“Attimi e secoli, lacrime e brividi” direbbe Ligabue, grande tifoso nerazzurro. El Principe del calcio, ieri sera, ha dato il suo addio al calcio firmando così il suo ingresso ufficiale nella leggenda. Diego Alberto Milito è stato e sarà per sempre il simbolo di un calcio fatto di sentimenti, di passione e di attaccamento alla maglia. Ha cambiato diverse squadre nella sua vita e molti potrebbero obiettare che è stato un mercenario, ma non è così. In ogni squadra in cui è andato, ha fatto innamorare i tifosi che lo ricordano sempre con le lacrime agli occhi. L’apice della sua carriera è stato nel 2010, quando vinse tutto con l’Inter di Mourinho. Ripercorriamo le tappe della sua carriera.
ESORDI – Diego Milito nasce a Bernal, una cittadina a pochi chilometri da Buenos Aires, nel 1979. Che fosse un campione lo si era capito fin da subito, perchè tra il 1999 e il 2004 realizza 34 gol in 137 presenze con la maglia del Racing Club de Avellaneda. Senso del gol, rapidità di esecuzione e grinta da vendere. Nel gennaio del 2004 arriva al Genoa, il primo grande amore italiano.
GENOA – “Certi amori, non finiscono… fanno dei giri immensi, poi ritornano” cantava Venditti in “Amici Mai”. La storia d’amore con il Genoa si può racchiudere in queste parole ed è una delle più belle storie che il calcio sia mai riuscito a raccontare. Milito arriva nel 2004 e l’anno successivo riesce a riportare il Genoa in Serie A segnando 21 gol il 39 partite. El Principe è pronto per il palcoscenico della Seria A, ma il sogno dura poco. Il Genoa viene retrocesso in Serie C1 per l’illecito sportivo di Genoa-Venezia e Milito passa in prestito al Real Saragozza.
REAL SARAGOZZA – I tifosi del Genoa piangono per la partenza di Milito e ne hanno tutti i motivi. In Spagna, El Principe diventa un campione. Segna 15 reti nella prima stagione e porta il Real Saragozza in finale di Coppa del Re eliminando Barcellona e Real Madrid (leggendario il suo poker in Real Saagozza–Real Madrid 6-1). Milito è una macchina da gol e l’anno successivo arriva secondo nella classifica cannonieri con 23 gol dietro sua maestà Ruud Van Nistelrooy (25 gol) e trascina il Real Saragozza verso una storica qualificazione alla Coppa Uefa. I dirigenti del club spagnolo in estate comprano l’intero cartellino dal Genoa e Milito ricambia con altri 15 gol, che purtroppo non bastano per evitare una clamorosa retrocessione.
CUORE ROSSOBLU – Piuttosto che giocare la Serie B spagnola, Milito decide di seguire il suo cuore, torna al Genoa e fa impazzire il popolo rossoblu. Segna 24 gol, decide entrambi i derby contro gli odiati cugini blucerchiati segnando 4 reti (1-0 e 3-1) e trascina il Grifone alla conquista di un miracoloso posto in Europa League. Non c’è difesa che lo possa contenere, non c’è difensore che possa comprendere i suoi movimenti, non c’è portiere che possa arginare la sua furia.
Milito fa gola a tutte le grandi del calcio e Preziosi decide di venderlo all’Inter (nell’affare rientra pure Thiago Motta). E i tifosi del Genoa? Si innamorano ancora di più. L’ultima partita in casa è da libro Cuore, Milito fa il giro del campo il lacrime con suo figlio in braccia e il pubblico gli riserva un’ora di cori, applausi e incitamenti. Se ami qualcuno lascialo andare; se torna sarà tuo per sempre, se non torna non lo è mai stato. Fra le lacrime di tutti, Milito lascia il Genoa e passa all’Inter.
SUPER DIEGO – La stagione 2009-2010 è quella della consacrazione. In un solo anno, Diego Alberto Milito riesce a diventare una leggenda. Il 5 maggio 2010 segna il gol che consegna all’Inter la Coppa Italia contro la Roma, il 16 maggio segna la rete che regala lo scudetto all’Inter (Siena-Inter 0-1) e il 22 maggio, a Madrid, segna una storica doppietta che riporta l’Inter sul tetto d’Europa dopo 45 anni. Se Mourinho è stata la mente, Milito è stato l’arma letale di quel Triplete che fa brillare ancora gli occhi ai tifosi interisti. 30 gol in 52 partite per El Principe, che diventa Imperatore d’Italia e d’Europa.
Fare meglio è impossibile e l’anno successivo, complice qualche acciacco, segna solo 8 reti ma riesce a portarsi a casa comunque 3 trofei. La Super Coppa Italiana (ai danni della Roma), il Mondiale per Club (contro il Mazembe) e la Coppa Italia (ai danni del Palermo). I giornalisti sono sicuri. Milito, ormai, è un giocatore finito. Non più giovanissimo, stanco e pieno di acciacchi. Diego non ci sta. Diego è un leone indomabile, un guerriero, un fuoriclasse senza età. Nella stagione del suo “inesorabile declino”, Milito chiude la stagione con 24 gol (due in più dell’anno del Triplete) e zittisce tutti i suoi detrattori.
RITORNO AL RACING – Nel 2013 si lesiona il crociato anteriore e il legamento collaterale in Inter-Cluj e si teme per la sua carriera. Milito invece stupisce tutti, torna e segna ancora diversi con la maglia dell’Inter prima di tornare al Racing Avellaneda. Il suo ritorno in patria è un’altra favola, perchè segna 6 reti e il Racing vince il Campionato di Apertura davanti al River Plate. L’Argentina è casa sua e decide così di finire la carriera al Racing, il suo primo amore.
Ieri sera 12 novembre, nello stadio che l’ha visto nascere, Milito ha dato l’addio al calcio. El Principe di Bernal non è stato solo un calciatore, ma un esempio di vita. Amato da tutti, amici e nemici, ha difeso con orgoglio e spirito di appartenenza ogni maglia che ha indossato. Umile, educato, mai fuori dalle righe. Milito è il calciatore che tutti saremmo voluti diventare. Attimi e secoli, lacrime e brividi. Ci mancherai, Diego.
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