Esclusiva Stadiosport- Rosario Pergolizzi : “Una volta era un calcio più tecnico e meno schematizzato. E’ importante far crescere bene i giovani, Maradona? Ricordi stupendi”

In esclusiva ai microfoni di Stadiosport.it, Rosario Pergolizzi, ex terzino con un’ottima carriera vissuta tra Serie A e B con le maglie di Napoli, Reggina, Ascoli, Bologna, Brescia, Padova e Ravenna. Oggi fa l’allenatore, avendo maturato esperienze sia a livello giovanile che professionistico, con una parentesi in Serie D alla guida del Marsala.

Nella sua carriera da tecnico vanta soprattutto la storica conquista di uno scudetto nel 2008 con la Primavera del Palermo, risultato mai raggiunto prima dalla società rosanero. Con lui abbiamo parlato delle sue esperienze da calciatore e tecnico oltre che del calcio in generale, ricordando anche di quando era agli inizi della carriera e militava nella Primavera del Napoli, dove ebbe la fortuna di allenarsi in Prima squadra con il grande Maradona.

Ciao Rosario, quali differenze noti tra il calcio di ieri e quello d’oggi dal punto di vista tecnico? Considerando la tua grande esperienza da giocatore.

“Prima il calcio era più tecnico e meno veloce mentre oggi è l’inverso. Ai miei tempi eravamo meno schematizzati a differenza di oggi, dove tutto è basato sulla tattica, che un pò limita le giocate dei singoli. Oggi inoltre i giovani arrivano troppo in fretta in alto senza sapere se sono pronti o meno, quindi rispetto ad una volta si fa anche meno gavetta”.

Tu hai allenato sia a livello giovanile che professionistico, hai dovuto diversificare il tuo modo di lavorare ?

“Quando alleni una squadra di professionisti devi partire dal fatto che hai a disposizione un livello tecnico medio alto, oltre a trasmettere i tuoi concetti alleni lo spogliatoio e valorizzi i singoli. Nel settore giovanile più o meno fai lo stesso, ma valorizzi il ragazzo sotto tanti punti di vista perché non sai un domani con quale tipo di modulo giocherà. La cosa importante è che ai giovani gli siano dati i tempi dovuti per crescere e farli diventare un domani dei grandi professionisti.”

Oggi secondo te in Italia si sta puntando abbastanza sui giovani ?

“Vedrai che adesso ci sarà l’exploit, ma solo perché ci piace prendere come esempi altre realtà che in quel momento hanno fatto una grande annata come il Leicester o l’Ajax, quando invece noi in Italia non abbiamo nulla da invidiare a nessuno in tutto il mondo, perché siamo preparati sotto tutti i punti di vista, forse ci sottovalutiamo troppo e di conseguenza ci penalizziamo da soli. Bisogna puntare sui giovani sempre, facendo dei progetti su di loro, cercando di valorizzarli al massimo. L’Atalanta di quest’anno non è una sorpresa, perché a Bergamo c’è sempre stata una grande tradizione del settore giovanile, dove i ragazzi vengono  preparati ad essere prima uomini e poi professionisti”.

La tua ultima esperienza da tecnico è stata in serie D al Marsala, dove dopo un campionato vinto d’Eccellenza e una Coppa Italia, il tutto poi svanito con il fallimento societario della società siciliana. Purtroppo è uno dei fenomeni diffusi nel mondo del calcio minore, secondo te come se ne esce da questa situazione?

“Marsala è una grande piazza,avevamo iniziato bene e speravamo di fare il salto di qualità, ma purtroppo non è andata così. Il problema è che dalla Lega Pro in giù non ci sono introiti e diverse società vogliono fare il passo più lungo della gamba pagandone poi le conseguenze. Bisogna cambiare partendo dai settori giovanili, puntando su veri professionisti che aiutino le società a crescere. Io mi sono trovato più volte in situazioni difficili dal punto di vista societario e quando non ci sono state le condizioni per poter lavorare ho preferito dare le dimissioni, ma quando invece mi sono trovato in condizioni serene ho sempre poi raggiunto gli obiettivi con le mie squadre”.

Durante la tua carriera da giocatore quale allenatore ti ha lasciato qualcosa in più rispetto agli altri?

“Io ho avuto diversi allenatori, ma non dirò un nome, preferisco suddividerli in due categorie, cioè ho avuto quelli che curavano più la gestione del gruppo e meno la parte tattica o viceversa come ho avuto anche quelli severi che ti mettevano tensione già dallo sguardo. Nel fare l’allenatore è importante curare i particolari, sono quelli che fanno la differenza. A me piace essere più un allenatore vecchia maniera, per il semplice fatto che a mio avviso sono fondamentali le regole, perché mi reputo un professionista a 360 gradi. Il ruolo dell’allenatore deve essere più tutelato dalla federazione , invece spesso in certi campionati si da la possibilità ad allenare a chi non ha il patentino e l’esperienz dovuta per poter svolgere  questo lavoro”.

Di quel Palermo Primavera che vinse lo scudetto nel 2008, quali giocatori sono riusciti a fare carriera?

“A parte Abel Hernandez , Misuraca e Mazzotta, tutti gli altri invece militano oggi in squadre di Serie D e Eccellenza”.

Tu hai esordito in A con la maglia del Napoli, a quei tempi c’era Maradona, quali ricordi hai del “Pibe de Oro”?

” Avevo a mal’appena 18 anni e facevo parte della Primavera del Napoli, ogni tanto mi allenavo con la prima squadra, dove ho avuto la fortuna di lavorare con Maradona, per me è stata un’esperienza stupenda. Oltre ad essere stato un vero campione era anche un grande capitano, voleva bene ai suoi compagni, i quali per lui avrebbero fatto di tutto. I media hanno sempre dato di lui un’immagine negativa, ma non era come lo facevano apparire”.

 

Tra le tue ex squadre c’è stata anche la Reggina, dove eri arrivato giovanissimo proprio dal Napoli, oggi gli amaranto si trovano in Lega pro, pensi che tornerà un giorno nel calcio che conta?

“Quando giocavo alla Reggina eravamo una casa-famiglia di quanto si stava davvero bene, già in quegli anni era una società ben attrezzata e aveva ottimi rapporti con grandi società di Serie A, l’unica a quei tempi in tutto il meridione. Oggi purtroppo non sta vivendo i fasti di un tempo però tornerà grande. Io ho fiducia nel presidente Praticò, che ho avuto come dirigente quando giocavo a Reggio e posso dire solo tante cose belle su di lui, davvero una persona stupenda, merita di essere sostenuto per far tornare grande la Reggina”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Dopo un anno sabbatico, sono ora pronto a rimettermi in discussione, quindi valuterò eventuali offerte con la speranza che possa esserci un progetto importante”.

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