Esclusiva Stadiosport- Emanuele Filippini : “La mia vita tra calcio e rock. Che ricordi con Baggio e Guardiola. Mazzone ci dava tranquillità”

In esclusiva ai microfoni di Stadiosport.it, Emanuele Filippini, ex  centrocampista dinamico con un’ottima carriera trascorsa tra Serie A e B , condivisa quasi interamente insieme al fratello gemello Antonio.  

Nel corso della sua carriera da giocatore, Emanuele Filippini, ha vestito le maglie di Brescia, squadra della sua città e dove è cresciuto, successivamente Ospitaletto, ritorna alle “Rondinelle”, restandoci per sette stagioni, dopo di che approda in altri club importanti, vale a dire  Parma, Palermo, Lazio, Treviso, Bologna e Livorno.

Oggi fa l’allenatore, infatti in questi giorni è stato presentato ufficialmente come nuovo tecnico dell’Imolese, squadra che milita nel campionato di Serie D, avendo già alle spalle esperienze positive nei settori giovanili di Brescia e Feralpi Salò, passando poi all’Adrense, dove conquista la promozione in Eccellenza e successivamente ai dilettanti del Ciliverghe, ottenendo anche qui ottimi risultati. In questa intervista, Emanuele ci ha parlato dei suoi trascorsi da giocatore , degli allenatori avuti e del rapporto con due grandi campioni del calibro di Roberto Baggio e Pep Guardiola, senza dimenticare la sua grande passione per la musica rock, che condivide insieme al fratello, con il quale si diverte a suonare.

Ciao Emanuele, è stato un vantaggio per te nel corso della tua carriera da calciatore, giocare insieme a tuo fratello Antonio nella gran parte delle squadre, dove hai militato ?

“Sicuramente è stato un vantaggio, siamo come una squadra e questo  è senz’altro un valore aggiunto anche perché essendo gemelli bastava uno sguardo per capirci, però nel corso della nostra carriera abbiamo dimostrato che potevamo giocare anche separati. Poi abbiamo un carattere che ci ha consentito di inserirci in ogni contesto senza problemi”.

                

Nelle tue stagioni vissute al Brescia, specialmente negli anni della Serie A, hai avuto la possibilità di giocare insieme a due grandi campioni come Roberto Baggio e Pep Guardiola, che rapporto avevi con loro ?

“Io e mio fratello da bresciani eravamo onorati di giocare con questi due campioni, per giunta nei migliori anni della storia del Brescia. Il nostro rapporto era ottimo, poi noi essendo di Brescia li aiutavamo ad ambientarsi nella nostra città, facendogliela conoscere, in modo da agevolare il loro inserimento. Con Baggio ci accomunava la passione per la musica mentre con Guardiola si parlava moltissimo di calcio, oggi che alleno molti dei suoi concetti li sviluppo nelle mie squadre. Pep comunque è rimasto legatissimo alla nostra città e alla famiglia Corioni, infatti quando capita che viene per giocare a Milano in Champions League, torna  sempre a trovare gli amici”.

Oggi che ricopri il ruolo dell’allenatore, ho notato che durante la tua conferenza stampa di presentazione da nuovo tecnico dell’Imolese, hai menzionato i nomi di tre grandi allenatori che hai avuto da giocatore, mi riferisco a Carlo Mazzone, Cesare Prandelli e Francesco Guidolin, in cosa si differenziavano l’uno dall’altro e quali di loro esaltavano di più le tue caratteristiche?

“Ho appreso tanto da Mazzone, perché nella gestione del gruppo è stato quello che mi ha dato di più, ci dava serenità specie nei periodi negativi, faceva da parafulmine e non entrava mai nello spogliatoio, poi la domenica durante la partita appariva diverso, però durante la settimana stavamo davvero tranquilli. Guidolin invece era più concreto, con lui lavoravi su quei pochi concetti, ma li facevi talmente bene che ci riuscivano a memoria, poi stavamo anche bene fisicamente perché i suoi allenamenti duravano un’ora e un quarto o al massimo un’ora e mezza, si lavorava comunque in maniera molto intensa mentre Prandelli curava più i dettagli, tipo la postura dei piedi, del corpo, quindi era molto attento ai particolari. Bene o male tutti e tre esaltavano le mie qualità, in quegli anni era l’inizio un calcio dinamico e intenso, chiaramente a certi livelli dovevi essere anche preparato tatticamente, quindi non bastava soltanto correre”.

   

Riguardo a Emanuele Filippini allenatore, hai fatto fin qui un percorso partendo dal settore giovanile fino ad arrivare alla Serie D, durante la tua presentazione a Imola hai dichiarato di prediligere come modulo di gioco il 4-3-3, come mai questa scelta?

“Io prediligo il 4-3-3, perché è un modulo dove puoi attaccare e difendere bene gli spazi, chiaro che un bravo allenatore si adatta ai giocatori che ha. Nell’ultima stagione ho iniziato con il 4-3-3, poi per trequarti  ho cambiato attuando il 3-5-1-1, giocando sempre però in maniera propositiva. A prescindere dal modulo l’importante è saper far muovere bene i propri giocatori. Mi piace comunque giocare molto sugli esterni perché a mio avviso è il modo più semplice per attaccare la porta avversaria, io questa la chiamo zona uno, invece attaccare al centro dell’area è sempre più difficile essendoci meno spazi “.

In questo forse ti somiglia uno dei tuoi più illustri colleghi, vale a dire Vincenzo Montella, sei d’accordo ?

“Un pochettino si anche se lui porta più giocatori all’interno, ma per il fatto che ha giocatori con altre qualità”.

Da come abbiamo accennato prima, sei stato scelto come nuovo tecnico dell’Imolese, cosa ti ha convinto a sposare il progetto della società emiliana ?

“Si qui c’è un progetto serio e importante, è una società giovane che ha voglia di fare bene, quindi per me è l’ambiente ideale per lavorare al meglio, poi rispetto alle squadre precedenti dove sono stato, qui c’è un pò più di pressione ed è quello che io cercavo, in modo da mettermi alla prova. L’obiettivo è quello di conquistare la promozione in Lega Pro, ma sappiamo che non sarà facile perché ci sono altre squadre con la nostra stessa ambizione e quindi dovremmo sudarcela”.

Usciamo adesso dal panorama calcistico per tuffarci nella musica rock, tua grande passione che condividi insieme a tuo fratello Antonio, sappiamo infatti di un vostro concerto ai tempi di Palermo allo stadio della “Favorita per festeggiare la promozione in A della squadra rosanero, che emozione avete provato ?

“E’ stato emozionante perché abbiamo cantato e suonato davanti a 40.000 persone, sembravamo veri (sorride). Noi comunque lo facciamo solo per divertimento e per beneficenza, abbiamo anche inciso un album, ma lasciamo a Cesare ciò che è di Cesare (sorride)”.

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