Ogni tanto il calcio racconta delle storie incredibili, surreali, grottesche.
E’ il caso di questa che stiamo raccontando, che arriva addirittura dal Vietnam. In una partita del campionato vietnamita, la formazione del Long An si è resa protagonista di un episodio che non si vede certo tutti i giorni, entrando di diritto nella storia del calcio: in casa dello Ho Chi Minh City, sul risultato di 2-2, la formazione ospite ha improvvisamente deciso di smettere di giocare per protestare nei confronti del direttore di gara, reo, secondo i giocatori, di aver concesso un calcio di rigore dubbio ai padroni di casa.
A seguito dell’assegnazione del penalty, il portiere ospite Nguyen Minh Nhut si è letteralmente rifiutato di fare alcun tentativo di respingere il tiro dagli 11 metri, addirittura voltandosi di spalle al momento della battuta.
Le proteste son proseguite, con i giocatori ospiti che hanno addirittura, seppur momentaneamente, abbandonato il rettangolo di gioco, ma al rientro si son ben guardati dal difendersi dalle azioni dei padroni di casa, vincenti alla fine 5-2.
La Federazione calcistica vietnamita si è fortemente indignata per questo episodio, ed ha preso dei provvedimenti durissimi, storici, probabilmente senza precedenti: 2 anni di squalifica sia al sopra citato estremo difensore che al capitano della squadra, Huynh Quang Thanh, mentre se ne è beccati addirittura 3 l’allenatore
Questa la spiegazione ufficiale della sanzione da parte della Federazione: “Mancato rispetto verso la decisione del direttore di gara che ha causato danni alla reputazione e all’onore di tutta la Federcalcio”
Il Long An ha comunque accettato il seppur duro provvedimento, chiedendo anzi scusa per il comportamento dei suoi tesserati.
Questo episodio ne richiama alla mente un altro, di proporzioni ancor più mastodontiche. Era il 31 Ottobre 2002, “Stade Mahamasina”, Antananarivo, capitale del Madagascar, si disputava una gara dell’ultima giornata della THB Champions League, il massimo campionato malgascio-ovviamente del Madagascar, ndT-la sfida AS Adema-SO de l’Emyrne, curiosamente la prima contro la seconda nella classifica finale di quella edizione del campionato, con in particolare l’Adema che giocava quella gara con la certezza aritmetica della vittoria dello scudetto. Ed è proprio in questo che vanno ricercate le ragioni dell’episodio in se.
La formazione dello SO si era infatti vista sfuggire lo scudetto nella giornata precedente, quando aveva pareggiato in casa 2-2 contro il DSA Antananarivo, risultato maturato però grazie ad un calcio di rigore quantomeno dubbio assegnato alla formazione ospite.
Per questo motivo, in segno di protesta, nella gara in casa dei campioni dell’Adema, lo SO decise di mettersi a segnare autogol dall’inizio alla fine del match, sotto gli occhi increduli degli spettatori-addirittura alcuni dei quali scesi dalle tribune per chiedere il rimborso del biglietto. Un clima surreale in cui comunque il direttore di gara, Benjamina Razafintsalama, decise di non sospendere la gara.
Il punteggio finale fu un irreale 149-0, e la partita ad oggi detiene 3 record: maggior numero di reti in un solo match, maggior numero anche di autoreti, maggior scarto.
Anche in questa occasione la corrispettiva Federazione prese serissimi provvedimenti: 3 anni di squalifica a Zaka Be, tecnico dell’SO, 4 calciatori squalificati per 2 mesi ed interdetti dai campi di gioco, multe e richiami per tutti gli altri componenti del club.
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