Esclusiva – Xavier Jacobelli: “Emergenza Coronavirus non si risolverà in breve e cambierà il calcio”

La redazione di Stadiosport.it ha intervistato in esclusiva Xavier Jacobelli, Direttore di Tuttosport, che ha delineato il possibile cambiamento del calcio causato dall’emergenza Coronavirus

Il calcio cambierà radicalmente a causa dell’emergenza legata al pericolo di diffusione del contagio del Coronavirus, al secolo Covid-19, che ha portato alla sospensione di tutte le competizioni e al rinvio a data da destinarsi. 

La redazione di Stadiosport.it ha intervistato in esclusiva Xavier Jacobelli, attuale Direttore di Tuttosport, che ha espresso la sua opinione riguardo la crisi economica e sanitaria attuale del mondo del calcio.

Ecco le sue dichiarazioni in esclusiva ai microfoni di Stadiosport.it: 

  • Direttore Jacobelli, come sta vivendo questo difficile periodo che stanno attraversando l’Italia e il mondo, compreso quello del calcio?

“Come tutti quanti, ovvero con spirito di resilienza e di resistenza. E’ molto importante, in questa fase, attenerci alle regole che ci vengono imposte dalle autorità sanitarie, e purtroppo c’è ancora troppa gente in giro nonostante gli obblighi e le raccomandazioni di rimanere a casa. Dobbiamo capire che sarà un problema che non si risolverà in breve tempo. Dal canto nostro, nel mondo del giornalismo, cerchiamo di fare la nostra parte. Uno degli aspetti positivi che tutto questo ha portato è la riscoperta della lettura in tutti gli ambiti, dai libri ai giornali”.

  • Da bergamasco sicuramente ha vissuto con un coinvolgimento più alto l’intera vicenda. Crede che le autorità abbiano fatto, fino ad ora, tutto il possibile per salvaguardare la salute e la vita delle persone?

“In questo momento posso capire lo stato d’animo dei bergamaschi. Abbiamo scoperto che, le cifre ufficiali in merito agli ammalati e ai deceduti, sono esattamente la metà di quella che è la situazione reale. Adesso la cosa più importante è fronteggiare questa emergenza sanitaria. A Bergamo, in dieci giorni, si è costruito, anche con l’ausilio degli alpini, all’interno di un padiglione della fiera un vero e proprio ospedale che sarà interamente dedicato a curare gli ammalati di Coronavirus. Queste storie di coraggio e di volontà non possono fare altro che riempiere di orgoglio tutti noi. Però questo è anche il tempo della solidarietà e dell’emergenza. A tempo debito, quando tutto questo sarà finito, si valuteranno le responsabilità di eventuali mancanze, però ora è ancora troppo presto”.

  • A suo parere quale potrebbe essere il periodo più logico e sicuro per riprendere, eventualmente, i campionati e le coppe europee?

“La Fifa, l’Uefa, la Figc e l’Assocalciatori stanno lavorando per costruire scenari futuri ai quali potersi presentare non impreparati. Purtroppo c’è questa grande spada di Damocle sulla testa, il virus, che condiziona e condizionerà le scelte che si faranno. Soltanto le autorità sanitarie potranno stabilire quando si potrà riprendere, in sicurezza, gli allenamenti e la disputa delle partite. Attualmente si ipotizza di riprendere a fine maggio o inizio giugno. La volontà dell’Uefa, inoltre, sembra essere quella di completare la i tornei delle coppe europee ad agosto. La preoccupazione attuale, sulla quale basare eventuali idee e ragionamenti, è guardare il bollettino medico giornaliero delle 18, per capire l’andamento epidemico in Italia. Bisogna ricordare, inoltre, che anche le altre manifestazioni sportive del periodo primavera/estate sono state sospese, quali le olimpiadi di Tokyo, le grandi classiche del ciclismo, quali la Milano-Sanremo e la Tirreno-Adriatico”.

  • Approva l’iniziativa della Juventus di tagliare di quattro mensilità gli stipendi dei calciatori? Crede che avrebbe dovuto essere fatta una iniziativa simile coinvolgendo tutti i club di serie A?

“Sono attualmente in corsi dei colloqui tra l’Assocalciatori e la Lega Calcio. In questo senso la Juventus e i giocatori hanno preso una decisione saggia e ragionevole. Anche l’Atalanta, il Cagliari e l’inter sono sulla strada per adottare qualcosa di simile. Ci sono iniziative che i club, consapevoli della situazione, stanno prendendo in accordo con i propri tesserati. Credo sia importante che, nel mondo del calcio, ci sia resi conto che nulla sarà più come prima. Sicuramente gli ingaggi, i prezzi dei calciatori e le commissioni degli agenti dovranno essere ridimensionati. Mi auguro che non venga dimenticato, in tutto questo, il mondo del calcio dei dilettanti, che avrà necessariamente bisogno di un aiuto da parte della federazione e dello stato. In generale, il mondo del calcio, che trova la sua punta dell’iceberg nella serie A, B e C, garantisce alle casse dell’erario circa 1 miliardo e 250 milioni di euro all’anno, e interessa 32 milioni di persone. Ben l’1% del PIL italiano è costituito dal sistema calcio e mi auguro che ciò, insieme al già citato mondo dilettantistico, non venga dimenticato”.

  • Che opinione dei calciatori “fuggiti” dall’Italia per far ritorno in patria?

“Trovo assolutamente improprio e fuori luogo il parlare di fuga. I calciatori che hanno fatto ritorno in patria hanno rispettato il protocollo previsto ed esauriti gli obblighi previsti hanno deciso di rientrare nei rispettivi paesi. Da alcune parti vi è stata una polemica sterile, con poco rispetto per la vita privata. In particolare Gonzalo Higuain, il quale ha la madre che lotta da 4 anni contro il cancro e aveva il desiderio di starle vicino in questi momenti. Francamente ho trovato molto sgradevoli e strumentali certe speculazioni”.

Alessandro Cascino © Stadio Sport

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