoci, Seb ha fatto i suoi errori quest’anno, e non intendo tornarci. Ma in cosa avrebbe sbagliato oggi? Nell’aver provato a sfruttare un’occasione, per quanto improvvisa? No, non mi sento per niente di dargli addosso. Lo stesso Vettel, nel team radio non appena tagliato il traguardo, ha detto una cosa sacrosanta: “Se non me la fossi sentita di provarci, sfruttando quello spazio, tanto valeva starsene a casa“. Il tedesco ha fatto benissimo, anche perché non è che Max gli avrebbe reso le cose più semplici più avanti. Al contrario. Con le Mercedes lì, riuscire in quella manovra gli avrebbe permesso di puntare quantomeno a mettere pressione a Bottas e Hamilton.

Il contatto tra Sebastian Vettel e Max Verstappen alla Spoon, durante l’8° giro del Gran Premio del Giappone 2018 (foto da: youtube.com)

Aspettare, casomai troppo, perdendo l’attimo propizio, lo avrebbe esposto a degradare le gomme in maniera più veloce, stando troppo alle spalle della Red Bull. Era penalizzato Max? E quindi? Attendere semplicemente il pit avrebbe garantito un 3° posto tranquillo, certo. E cosa sarebbe cambiato? Nulla. Sinceramente, preferisco mille volte un pilota che ci prova sempre, buttando il cuore oltre l’ostacolo, sbagliando anche; piuttosto che un pilota che fa il compitino, pensando solo a portare la macchina al traguardo, senza spunti. Nella situazione di Vettel ci vedo tanto del 2016, ovvero di un pilota nervoso si, ma soprattutto smanioso di far bene, di andare oltre il limite attuale di team e monoposto, senza però una parola fuori posto e sempre a difesa dei suoi uomini. Ripeto, colpe in quanto accaduto quest’anno, in un mondiale dolorosamente sfuggito di mano in 4 weekend, ci sono. Ma stanno anche e soprattutto altrove, in un team incapace di creare quel clima ideale, del quale invece beneficia indubbiamente Hamilton in Mercedes.

RED BULL: VERSTAPPEN SUL PODIO. RICCIARDO RITROVA IL SORRISO

Gara movimentata in casa Red Bull, che vede Max Verstappen ottenere il 7° podio stagionale e Daniel Ricciardo risalire di prepotenza fino alla 4° posizione, portandosi a casa il Driver of the Day. Riguardo all’olandese, abbiamo parlato compiutamente di quanto accaduto nei primi giri con i ferraristi; episodi dai quali Max è anche fortunato ad uscirne praticamente senza danni sulla sua monoposto. Da lì in poi, però, mette in piedi una gara molto solida e consistente, con una seconda parte all’attacco, nel (vano) tentativo di andare a disturbare la 2° posizione di Bottas. Ricciardo, dal canto suo, ha sfruttato bene le Soft all’inizio, passando in 10° posizione già a fine 3° giro, per poi issarsi in 5° posizione alla 13° tornata. Un buon ritmo e le esitazioni di Raikkonen gli consentono di prendersi la 4° piazza sul finlandese, per poi concludere a soli 19″ dalla vetta. Davvero niente male per uno partito 15°, e un parziale risarcimento dopo la rabbia per il problema delle qualifiche.

La soddisfazione di Max Verstappen, giunto 3° a Suzuka nel Gran Premio del Giappone 2018 (foto da: twitter.com/redbullracing)

GLI ALTRI: PEREZ MIGLIORE DEGLI ALTRI. PUNTI ANCHE PER GROSJEAN, OCON E SAINZ. KO LECLERC

La palma di ‘primo degli altri’ quest’oggi va a Sergio Perez. Il pilota della Racing Point Force India ha chiuso una gara molto concreta in 7° posizione, beffando un furioso Romain Grosjean (8°). Oggetto del contendere, la ‘furbata’ del messicano nel giro che ha visto terminare il regime di VSC susseguente al ritiro di Leclerc, con Checo a girare in 1:47 e il pilota Haas in 1:50. Un Perez che così aggancia al 7° posto in classifica, con 53 punti, Magnussen e Hulkenberg. Al 9° posto, invece, è arrivato Esteban Ocon. Interessante sottolineare come, da quando c’è stato il cambio di proprietà, il team di Silverstone è giunto a punti con entrambi i piloti in quattro gare su cinque.

Ancora un doppio arrivo a punti per la Racing Point Force India. Sergio Perez (in primo piano) ha concluso 7°. Esteban Ocon (dietro) è finito 9° (foto da: twitter.com/ForceIndiaF1)

Un pò a sorpresa, viste le difficoltà del weekend, in 10° posizione è giunto Carlos Sainz. Un risultato, concretizzatosi grazie al sorpasso su Pierre Gasly (11°) in fondo al rettilineo dei box ad inizio quartultimo giro, che permette alla Renault di rintuzzare la rincorsa della Haas, adesso dietro di 8 lunghezze (92 a 84). Pochi sorrisi in casa Toro Rosso. Dopo le splendide qualifiche, le speranze erano tutt’altre, con la voglia di far bene nella gara di casa della Honda. E invece Gasly ha resistito fino a che ha potuto, dopo una gran prima metà di gara, finendo di poco fuori dai punti; Hartley, invece, ha vanificato tutto con una pessima partenza, chiudendo 13° alle spalle di Marcus Ericsson. Lo svedese (12°) ha vissuto anche un momento particolare alla ripartenza da SC quando, alla Casio Triangle, ha finito per tamponare il compagno di squadra.

Charles ha vissuto una domenica difficile, ritirandosi al giro 38 per un problema alla sua Sauber. Ad inizio gara, però, ha vissuto un momento di forte tensione con Kevin Magnussen (ritirato al giro 8) il quale, ancora una volta, cambia direzione all’ultimo momento mentre si difende, venendo sia tamponato dal monegasco in pieno rettilineo sia graziato (per l’ennesima volta) dai commissari. Chiudiamo con McLaren e Williams. i due storici team hanno vissuto momenti epici e gloriosi su questa pista. Il presente, però, è ben più avaro di soddisfazioni: Fernando Alonso e Stoffel Vandoorne hanno finito in 14° e 15° posizione, seguiti da Sergey Sirotkin e da Lance Stroll. Lo spagnolo ed il canadese sono stati protagonisti di una doppia sanzione (5″) da parte dei commissari che ha fatto arrabbiare soprattutto Nando. In duello al termine del primo giro sin da prima della 130R, Stroll stringe verso l’esterno Alonso, che finisce lungo alla Casio Triangle, rientrando poi in pista in maniera molto decisa dopo aver tagliato. Stroll è stato punito per aver forzato un altro pilota fuori dalla pista, Alonso per aver tagliato traendone vantaggio.

Domenica sfortunata per Charles Leclerc a Suzuka. Prima un contatto con Kevin Magnussen, poi un cedimento, che lo ha costretto al ritiro (foto da: twitter.com/SauberF1Team)

Il Mondiale di Formula 1 tornerà tra due settimane (19-21 ottobre) con il Gran Premio degli Stati Uniti, al COTA di Austin.

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