
Francesco Acerbi ha svelato le sensazioni vissute dall’Inter nello spogliatoio dopo la pesante sconfitta per 5-0 contro il Paris Saint-Germain nella finale di Champions League. Ai microfoni di Sky Sport Italia, il difensore nerazzurro ha raccontato un clima paradossale: “Dopo la partita ci siamo guardati e non eravamo nemmeno arrabbiati, perché era finita quasi dal momento in cui è iniziata”.
Per l’Inter si trattava della seconda finale di Champions in tre anni, un traguardo straordinario per una squadra costruita con risorse limitate rispetto a molte avversarie. Dopo aver eliminato Bayern Monaco e Barcellona, la fiducia era altissima, ma secondo Acerbi proprio questo ha pesato: “Ho visto tanta stanchezza mentale. Avevamo consumato energie enormi lungo il percorso. Dopo aver battuto Bayern e Barça pensavamo davvero di poter vincere, ma molti ci davano favoriti e quella pressione si è fatta sentire”.
Il difensore ha riconosciuto la superiorità degli avversari: “Siamo arrivati a fine stagione svuotati, mentre il PSG era preparatissimo, ha giocato la partita perfetta. Sul 2-0 se fossimo riusciti a segnare magari cambiava qualcosa, ma non eravamo al 100% e abbiamo perso meritatamente”.
Il gol al Barça e lo scarpino bucato
Il cammino in Champions aveva regalato emozioni straordinarie, come le due caotiche semifinali finite 3-3 contro il Barcellona, decise solo ai supplementari. Proprio Acerbi aveva segnato il gol che trascinò la sfida oltre i 90 minuti al ritorno a San Siro, indossando uno scarpino con un buco in punta.
Una scelta che non aveva nulla di scaramantico, come ha spiegato: “Avevo un dito del piede nero per le botte e mi faceva male, così ho tagliato la scarpa per avere più spazio. Ho iniziato a farlo già da novembre. Ho sempre avuto problemi con gli scarpini, per me la comodità è più importante dell’estetica. Sono di un’altra generazione, giochiamo sempre e comunque, in qualsiasi condizione”.
Una carriera rinata dopo la malattia
A 37 anni Acerbi è ancora protagonista ad alti livelli, un fatto ancor più significativo considerando che in carriera ha affrontato due volte il cancro. “Dopo la malattia ho avuto una rinascita calcistica. Non è stato facile, ma impari ad affrontare cose più grandi di te, ad accettarle e a cercare il lato positivo. Vivere sano non vuol dire solo andare a letto presto o non bere mai vino, ma sapere cosa vuoi davvero dalla vita”.
Infine, un messaggio di carattere: “Non bisogna cercare alibi, perché ti trascinano in un vortice negativo dal quale è difficile uscire. Bisogna sempre guardare dentro di sé e provare a migliorare”.