Caso Juventus Napoli: vittoria ai bianconeri ma solo sulla carta

Questa sera all’Alianz Stadium di Torino si è consumata la farsa più deprimente cui il calcio italiano ci abbia mai abituato ad assistere. Il campionato di Serie A, in piena mondovisione e davanti a uno stadio semi-spoglio per le direttive anti-Covid, ha messo a nudo tutta la propria inadeguatezza, trasformando uno dei suoi prodotti migliori in una non partita giocata sul filo delle prese di posizioni fuori luogo (e fuori tempo) e delle incomprensioni.

Juventus-Napoli è stato un vero e proprio aborto, figlio del rispetto pedissequo di norme scritte senza un minimo di lungimiranza e spesso in conflitto tra loro. Alla fine ha vinto la Juventus (manca solo il verdetto del Giudice Sportivo), che può legittimare ancora una volta la propria supremazia, sebbene non l’abbia fatto sul campo. Non che i bianconeri, nella vicenda che vi andiamo presto a riassumere, non abbiano le proprie ragioni, anzi, forse sono la parte meno colpevole di tutte. Ma anche la squadra campione d’Italia ha fatto poco per giustificare il titolo di “Signora” che da anni la identifica così come il ruolo di che le dovrebbe spettare dopo nove anni di dominio. La colpa principale resta comunque quella di una governance che quando crede di fare le cose per bene, imponendo il rispetto delle regole che essa stessa ha varato, non fa altro che generare confusione.

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Aurelio De Laurentiis

Il “misunderstanding” generato dall’ASL di Napoli.

Volendo riavvolgere il nastro per partire dall’inizio, si deve cominciare da una settimana fa: Napoli-Genoa è la seconda gara di campionato e i liguri si presentano allo Stadio San Paolo, a loro insaputa ovviamente, con 14 positivi al Covid tra membri dello staff e calciatori. Tutti casi che verranno accertati dopo la gara e che costringeranno il Napoli a sottoporsi a sua volta ad un ciclo di tre tamponi nell’arco di una settimana. Tamponi dai quali risulteranno positivi un membro esterno alla società e i calciatori Zielinski ed Elmas, prontamente posti in isolamento come da normative vigenti.

Dopo aver esposto il prologo, arriviamo alla giornata di ieri, primo atto di questa vicenda assurda e paradossale. Il Napoli si sta per imbarcare sull’aereo che dovrà portarlo a Torino per disputare il big match di stasera, assenti ovviamente Zielinski ed Elmas. Eppure, una comunicazione della ASL Napoli 2 Nord blocca tutti: il Napoli non può partire, tutti i membri della squadra sono stati posti in isolamento fiduciario, la trasferta in Piemonte è vietata…o almeno dovrebbe. Perché nel documento inviato dall’ASL non si fda alcun tipo di accenno al divieto per la squadra di partecipare alla trasferta. Ci si limita solo ad indicare l’obbligo di isolamento fiduciario per tutti i soggetti rimasti a stretto contatto con Priot Zielinski. Tradotto: il Napoli può partire per Torino e giocare ma, una volta rientrato, dovrà osservare una quarantena di due settimane uscendo di casa solo per recarsi al campo d’allenamento. Solo in data odierna, sollecitata a dare ulteriori spiegazioni, l’Azienda Sanitaria Locale ha affermato che “Non sussistono – a suo parere – le condizioni per affrontare la trasferta”.

La reazione della Juventus e quella (tardiva) della Lega

Immediata, dopo la comunicazione del Napoli, arriva la risposta della Juventus la quale, attraverso una nota ufficiale, informa che “La prima squadra sarà regolarmente in campo come previsto dal calendario della Lega Serie A“, mettendo pressione proprio al grande assente delle fasi iniziali della contesa: la Lega Calcio. Nella partita a distanza tra Juventus e Napoli è proprio l’organismo che dovrebbe fungere da arbitro decisore a presentarsi con colpevole ritardo sul campo da gioco. Dopo aver fatto macerare la situazione per alcune ore, la Lega esce con un comunicato dai toni lapidari e stizziti, forse perché sentitasi scavalcata nelle sue competenze, nel quale conferma data e orario originari del match, lasciando la “patata bollente” nelle mani legate di un Napoli che si trova impossibilitato a muoversi da disposizioni governative. A dare manforte alla Lega calcio, convinta di operare nel giusto, la Circolare del Ministero della Salute numero 21463 datata 18 giugno 2020 che, in materia di gestione di un caso positivo al Covid tra i tesserati afferma di prevederne:

L’isolamento ed applica la quarantena dei componenti del gruppo squadra che hanno avuto contatti stretti con un caso confermato – ma specifica altresì che per tutti i giocatori risultati negativi – è consentito l’accesso allo stadio e la disputa della gara“. A ciò si aggiunge una decisione presa dal Consiglio di Lega la quale stabilisce che ciascuna squadra possa richiedere il rinvio di al massimo una partita, opzione esercitata tra l’altro dal Genoa per la gara contro il Torino, e solo nel caso vi siano almeno 10 casi di Covid accertati. Non è il caso del Napoli, che di giocatori contagiati ne ha solo due, e la cui unica colpa sembra quella di essersi attenuto con troppo zelo o aver mal interpretato le disposizioni delle autorità locali

Speranza parla, ma la Lega lo zittisce

Peccato che a scalfire la botte di ferro nella quale si è trincerata la Lega ci pensi il ministro della salute Roberto Speranza. La stessa persona che pochi mesi fa aveva firmato la circolare di cui sopra, oggi ha affermato a precisa domanda che “Juventus-Napoli non si giocherà” perché “il Paese ha altre priorità come la sanità e la scuola, che vengono prima del calcio” (peccato se ne ricordino solo quando si parla di calcio). A questo punto, però, una domanda ci sorge spontanea e lecita: i calciatori risultati negativi, così come indicato dalla circolare fatta firmare allo stesso ministro, possono giocare o anche quel documento è stato oggetto di cattive interpretazioni?

Ma ciò che fa più rabbrividire è che la voce di un ministro, rappresentante dello Stato e garante della salute dei cittadini, sia stata quasi travolta dall’inondazione di rabbia e di notizie convulse che hanno caratterizzato le ore immediatamente antecedenti alla gara. Neanche il tempo di metabolizzare le parole di Speranza, e convincersi che per Juventus-Napoli se ne riparlerà un’altra volta, che la Lega Calcio interviene con un comunicato, ancora più caustico del precedente, nel quale riafferma la propria autorità assoluta, assestando tra l’altro un duro colpo a tutti gli altri centri decisionali coinvolti, ASL in primis:

Il Consiglio di Lega ha inoltre approvato un preciso regolamento da adottarsi in caso di positività plurime che possono portare al rinvio gare solo al verificarsi di determinate condizioni che, al momento, non si applicano al caso del Napoli, e non sussistono provvedimenti di Autorità Statali o locali che impediscano il regolare svolgimento della partita. La ‘ratio’ del protocollo resta, quindi, quella di consentire la disputa di tutte le partite e conseguentemente la conclusione regolare della Serie A”.

La ragion di stato della Lega Calcio, che deve portare avanti il suo show a tutti i costi, prevale sui flebili miagolii di uno Stato che in questa vicenda ha svolto quasi la parte dello spettatore disinteressato, demandando tutto il peso delle decisioni alle sue articolazioni locali.

I silenzi assordanti di Agnelli e Spadafora

E alla fine la Lega l’ha avuta vinta, pur senza aver vinto nulla: i regolamenti sono stati rispettati sino in fondo, tanto da costringere un incolpevole Daniele Doveri, arbitro dell’incontro, e i giocatori della Juventus a fare un’inutile comparsata sul prato dell’Alianz Stadium, tanto per prendere una boccata d’aria e attendere, allo scoccare delle 21:30, 45 minuti esatti dopo l’inizio stabilito del match (come prevede il regolamento ndr), l’emissione di un verdetto già scontato.

Nel mezzo, fanno da colonna sonora a questo spettacolo tragicomico le parole del presidente della Juventus Andrea Agnelli, il quale ha deciso di esporsi solo a giochi fatti e ha sostanzialmente ribadito quello che già tutti sapevano: la Juventus non ha fatto altro che attenersi alle regole imposte da Lega, FIGC e CTS. Peccato che la “Signora” abbia taciuto per tutto l’arco del weekend limitandosi a trasmettere solo le notizie che le pertenevano strettamente, come la lista dei convocati per il match e la presa d’atto che lei alla partita si sarebbe presentata. Insomma: “Madama” si è limitata a fare il suo, senza neanche aspettare una risposta dall’alto. Non glene si può fare una colpa, lo abbiamo già detto all’inizio, ma da una squadra leader che domina da nove anni ci saremmo aspettati una presa di posizione più tempestiva.

E il Ministro dello sport Vincenzo Spadafora? La sua presenza è stata quasi impalpabile in questa due giorni. Si è limitato semplicemente a dire, in una nota ufficiale diramata dal suo ufficio stampa, che, in materia di contenimento dei contagi, le ASL hanno il dovere di vigilare. Ma la Lega non aveva chiesto all’ASL di non interferire? E alla fine chi ha avuto ragione?

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