Esclusiva Stadiosport – Salvatore Bagni: “Serie A a 18 squadre. Reina rimanga al Napoli. L’Inter lotterà per lo scudetto”

La redazione di Stadiosport ha intervistato in esclusiva Salvatore Bagni, ex calciatore di Inter e Napoli, oltre che della Nazionale italiana, dirigente e commentatore televisivo.

Ai nostri microfoni Salvatore Bagni ha parlato della grande crescita della Nazionale italiana e del movimento calcistico italiano a livello giovanile, soffermandosi sul momento particolare dell’Under-21.
O Guerriero“, come venne soprannominato ai tempi di Napoli, ci ha parlato anche dell’esigenza di una Serie A ad un numero più ridotto di squadre, prima di rivivere i magici momenti dello Scudetto del 1986/1987 con la maglia del Napoli, che precedette la brutta stagione in cui perse tutto e fu attaccato dai sui tifosi, che lo accusarono di essere, insieme a Giordano, Garella e Ferrario, uno dei capri espiatori del fallimento che portò alla vittoria finale del Milan.
Ci ha parlato inoltre della magnifica realtà che è il Benevento e delle aspettative dell’Inter di Suning per la prossima stagione.

Di cosa si occupa Salvatore Bagni oggi?

Io sono mediatore e consulente, mio figlio è agente e sono libero di proporre giocatori a tutti, lo faccio da 30 anni ormai. In passato ho lavorato sempre per tutti, anche se ho avuto delle parentesi in quadre come il Bologna, la Lazio, il Napoli, la Juventus o la Salernitana, oggi non mi conviene più lavorare per una società sola.” 

Salvatore Bagni è stato commentatore delle partite della Nazionale italiana in più occasione. Cosa ne pensa del gruppo di Ventura? Crede che avremo possibilità di battere la Spagna ed evitare pericolosi spareggi?

“Certo che avremo delle possibilità, l’Italia è una squadra giovane, di qualità e con molta convinzione dei propri mezzi, che sta crescendo sotto tutti i livelli, l’ha dimostrato dall’Under-17 in su, disputando un ottimo Mondiale Under-20, anche se sta convincendo po’ meno l’Under-21 adesso.
In Italia ci sono dei giovani di grandissima prospettiva, c’è un bel nucleo giovane e sicuramente ce la possiamo giocare contro qualunque avversario assolutamente alla pari.
Anche se la Spagna avrà il vantaggio del doppio risultato, oltre che del fattore campo, bisogna rischiare e l’Italia è una squadra che gioca un buon calcio.”

Cosa sta accadendo alla nostra Under-21? Come spiega il crollo contro la Repubblica Ceca che ha compromesso il cammino degli azzurrini?

“Una partita si può sbagliare, non si dovrebbe, ma capita. Ha mostrato più problemi del previsto a fare gioco e devo ammettere che neanche nella vittoria contro la Danimarca mi ha entusiasmato, ma era arrivata una vittoria importante comunque. Il problema è che in un torneo così breve diventa difficile.
E’ un torneo appunto, non un campionato e bisogna vedere anche cosa hanno fatto spesso i più grandi ai Mondiali in situazioni del genere. Forse contro la Repubblica Ceca si erano convinti di poter vincere relativamente facile contro un avversario meno blasonato, ma così non è stato. Adesso però se batti la Germania e ti qualifichi per le semifinali puoi andare a vincere l’Europeo tranquillamente. La Germania però secondo me è la squadra da battere, è quella che alla fine vincerà questo Europeo.”

Lei iniziò la sua carriera da calciatore nel lontano 1975, quando la Serie A andava in scena la domenica pomeriggio e c’era contemporaneità su tutti i campi, mentre adesso le partite domenicali sono sempre meno. Cosa ne pensa di questo ormai famoso “spezzatino”?

“E’ cambiato tutto. La Serie A prima era come una sorta di “raduno” della domenica pomeriggio. Fino a poco tempo fa il bar era n punto di ritrovo per guardare insieme le partite. Adesso ci sono le esigenze televisive, una volta c’erano gli sponsor, oppure c’erano delle persone che sovvenzionavano loro il calcio, mentre adesso sono le televisioni che fanno vivere diverse squadre, non solamente della Serie A. Quindi le linee le dettano loro, gli orari li dettano loro, ma per il bene di tutti, questo è normale.
E’ normale anche che il fascino cambia a seconda dell’età, se una volta si giocava tutte le partite allo stesso orario si poteva vedere molto meno, adesso invece quando hai la possibilità di vedere una partita al giorno è ovvio che le puoi vedere tutte, come se fosse un continuo show. Una volta si rimaneva invece con la sola voglia di vedere le partite, perché era più raro.”

Secondo lei bisognerebbe diminuire il numero di squadre in Serie A?

“Io credo che più squadre ci sono, meno qualità c’è. Si fa fatica a trovare tutti calciatori di qualità, bastano solo due squadre in più e già servono almeno 40 calciatori in più di qualità. Una volta c’erano i campionati a 16 squadre dove c’era veramente tanta ma tanta qualità. Prima venivano acquistati pochi stranieri, ma se ne prendevi uno voleva dire che era veramente molto forte. Venivano presi solamente i Maradona, Platini, Rumenigge, Zico, Matthäus… Capisci che sono tutti calciatori di grandissima qualità, si cercava solamente la qualità.”

Qual è dunque il numero ideale di squadre per mantenere competitivo il campionato?

“L’ideala sarebbe tornare ad un campionato a 16 squadre, ma capisci che nell’immediato non è assolutamente possibile ed è già difficile arrivare a 18.
Devi anche accontentare molte squadre e diventa già problematico far retrocedere 4 squadre e farne salire solamente 2, scontentando già tante squadre, figuriamoci ridurre direttamente a 16.
L’unico obiettivo di molte società è solamente quello di rimanere in Serie A e diminuendo il numero di squadre, ne scontenti moltissime. In ogni caso credo che tra non molto verrà attuata una riforma per portare il campionato a 18 squadre.”

Cosa ne pensa del caso Reina al Napoli? Rinnoverà il suo contratto o rimarrà il gelo con il presidente?

“Il Napoli è stata la squadra più importante della mia vita, conosco bene l’ambiente e so bene che possono succedere certe situazioni, ma so anche che si possono subito risolvere, può continuare insieme. Il problema è che Reina ha un anno solo di contratto, vedremo se ci sarà il prolungamento, ma trovare un portiere così affidabile, così di personalità ed esperienza diventa difficile, spero rimanga Reina. Adesso non voglio entrare nel merito degli screzi con De Laurentiis, voglio parlare di calcio, del resto mi interessa poco, ognuno si comporta come vuole ed il presidente ha questo carattere.”

Ritiene che Sepe potrebbe essere il futuro del Napoli?

“Sepe è un ottimo portiere, ma non credo che il Napoli deciderà di puntare su un portiere che, per carità ha fatto bene ed è bravo, ma il Napoli è un top club e vuole solo un top portiere, un top terzino, un top difensore… Per Sepe sarebbe una responsabilità troppo grande giocare titolare a Napoli.”

Come vedrebbe un trasferimento di Sepe al Benevento?

“Lì avrebbe ottime possibilità di giocare titolare, perciò sarebbe ottimo, magari per lui perché merita di giocare.”

Il Benevento ha dimostrato di avere un progetto serio ed ambizioso, è riuscito ad effettuare il doppio salto e raggiungere la Serie A con una cavalcata che ha dell’epico. Che tipo di mercato affronterà? E di conseguenza, quale sarà secondo lei il campionato del Benevento della prossima stagione?

“Il Benevento è attrezzato sotto tutti i profili per fare un ottimo campionato. Tra le squadre che lottano per non retrocedere si è alzato molto il livello, sarà una lotta molto molto dura ed il Benevento farà un mercato importante, allestirà una squadra che possa salvarsi, ma non all’ultima giornata, per salvarsi con relativa tranquillità.”

Il Napoli, come da lei stesso ribadito più volte, è la squadra più importante della sua carriera, ma ci sono stati dei momenti in cui la tensione tra le e la piazza è stata alle stelle. Nel campionato 1987-1988 il Napoli perse lo scudetto a causa della sconfitta contro il Milan (che vinse poi il titolo). In quell’occasione ci fu chi insinuò che Lei, Giordano, Garella e Ferrario eravate i responsabili del fallimento, causando di proposito il calo che vide gli azzurri crollare nello sprint finale, a causa degli screzi con l’allenatore Bianchi ed il resto della squadra. Questo episodio sancì di fatto la fine della vostra avventura in maglia azzurra. 

“A Napoli sono legato da un legame profondo, se penso ancora alla notte dello scudetto mi vengono i brividi. Non potrò mai perdonare però chi pensava che quando perdemmo il tricolore lo facemmo di proposito.
Trovai almeno cinquemila tifosi arrabbiati a piazza dei Martiri che insultavano me, Garella, Ferrario e Giordano. Non avevamo parole. Per fortuna con il passare del tempo la gente ha capito, non avrei mai remato contro Napoli. Oggi c’è un rapporto splendido con la piazza. Quell’anno ho perso tutto, Nazionale compresa, ma Napoli la porterò per sempre nel cuore.”

Tra le squadre con cui ha recentemente lavorato c’è il Bologna (tra il 2011 e il 2013). Che tipo di mercato crede che potrà affrontare la società felsinea?  

“Farà un mercato in linea con le aspettative di una società che vuole crescere nel tempo, hanno grandi possibilità economiche ma non vogliono tutto e subito, puntano a raggiungere risultati negli anni, come è giusto che sia.”

L’Inter è una società che ha cambiato molto a livello dirigenziale e manageriale, affidando la panchina ad un allenatore affermato come Spalletti. Nonostante circolano grandi nomi, non è ancora arrivato nessun grande acquisto. Secondo lei, quale sarebbe il colpo giusto per fare il salto di qualità?

“L’Inter allestirà una squadra di grandissimo spessore. Il gruppo Suning è un gruppo affermatissimo, poi c’è Ausilio, c’è Sabatini, c’è molta gente di calcio con grande esperienza e di grande conoscenza, quindi non esiste il problema. Non è che si può fare tutto entro il 25 giugno, anche se l’Inter deve mettere più di un tassello, perché non si può accontentare di lottare per la qualificazione alla Champions League, l’Inter per esigenze di blasone deve lottare da subito per la conquista dello scudetto. Certo, ripartire da un ottavo posto non è semplice, ma c’è il dovere di Suning di partire per vincere. Ci sta anche che venga ceduto qualche pezzo pregiato come Brozovic o Perisic, oltre che per fare cassa e rientrare nelle norme del FFP, anche perché magari ci sono idee diverse, magari servono anche altri tipi di calciatori all’allenatore.”

Lei fece le sue fortune giocando prima ad attaccante esterno, per poi trasformarsi nella seconda fase della sua carriera un centrocampista. Nel calcio di oggi, chi ritiene che possa avvicinarsi al suo modo di interpretare questi due ruoli?

“Io sono nato come attaccante puro per poi diventare esterno, ruolo grazie al quale ho raggiunto più volte la Nazionale, ma le mia vera fortuna fu quella di arretrare a centrocampo. Ognuno gioca a modo suo, non posso fare paragoni con nessuno. Io ero un calciatore che piaceva perché sapevo attaccare e difendere allo stesso modo, come si dice oggi, facevo bene tutte e due le fasi.” 

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