Solo sabato scorso la sezione prima ter del Tar del Lazio aveva accolto i ricorsi di Ternana e Pro Vercelli contro l’attuale format del campionato di Serie B a 19 squadre, deciso in maniera per nulla conforme alle norme dal commissario della Figc Roberto Fabbricini e dal presidente della Lega B Mauro Balata ad agosto. Ieri, però, la stessa sezione tribunale ha ribaltato tale decisione respingendo quei ricorsi e dichiarando sostanzialmente inammissibili tutti i ricorsi contro il format attuale.
Le due sentenze, emanate da due presidenti diversi (Gabriella De Michele ha presieduto l’udienza di sabato e Germana Panzironi quella di ieri), rendono ancora più caotico il quadro: questa nuova sentenza, infatti, rende del tutto prive di effetti giuridici le decisioni che il Collegio di Garanzia del Coni presieduto dal povero Franco Frattini (che, va detto, è l’unico ad aver mostrato buon senso nell’intricata vicenda) dovrà prendere nelle due sedute fissate per il 21 e 24 settembre. Inoltre il Tar tornerà nuovamente in azione giorno 26 per un’altra udienza che dovrà stabilire chi tra il Collegio di Garanzia e il Tribunale federale nazionale debba essere l’organo deputato a decidere quante squadre debbano partecipare al torneo; la cosa divertente è che il Collegio stesso, nell’udienza dell’11 settembre, aveva stabilito che fosse il Tribunale a prendere questa decisione.
Inoltre, per semplificare le cose, il Collegio, ancora lui, ha stabilito che l’Entella, ultima retrocessa del campionato di B dell’anno scorso, debba essere ripescata: infatti, l’udienza ha stabilito che i 15 punti di penalizzazione inflitti al Cesena durante l’estate per il caso delle plusvalenze taroccate non debbano essere scontati nell’attuale stagione (a cui il club romagnolo non sta partecipando in quanto fallito), bensì in quella passata. Facendo due conti si nota che il Cesena, con quei 15 punti in meno, prende il posto dell’Entella in classifica retrocedendo al suo posto.
Si prospetta, dunque, una seconda metà di settembre infuocata e con tanti club pronti all’azione legale contro tribunali e collegi vari. E tutto questo per non aver rispettato quella semplice norma che consente i cambi di formato dei campionati solo se stabilito “soltanto a due anni dalla sua approvazione “, come vuole l’art. 50 del regolamento. Il fine era comprensibile e il cambio di format ha consentito una ridistribuzione diversa delle risorse e quindi più denaro (circa 500.000 euro) ai club, ma la decisione andava presa in base alle norme.
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