Napoli: De Laurentiis compra pagine di giornali per attaccare De Magistris

C’è una sola persona che conduce ‘reiterati ed offensivi attacchi alla città e ai napoletani‘, ed è, purtroppo, il suo sindaco, il quale, anziché provare a rimediare agli innumerevoli disastri amministrativi della sua gestione (dal sudiciume di una città invasa dai rifiuti alla incapacità di vendere i beni pregiati del patrimonio disponibile – salvo consentire alla partecipata Mostra d’Oltremare di svendere l’Arena Flegrea -; dal disastro dei trasporti pubblici, perpetrato al cospetto di turisti inorriditi da un simile livello di inefficienza, alla incapacità di chiudere i cantieri, come il recente caso di via Marina dimostra con irrefutabile e imbarazzante evidenza; e si potrebbe continuare a lungo), trova il tempo per polemizzare, con querula civetteria, con il presidente della Società Sportiva Calcio Napoli, strizzando l’occhio alla sedicente curva B, espressione usurpata in deliranti comunicati da frange opache e discusse della tifoseria, da cui la società ha da tempo preso le distanze e che certamente non rappresentano i tantissimi tifosi per bene e corretti che affollano lo stadio, compresa detta curva, a sostegno della squadra. Il sindaco di Napoli mette in pratica una tecnica collaudata: per nascondere inadempienze, ritardi e omissioni imputabili alla sua cattiva amministrazione anche sul tema dello stadio (basti pensare al caso dei seggiolini, che tre anni fa un Comune in sostanziale dissesto millantava di realizzare con il fantomatico ricorso al Credito Sportivo, salvo essere con ignominia sbugiardato dai fatti e costringere il Napoli a indicare ogni anno cautelativamente lo stadio palermitano per iscriversi al campionato e disputare le partite di coppa), prova a spostare l’attenzione e a fomentare critiche e dissenso verso la società e il suo presidente, creando divisioni forzate e artificiose che certamente non contemplano, tra gli obiettivi, il bene della squadra e il suo successo. Il presidente del Napoli – è chiaro a tutti, tranne a chi sia in malafede – non ha affatto attaccato la città e i napoletani, come l’egolatria del primo cittadino lo spinge a dire. Del resto, perché mai dovrebbe? Il presidente, com’è suo diritto – e, anzi, com’è suo dovere, a tutela proprio della società, della città e dei tifosi del Napoli –, ha ripetutamente criticato una pessima gestione amministrativa, soprattutto sul tema dello stadio, che, caso unico in Italia, da anni versa – per esclusiva responsabilità del sindaco e dei suoi collaboratori – in una situazione di umiliante degrado, creando alla società e alla città un enorme danno di immagine (quando bisognerà ospitare squadre europee blasonate e prestigiose, abituate a impianti di assoluta eccellenza, sarà inevitabile provare un sentimento di profonda vergogna per le condizioni dell’impianto comunale). Solo per l’intervento della Regione e del presidente De Luca sarà possibile sostituire, così come prescrive la normativa Uefa, i seggiolini del San Paolo, cosa che non solo il Comune non ha fatto, ma, in un ridicolo impeto di inconcludente esaltazione, ha impedito di fare al Calcio Napoli nell’ambito di un più ampio progetto di ristrutturazione dell’impianto. Per il resto, non si sa ancora con certezza quali lavori saranno fatti, con quali tempi, con quali soldi, il che impedisce alla società perfino di programmare la vendita degli abbonamenti. È ugualmente chiaro a tutti – tranne a chi riduca la politica a piccole beghe di cortile o a prosopopeica e inconcludente autocelebrazione – qual è il risultato concreto (non le chiacchiere) del lavoro svolto dal presidente De Laurentiis nel territorio della città: l’attività svolta dal Napoli genera interesse nazionale e internazionale, crea posti di lavoro, produce un’economia indotta rilevante, semina i principi sani dello sport nelle nuove generazioni e molto altro. La pulsione populistica del sindaco e del suo assessore al ramo giunge al punto di additare l’obiettivo societario di conseguimento di utili come una “macchia” di cui avere vergogna. In disparte l’ovvio rilievo che, se sapessero generare lui e la sua giunta utili nella gestione comunale, potrebbero forse assicurare almeno qualche servizio decente, l’uno e l’altro mostrano chiaramente, con questo tipo di argomenti, di ignorare due cose: la prima è che l’obiettivo di fare utili è posto dalla legge e dagli stringenti regolamenti che governano il calcio di oggi; la seconda è che gli utili realizzati sono stati tutti reinvestiti fino all’ultimo centesimo per fortificare il club. Ciò a conferma di quanto il Presidente tenga alla città di Napoli, ai Napoletani e ai tifosi “veri”. “Insomma, parole in libertà, quelle del sindaco: stucchevoli, inconcludenti, inutili. Sesquipedalia verba, avrebbe detto Orazio. Le ultime, ci si augura; sperando in un soprassalto di lucidità e di dignità. Per il bene di Napoli e del Napoli, che – sempre a parole – dichiara di amare“.

Con questa lunga e sentita lettera apparsa stamattina su vari quotidiani, Aurelio De Laurentiis ha attaccato in maniera cortese, ma veemente, il sindaco Luigi De Magistris, chiaramente accusato di non pensare minimamente alla squadra e soprattutto alla città che amministra. Non parleremo dell’attacco politico perché non è di nostra competenza, ma ci soffermeremo su quello sportivo, che riguarda l’annoso problema dello stadio “San Paolo“.

Da molti anni lo storico impianto di Fuorigrotta è in stato pietoso ed è per questo il presidente azzurro è in guerra da tempo con le autorità comunali. Con De Magistris, complici le accuse da lui rivolte, il rapporto è ai minimi storici e dopo l’articolata e dotta definizione dello stato dell’impianto (“il San Paolo è un cesso“) offerta dal produttore cinematografico qualche giorno fa, con annesse accuse al capo gabinetto del Comune di reiterate bugie, l’ex magistrato ha risposto in maniera piccata dichiarando di non volersi più sedere accanto al presidente.

Continua così la guerra di De Laurentiis contro la curva B e il sindaco: la prima è accusata di contestarlo malgrado i benefici portati alla squadra e alla città e il secondo è considerato un incapace. Ci sono ragioni e torti: è vero che il capo della Filmauro e discendente del grande Dino ha riportato il Napoli al top dopo i terrificanti ultimi anni di Ferlaino e la nefasta gestione di Corbelli e Naldi, ma è anche vero che avrebbe potuto fare molto di più per riportare sotto il Vesuvio quel tricolore che manca da quasi trent’anni; è giusto adottare strategie atte unicamente alla salubrità dei conti, ma sembra che stia diventando una scusa per non investire più.

In quanto a De Magistris, è il caso che si occupi della città: da decenni Napoli è in preda a terribili problemi legati alla criminalità, alla sanità e ad altre emergenze e nemmeno l’ex magistrato ha saputo fare un passo deciso verso la loro risoluzione. I napoletani meritano risposte concrete e non battibecchi e post polemici sui social.

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