Il gol di Martinez apre una ferita nel Napoli, che esce dal campo cornuto e mazziato. E pensare che pochi minuti prima Zielinski era andata vicinissimo al vantaggio: se non fosse stato per Asamoah, forse, staremo a parlare di un altra partita. Ma il gol l’ha fatto l’Inter.
Il Napoli è stato in partita fino all’ultimo ma ha peccato di presunzione e soprattutto non ha approfittato dei momenti di sbandamento dell’Inter, che verso la metà del secondo tempo ha smesso di fare pressing asfissiante e ha concesso al Napoli il possesso palla. Anziché affondare il colpo e cercare la vittoria, il Napoli si è specchiato su se stesso con un giro di palla sterile senza verticalizzazioni.
Ruiz in ombra, Insigne impalpabile. Una squadra che voleva recuperare 3 punti alla Juventus e riaprire lo scudetto doveva necessariamente fare qualcosa in più. Il simbolo di questo “tracollo” potremmo individuarlo in Allan: spento, svogliato, poco reattivo. Joao Mario e Borja Valero sono riuscito ad assopirlo.
Tardivo anche l’inserimento di Mertens, che ha avuto solo un quarto d’ora di tempo a disposizione per cambiare le cose. Troppo poco per un calciatore come lui, che ha bisogno di un qualche minuto in più per carburare. Gli insulti a Koulibaly e i disordini accaduti fuori dallo stadio stanno spostando un po’ l’attenzione da questa disamina e la sconfitta del Napoli è passata un po’ in sordina.
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