Razzismo, assoluzione e Juan Jesus: le verità di Acerbi

Francesco Acerbi parla al Corriere della Sera dopo l’assoluzione dalle accuse di razzismo: “Questa è stata una storia dove abbiamo perso tutti.”

Nel corso dell’ultimo turno di campionato prima della sosta delle nazionali era andata durante lo scontro tra Inter e Napoli un diverbio verbale tra il difensore nerazzurro Francesco Acerbi e la controparte Juan Jesus. In quella occasione infatti, il centrale brasiliano del Napoli richiamò l’attenzione del direttore di gara La Penna per evidenziare dei presunti insulti razzisti derivanti dal collega nerazzurro. I due avrebbero chiuso la questione in campo, stando a quanto riportato dallo stesso diretto interessato nell’intervista post gara ai microfoni di Dazn.

La questione però, non fu per nulla risolta entro il rettangolo di gioco lo scontro infatti, è perdurato ancora nei giorni seguenti attraverso un botta e risposta tra i difensori avvenuto sui propri canali social, nel mentre lo stesso accusa Acerbi è stato costretto ad abbandonare il ritiro con la maglia della Nazionale in attesa del proseguo delle indagini.

A circa una settimana dall’accaduto è arrivata poi la sentenza del giudice sportivo il quale ha di fatto assolto Acerbi per totale mancanza di prove imputabili al difensore “non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata. Il contenuto discriminatorio senza che per questo venga messa in discussione la buona fede di Juan Jesus, risulta essere stato percepito dal solo calciatore offeso, senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale.”

Le parole della moglie di Acerbi

Ad intervenire in difesa del trentacinquenne nerazzurro è stata anche la moglie, Claudia Scarpri la quale attraverso un post social ha respinto tutte le ingurie arrecate al marito nei giorni precedenti: “Adesso sciacquatevi la bocca. Cin cin. A chi insulta i familiari, a chi minaccia la vita dei figli, ai leoni da tastiera. A chi ha sommerso di insulti me e i miei figli per giorni interi, cin cin. Ne avete bisogno”.

Le parole di Acerbi dopo l’assoluzione

Poche ore fa invece, ha esprimere il suo pensiero dopo l’assoluzione dalle accuse è stato proprio Acerbi attraverso un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport nella quale il difensore ribadisce il suo distaccamento da qualsiasi volontà razzista nella sua persona: “Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti”.

Sulla decisione di parlare dopo il verdetto della sentenza: “Perché avevo fiducia nella giustizia e non volevo rischiare di alimentare un polverone che era già enorme. Adesso che c’è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto”.

Sul Razzismo “Questa qui non è lotta contro il razzismo, non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona”. Poi aggiunge: “Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto”. Il rischio è che il campo diventi una zona franca: “Non dovrebbe esserlo, ma si sente un po’ di tutto, anche se ci sono quaranta telecamere. Se l’arbitro dovesse scrivere con carta e penna tutto quello che sente, dovrebbe correre con lo zaino. Però finisce sempre lì, altrimenti diventa tutto condannabile, anche gli insulti ai serbi, agli italiani, alle madri”.

Sul ritorno in campo “Sono contento di giocare. Se e quando arriverà lo scudetto della seconda stella, potrò esserci. A testa alta, intendo. Se ti danno dieci giornate e passi per razzista cosa fai? Poteva succedere qualunque cosa: sarei stato finito non come calciatore, che mi interessa fino a un certo punto, ma come uomo. Tutti avevano già emesso la sentenza prima ancora che uscisse. E per tanti sono razzista anche adesso: sinceramente non ci sto, le gogne mediatiche non vanno bene e soprattutto non servono per risolvere un problema come quello del razzismo che sicuramente esiste. E che non intendo sminuire nemmeno un po’, voglio che sia chiaro.”

Sulla Nazionale “Io non mi aspetto niente. Ma per adesso preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che prima ne discuta con Spalletti.”

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