Ospitare un grande evento sportivo è un’enorme occasione di sviluppo economico per la città e la nazione che se ne fanno carico e, aspetto da non trascurare, anche un modo per migliorare la propria immagine. E’ sempre stato così, inutile negarlo.
Da molti anni l’Italia cercava di assicurarsi l’organizzazione di importanti eventi sportivi, l’ultimo fu l’Olimpiade invernale del 2006 a Torino, e finalmente ci è riuscita ottenendo di organizzare Giochi, sempre invernali, del 2026. Saranno Milano e Cortina, grazie ad un’inedita partnership, ad ospitare strutture e atleti impegnati.
Occupiamoci ora dell’aspetto economico e quindi dei costi complessivi e dei guadagni previsti. Organizzare un’edizione invernale dei Giochi è ovviamente molto meno oneroso del corrispettivo estivo e pertanto non è un impegno gravosissimo, ma il problema arriva spesso quando si spengono le luci, come dimostrano le ormai abbandonate strutture utilizzate a Torino nel 2006.
Il costo totale stimato è di 1,2 miliardi di euro, di cui 900 a carico del CIO e 300 degli enti interessati (Milano, Cortina, Valtellina e Val di Fiemme). Cortina è oltretutto già abituata a simili grandi eventi, dato che organizzerà i mondiali di sci alpino il prossimo febbraio, fu casa di un’altra Olimpiade invernale nel 1956 ed è già dotata di gran parte delle strutture necessarie. A Milano la spesa più importante sarà per il PalaItalia, 70 milioni, il palazzetto che ospiterà discipline quali lo short track, il pattinaggio e che sarà poi destinato alla locale squadra di hockey sul ghiaccio.
Come previsto dalla Bocconi in un suo studio, ogni euro di spesa porterà 2,7 euro di ricavi e il beneficio totale per un totale di 4.7 miliardi (3 miliardi rimarranno in Lombardia) di ricavi per tutta la competizione, che durerà 17 giorni, derivanti ovviamente dai biglietti che verranno staccati per ogni gara, dai diritti tv e dagli sponsor, senza contare il miliardo e mezzo di indotto che, stando alle previsioni, arriverà dai visitatori e dalle spese sostenute dalle delegazioni partecipanti.
Lo Stato, a fronte di circa 62,5 milioni di contributo governativo, dovrebbe, secondo uno studio della Sapienza, ricavare quasi dieci volte tanto in tributi pur dovendo garantire 415 milioni per la sicurezza. Il guadagno netto previsto è comunque sostanzioso e si dovrebbe attestare attorno attorno ai 200 milioni, più o meno.
Il precedente di Torino è, però, tutt’altro che incoraggiante: a fronte di soli 500 milioni previsti, ne furono spesi sette volte tanto, 1,5 per l’organizzazione e 2 per le strutture, quasi tutte edificate dalle fondamenta. Gli incassi non arrivarono al miliardo. Il buco di bilancio creatosi venne coperto solo grazie all’intervento di Roma.
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