L’ex attaccante di Crotone e Catania, da addetto ai lavori ha voluto dire ai nostri microfoni la sua opinione sul momento difficile che sta attraversando il calcio italiano, specie dopo la mancata qualificazione della Nazionale ai prossimi Mondiali di Russia. Alessandro Ambrosi, una volta appesi gli scarpini al chiodo si è dedicato interamente allo scouting e attualmente è impegnato in Tanzania, dove la Juventus ha aperto un camping per consentire a tutti i bambini di poter giocare a calcio. Con Ambrosi abbiamo cercato di analizzare le varie cause che hanno portato a questo fallimento l’Italia calcistica e soprattutto capire quale potrebbe essere la ricetta giusta per riportare il nostro calcio sul tetto del mondo. Secondo l’ex bomber, la strada migliore è quella di lavorare seriamente sui giovani italiani e mettergli al loro fianco allenatori qualificati e preparati, in modo da trasmettergli quelle nozioni specifiche per poter diventare un giorno dei professionisti.
Ciao Alessandro, la mancata qualificazione ai prossimi mondiali da parte della nazionale italiana, è figlia di un sistema che da anni è allo sbando più totale. Tu che sei stato un fortissimo attaccante e oggi fai scouting, che idea ti sei fatto su questo disastro, soprattutto secondo te come se ne potrebbe venire fuori ?
” In questo momento la delusione è tanta, ora si sta dando la colpa all’uno e all’altro, quando invece le colpe sono da condividere con tutti, facendo però un’analisi di quella che è la nostra realtà, siamo usciti contro un avversario modesto come la Svezia, senza inoltre riuscire a fargli un goal in 180 minuti, quindi c’è anche un problema di poca qualità tecnica in questa Nazionale. Tutto questo deve far fare un esame di coscienza su come è impostato tutto il nostro sistema calcio, perché non è possibile vedere dodici giocatori stranieri in una Primavera del settore giovanile di società professionistiche, ed è lì che nasce il problema, poi capisco tutte le difficoltà del caso, ma nei vivai dove i nostri giovani dovrebbero crescere e essere formati per essere poi delle risorse per il nostro calcio, si preferisce purtroppo puntare su giovani stranieri fatti passare per presunti talenti”.
Questo che tu giustamente dici, pensi sia dovuto anche all’inserimento degli agenti nei settori giovanili ?
“A parte qualche società professionistica che lavora molto bene con i giovani, le altre invece per interesse o altro si affidano a queste mezze figure, infatti fino a dieci, quindici, venti anni fa se si parlava di procuratori nei settori giovanili si rimaneva sbigottiti, ora purtroppo ci sono già ragazzini di dieci anni con il procuratore, quindi questo ti dimostra la bassezza del nostro calcio. Alla fine si crea un danno, perché alcuni ci devono guadagnare sopra, impedendo così di poter lavorare bene e far crescere i nostri ragazzi”.
Pensi che questa politica sbagliata sia fatta per mancanza di soldi o perché si preferisce affidarsi a queste figure ?
“Proprio perché ci sono difficoltà economiche, si dovrebbe puntare sui nostri ragazzi, sui quali magari è richiesto più tempo, ma alla fine i risultati arrivano, invece si preferisce il prodotto finito anche nei settori giovanili, facendo un danno al nostro calcio.”
A differenza degli altri paesi europei, in Italia si punta più alle doti fisiche e alla tattica, trascurando l’aspetto tecnico, non credi che sarebbe ora di invertire questa tendenza?
“Oggi se tu vai in qualsiasi settore giovanile, a partire dai pulcini senti ragazzini che ti parlano di tattica individuale, copertura, quando poi non sono capaci neanche a fare due palleggi o calciare il pallone. Una volta c’era la strada che ti faceva da maestra, quindi alcune cose le imparavi da solo e ti divertivi anche. Se io dico ad esempio a dei ragazzini fate un quarto d’ora di muro per raffinare l’interno piede non sanno neanche cos’è, perché pensano a fare la partitina per fare la diagonale, la copertura o come scalare quando invece bisognerebbe andare per gradi, iniziando a insegnare la tecnica e il gioco del calcio, poi tutto il resto. Nei settori giovanili si fa questo purtroppo solo per vincere le partite e mettere in risalto l’allenatore, facendo un danno ai ragazzi”.
A proposito di chi allena nei settori giovanili, siamo sicuri che i nostri ragazzi sono affidati a persone qualificate e competenti ? Visto che a questi livelli lavorare con i giovani è una grossa responsabilità.
“Qui c’è da fare un discorso ancora più ampio, io ho avuto la fortuna di girare in diversi settori giovani e ho visto cose da mettersi le mani ai capelli, ma ormai non esiste più la meritocrazia, va avanti l’amico dell’amico, infatti nei settori giovanili allena gente che non si è mai messa un paio di scarpini. Il problema è che se le società professionistiche non capiscono l’importanza di mettere figure competenti nei proprio settori giovanili, è la fine. Per non parlare che c’è gente disposta a pagare pur di allenare, basterebbe fare dei corsi specifici per limitare la possibilità di allenare soprattutto nei settori giovanili a chi non ha le competenze. Tutti si scandalizzano di questa cosa, ma il problema non si risolve mai”.
Pensi che l’Italia tornerà sul tetto del mondo ?
“Sicuramente l’Italia si preparerà, tenendo conto che nel 2022 ci sarà un altro mondiale. Io farei un programma di durata decennale, iniziando a lavorare sui ragazzini di 10-12 anni, in modo da creare una nuova generazione di talenti italiani che possa aprire un nuovo ciclo. Per giusto dopo questo fallimento si dovrebbero dimettere da Tavecchio fino al magazziniere, invece da come si è visto è cambiato ben poco tranne l’esonero scontato di Ventura con tanto di buonuscita, ognuno comunque pensa a giustificare i propri errori, restando sempre a loro posto. Si dovrebbe dare la possibilità di governare il calcio a chi lo ha giocato, invece si mettono in risalto queste mezze figure che con questo sport non hanno nulla a che fare”.
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