Brian Clough: la leggenda del Maledetto United e della favola Nottingham Forrest

C’era sempre musica nell’ufficio di Brian Clough. I giocatori del Derby County in particolare raccontano ancora oggi dei gusti musicali dell’allenatore di Middlesbrough: amava Frank Sinatra, ma la canzone che si sentiva più spesso era un capolavoro degli anni ’40 degli Ink Spots: “I Don’t Want To Set The World On Fire“, Non voglio dar fuoco al Mondo. Una scelta ironica, visto che Clough sembra destinato a far l’esatto contrario, a volere l’esatto contrario. Il Mondo del calcio però, ancora non lo sa.

 

PEGGIO DELLA PIOGGIA

Brian Clough, nato al numero 11 di Valley Road, a Grove Hill, pochi passi da Middlesbrough il 21 marzo 1935, figlio di operai, secondo di nove figli, si innamora subito del Cricket, e del Calcio. Nella sua biografia racconta delle lezioni saltate per andare a vedere le partite, e alla fine il suo grande amore per lo sport lo porta a 15 anni a ritirarsi da scuola, e comincia a lavorare un’azienda di prodotti chimici, mentre di sera continua a rincorrere il pallone, sognando.

brian clough

Brian Clough ai tempi del Middlesbrough, a inizio carriera

La sua carriera nel grande calcio comincia nel 1955, per la squadra di casa, il Middlesbrough. Una carriera di tutto rispetto, in seconda divisione, viene ricordato come uno degli attaccanti più letali della storia della divisione, segna 204 il 222 partite con il Boro, e 63 gol in 74 partite con il Sunderland. “Wild” Bill Shankly, il leggendario manager che ha inventato il Liverpool, disse di lui: «E’ peggio della pioggia a Manchester, almeno quella ogni tanto smette».

La carriera come calciatore di Brian Clough, tuttavia, si interrompe sul più bello, nel Boxing Day 1962: si gioca Sunderland-Bury, durante il match, si scontra con il portiere Chris Harker, rompendosi il legamento crociato del ginocchio. Il grande sogno di giocare il Mondiale in casa del 1966 termina così, ma comincia una storia ancora più grande.

clough infortunio

Qui termina la carriera da calciatore di Brian Clough, qui comincia la leggenda.

 

HARTLEPOOL

Non credo mi piacerà questo posto (Le prime parole di Clough come allenatore dell’Hartlepools United)

Brian Clough è già famoso per il suo brutto carattere, ma è anche un genio del calcio, così arrivano subito le prime offerte per delle panchine modeste. Clough accetta il lavoro all’Hartlepools United, una squadra che viveva un momento drammatico, così drammatico che la leggenda vuole che lo stesso Clough abbia organizzato un tour per i pub della città, per elemosinare qualcosa che tenga la squadra in vita.

Ad Hartlepool comincia anche uno dei sodalizi più belli della storia del calcio: Clough chiede a Peter Taylor di seguirlo come assistente, allenatore in seconda. 

 

I due cominciano ad affrontare i primi problemi, vengono addirittura esonerati, ma poi richiamati, ma danno grandi risultati, cominciando a comprare dei calciatori che poi saranno così fedeli a Clough da seguirlo fino in campo al Mondo: ad Hartlepool arrivano Les Green, ma soprattutto il 16enne John McGovern. Nel 1967 Clough e Taylor lasciano la squadra in seconda divisione, dopo aver risistemato le casse societarie, e riportato in entusiasmo. 

SCATTA LA MOLLA

La bacheca del Derby County è praticamente vuota, eccezion fatta per la FA Cup del 1946. Il lavoro di Clough e Taylor sarà ancora più duro, ma i due si trovano a meraviglia nella nuova città. Il primo anno è quasi disastroso, il Derby termina quasi in fondo alla classifica di terza divisione, ma qualcosa è già cambiato. Il calcio di Brian Clough è pragmatico, come tradizione inglese vuole, ma con qualche sostanziale modifica, come la ricerca ossessiva del gioco a terra: «Se Dio avesse voluto che giocassimo a calcio fra le nuvole – è solito dire – avrebbe messo l’erba lassù».

La svolta arriva in un piovoso pomeriggio di fine Gennaio, del 1968. A Derby arriva il grande Leeds United di Don Revie, la squadra che ha vinto tutto in Inghilterra, la squadra del momento. Una partita che solo la magia della FA Cup può regalare: una squadra che naviga in fondo alla seconda divisione, affronta i pluri-campioni del Leeds. Brian Clough attende Don Revie all’interno del suo ufficio per il tradizionale bicchiere di vino, condito da due chiacchiere tipicamente british. Un’usanza che è vista come un gesto religioso. Il Leeds batte 2-0 i padroni di casa, mettendo in scena la tipica gara tutta fisico ed intensità, ma a fine gara Don Revie si fa attendere troppo, e alla fine non si presenta al consueto saluto fra i due allenatori.

Brian è colpito nell’orgoglio, la sconfitta era prevedibile, ma l’umiliazione di essere trattato come un dilettante qualsiasi no. Qualcosa scatta nella sua testa, non vuole più essere un semplice mister di provincia, che allena, lavora, raggiunge dei buoni risultati, e continua a vivacchiare. Vuole dare fuoco al mondo.

1969, Brian Clough e Peter Taylor posano con la coppa che va alla vincitrice della seconda divisione.

La scalata del Derby County è folgorante, il duo Clough-Taylor è brillante, una macchina da guerra, gli Sherlock Holmes e Dottor Watson del calcio inglese. Nel 1970 la squadra si affaccia alla prima divisione, dopo aver vinto la seconda, e arriva sorprendentemente nono. Ma è nella stagione 1971-72 che si scrive la storia: il piccolo Derby lotta con i giganti del Liverpool, del Manchester United ma soprattutto dell’odiato Leeds United

Nell’ultima giornata di quel campionato incredibile, il Derby vince 1-0 la sua gara, portandosi a due punti dalle inseguitrici, Liverpool e Leeds. Peter Taylor porta la squadra in vacanza a Maiorca, mentre Clough va in visita nelle più vicine Isole Sorlinghe. Nessuno vuole vedere cosa succederà nelle due partite delle avversarie, tutto quello che c’era da fare era stato fatto. Il Leeds perde contro il Wolverhampton, mentre il Liverpool pareggia contro l’Arsenal. Il Derby County vince il primo titolo importante in 88 anni di storia.

Nella stagione successiva cominciano i primi attriti fra Brian Clough e la dirigenza, ma la sua ossessione per il successo, la sua maledetta ambizione, lo portano addirittura alle semifinali di Coppa dei Campioni. Prima della gara di Torino, tuttavia, c’è uno scontro con il Leeds United, e lui non può mica far turn-over contro l’odiato Don Revie. La scelta è discutibile, e in effetti il Derby ne paga le conseguenze, presentandosi in Italia con una squadra stanca e rimaneggiata. Nel match di andata la Juventus di Vycpálek batte il Derby 3-1, ma si scatenano le polemiche degli inglesi per una serie di ammonizioni inesistenti che estromettono Archie Gemmill e Mc Farland, a fine partita Brian Clough è una furia, le accuse sono pesantissime: «Dentro lo spogliatoio dell’arbitro c’erano gli italiani, prima della gara e durante l’intervallo!», ma non finisce qui, nel corridoio che porta agli spogliatoi urla “Fucking italian bastards!“.

La frase è incredibilmente dura, per il periodo di cui parliamo. I media italiani dipingono Clough come un pazzo, in Inghilterra gli impongono di chiedere scusa, ma lui non vuole più avere a che fare con i media italiani, e rincara la dose, parlando del poco coraggio delle truppe italiane nella seconda guerra mondiale. La vigilia del match di ritorno è molto carica, ma la partita finisce 0-0. Il sogno del Derby finisce.

L’occasione per fare la storia il Derby l’ha comunque avuta. Hinton sbaglia però il rigore, ipnotizzato da Dino Zoff.

 

MALEDETTO UNITED

A fine stagione Clough e Taylor lasciano il Derby, dopo averlo portato ai livelli più alti del calcio. Per i due si aprono le porte di un piccolo ma ambizioso club, il Brighton & Hove Albion. Taylor firma, è convinto, ma per Clough si presenta un’occasione incredibile: alla sua porta bussa il Leeds United, orfano dell’odiato Don Revie, che ha deciso di allenare la nazionale inglese.

Taylor non lo segue, sembra una follia, una montagna impossibile da scalare. Ma è l’occasione che Brian sta aspettando da una vita: dimostrare a tutti di essere migliore di Don Revie, il migliore di tutti. Il problema, però, è che negli anni al Derby County Clough ha sempre parlato male del Leeds, del modo di giocare, dell’aggressività dei calciatori, del modo in cui Don Revie con il suo stile offende il calcio. Così il suo arrivo a Leeds è più complicato che mai.

A Wembley si gioca il Charity Shield fra Leeds e Liverpool, nel momento dell’inno Clough sta guardando qualcuno in tribuna. Quel qualcuno è Don Revie.

Dei 44 giorni a Leeds di Brian Clough si è parlato, e raccontato molto, ma l’impressione è che non se ne abbia mai abbastanza. I risultati disastrosi di Clough sulla panchina dei bianchi d’Inghilterra passano quasi in secondo piano, la squadra lo rigetta, preferisce perdere e far brutta figura piuttosto che tenerlo con sé. Quelli sono i figli di Don Revie, non possono accettare l’arrogante ed insopportabile ragazzo venuto da Middlesbrough. 

Clough ci mette un po’ del suo, come sempre. Vuole rivoluzionare il modo di giocare del Leeds, basta calci, basta pugni, basta gioco duro, bisogna giocare a calcio veramente. Un’offesa incredibile per i calciatori che adesso allena.

Così, dopo 44 giorni appunto, Brian Clough viene sollevato dall’incarico dei suoi sogni. La stessa sera va in scena un’intervista in diretta nazionale, un momento che va dritto nella storia dello sport.

Brian Clough vs. Don Revie. Un confronto leggendario per i modi e lo stile dei due messi a paragone. Clough è irriverente, fa delle facce assurde, a distanza di 43 anni da quella sera si distingue ancora l’odio che la figura di Don Revie sprigiona. Un momento televisivo e sportivo del genere non si era mai visto, e mai più si vedra.

Ci sono dei passaggi del confronto fra Clough e Revie che vale la pena sottolineare (ma vi invito con calore a guardare tutto il video, l’inglese di Revie è veloce e pasticciato, un po’ difficile da comprendere, ma Clough è semplicemente 30 anni avanti, anche nella comunicazione): quando Don Revie rimprovera Clough di non aver salutato nessuno nel primo giorno in cui è arrivato a Leeds, quando insiste su questo punto, Brian dice di credere in un calcio diverso, totalmente diverso da quello che Don insegna, e vuole dimostrare di poter vincere più di lui in quel modo.

Forse è un’utopia, forse sembrerò stupido, ma io sono fatto così, sono un po’ stupido, sono un po’ idealista, credo nelle favolette, ma dopo aver detto questo, io voglio essere me stesso.

Quando il dibattito si fa ancora più acceso le telecamere si fissano solo sui due protagonisti, sembra quasi che i due dimentichino di essere in diretta televisiva, il giornalista è sinceramente imbarazzato ma ha capito che quello a cui sta assistendo finirà negli annali. Quando Revie chiede a Clough “Perché hai accettato di lavorare per una squadra che odi così tanto?”, il tecnico ex-Derby risponde nella maniera più sincera possibile: “Volevo vincere la Coppa dei Campioni, volevo fare qualcosa che tu non hai mai fatto, e volevo farlo a modo mio“.

IL MIRACOLO PIÙ BELLO

La storia di Leeds ha segnato un importante momento nella vita di Clough. Adesso è chiaro che non può mai più superare Don Revie allenando la sua squadra, ma può provarci in un altro modo, partendo di nuovo da zero.

Così nel gennaio del 1975 comincia ad allenare il Nottingham Forest, 13esimo in seconda divisione. Dopo un anno Peter Taylor torna a lavorare con Brian Clough, il duo torna a fare miracoli, ed è l’artefice della promozione in prima divisione. Nell’estate del 1977 Brian viene addirittura chiamato dalla FA, per allenare l’Inghilterra, ma l’incarico viene alla fine dato a Ron Greenwood

Nella stagione successiva, Clough porta il Nottingham direttamente al titolo dopo una campagna acquisti sontuosa in cui porta a Nottingham tutti i suoi fedelissimi, e addirittura compie il double vincendo anche la Football league cup. Dopo 40 anni, dopo Chapman, Brian Clough è il primo manager a vincere il titolo inglese con due squadre diverse.

 

Il Forest eredita i principi di gioco del Derby, ma supera ogni aspettative, stravince quel campionato surclassando il grande Liverpool. Adesso Clough è maturo, e pronto, per coronare il grande sogno. Per l’attacco decide di lanciare un altro giovane, Gary Birtles e ottiene un altro sacrificio dal suo presidente: l’acquisto ad una cifra record per il calcio inglese di Trevor Francis, l’attaccante considerato il miglior prodotto del vivaio nella seconda metà degli anni ’70. Il venticinquenne talento del Birmingham City viene strappato alla concorrenza per una cifra che supera, per la prima volta nella storia del calcio britannico, il milione di sterline.

Nessuno crede che il Forest potrà mai ripetere quello che il Liverpool aveva fatto, ma Brian Clough è un uomo che ama smentire tutti: l’occasione arriva durante i sedicesimi di finale di Coppa dei Campioni 78-79. L’urna decide che le due inglesi si sfideranno, il derby finisce 2-0 per il Nottingham all’andata, 0-0 ad Anfield. 

 

La cavalcata del Forest in Europa è entusiasmante, in finale a Vienna affronta il Malmoe, un’altra sorpresa del calcio europeo. Tutti si aspettano una gara piena di tatticismi, ma Clough schiera una forma ultra offensiva, il Nottingham Forest domina la gara e 45′ è proprio Trevor Francis a segnare. La storia è scritta, il Nottingham alza la coppa dei campioni al cielo, quando tre anni fa era quasi in bancarotta.

 

Il gioco di Clough si è evoluto, viene studiato in tutta Europa, il suo 4-3-3 non si ispira a quello dell’Ajax del calcio totale, ma ne prende qualche aspetto, trasformandolo in uno stile più britannico. La stagione successiva al trionfo di Vienna è difficile, Clough capisce che la squadra non ne ha per fare due competizioni ad altri livelli, così si concentra sulla Coppa dei Campioni per provare il secondo titolo consecutivo.

Il Forest supera ogni ostacolo, arriva alla grande semifinale contro l’Ajax, orfano di Michels e Cruijff, e grazie al risultato di Nottingham per 2-0 va in finale. Nell’altra semifinale l’Amburgo ha eliminato il Real Madrid, così la grande finale del Bernabeu si gioca senza i grandi favoriti. Durante la vigilia arrivano delle terribili notizie per Clough, ma anche per la nazionale inglese: Trevor Francis si infortuna. Tuttavia l’allenatore inglese carica l’ambiente, attacca gli avversari utilizzando Keegan, vecchio nemico ai tempi del Liverpool e adesso all’Amburgo, come leva per l’orgoglio dei suoi. La finale è più equilibrata di quella di un anno prima, ma alla fine la spuntano gli inglesi. Ancora 1-0, ancora Nottingham.

Una volta toccato il cielo, è più facile che la caduta sia disastrosa.

Il Nottingham Forest resterà nella storia per aver vinto più titoli internazionali che nazionali, e la grande avventura di Clough sulla panchina dei biancorossi terminerà addirittura nel 1993, ma senza mai più toccare i livelli degli anni 70 ed 80. 

Molti pensano che la pietra tombale sui successi di Brian Clough sia la grossa lite fra l’eccentrico allenatore di Middlesbrough e il suo grande amico e vice Peter Taylor. Quando quest’ultimo si allontanò dal Forest per tornare nel 1982 al Derby County, e acquistò Robertson (mattatore della finale di Madrid) Clough andò su tutte le furie descrivendo l’ex-amico come un serpente: «Se avesse un problema con l’automobile e dovessi incontrarlo al bordo di una strada non lo aiuterei, anzi, lo investirei».

Un’amicizia distrutta, che non si ricomporrà più. Quando nel 1990 Peter Taylor morirà nell’amata Maiorca, Brian Clough si presenterà ai funerali piangendo come un bambino.

HILLSBOROUGH

 

Il 15 aprile 1989 Nottingham Forest e Liverpool si affrontano per la semifinale di FA Cup a Sheffield, nello stadio di Hillsborough. Clough è ancora sulla panchina degli Arcieri, ma quel pomeriggio qualcosa dentro di lui morirà, e forse accelererà il processo che lo porterà ad abbandonare il calcio. Per via di una serie di grossolani errori della polizia inglese, morirono 96 persone. Cloughie a fine partita attaccherà i tifosi del Liverpool per l’accaduto, ma quello sarà il suo più grosso errore. La goccia che fa traboccare il vaso, diventa il nemico di tutti, i suoi modi arroganti e supponenti adesso sono diventati insopportabili, e in fondo anche lui lo capisce. È forse arrivato il momento di mettersi da parte.

La carriera di Brian Clough è andata avanti quasi a stento negli ultimi anni, con l’ultima grande occasione di vincere la FA Cup sfumata in finale contro il Tottenham nel 1991. Due anni dopo lascia il calcio.

L’EREDITÀ DI UNA LEGGENDA

Negli ultimi anni di vita Brian Clough affronta diversi problemi di alcolismo, che lo portano a riflettere molto sulle scelte fatte durante la sua vita. Parlerà sempre con rimpianto di Derby, dove avrebbe potuto fare qualcosa in più, ma è chiaro come tutti i suoi pensieri lo portino ai litigi con l’amico fraterno Peter Taylor, tanto che la dedica nella sua leggendaria biografia (“Camminando sulle acque“) è un testamento pieno di tristezza: “Agli amici che non ci sono più, quelli che ho perso e che mi mancano così tanto“.

 

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