MotoGP Australia 2017 Analisi – Marquez allunga le mani sul Mondiale

Era la gara più importante di questo scorcio finale di stagione, il probabile turning point di tutto il campionato. E il Gran Premio d’Australia, disputatosi sulla magnifica pista di Phillip Island, non ha deluso le attese. Marc Marquez ha centrato la sesta vittoria stagionale (61.esima in carriera) e fa pendere pesantemente la bilancia del Mondiale dalla sua parte, grazie alla disgraziata domenica vissuta da Andrea Dovizioso e dalla Ducati, con il forlivese che ha chiuso appena 13°, sprofondando a -33 dal rivale a due sole gare dal termine della stagione. Alle spalle di Marquez, ecco tornare protagoniste le Yamaha, con Valentino Rossi che precede nell’ordine Maverick Vinales e Johann Zarco, tutti attivi in duelli a tratti anche molto rudi, che hanno visto partecipe anche un Andrea Iannone ritrovato, buon 5°. Nelle altre categorie, allungo importantissimo per Franco Morbidelli, 3°, mentre Luthi chiude solo 10°, in una gara dominata dalle KTM, con Oliveira vincitore su Binder. Festa spagnola, con tanto di vittoria, per Joan Mir in Moto3.

Marquez, Vinales e Rossi sul podio di Phillip Island (foto da: twitter.com)

HONDA, MARC MARQUEZ: IL SESTO IRIDE E’ AD UN PASSO

Uno scenario migliore, per Marc Marquez, era difficile da immaginare. Su una pista dove ha praticamente sempre fatto la differenza, tanto da essere sempre al comando quando è stato squalificato (nel 2013) o quando è finito per prati (2014 e 2016), il Cabroncito allunga le mani sul suo sesto titolo mondiale, il quarto in cinque anni nella classe regina. Al termine di una gara che lo ha si visto controllare, in particolare per accertarsi delle difficoltà di un Dovizioso mai nei suoi radar, ma anche dare e ricevere sportellate, con Zarco e Rossi soprattutto, il pilota della Honda rompe gli indugi ai -6 infilando Vinales. La fuga si concretizza poco dopo, quando le staccate alla morte del duo Zarco-Iannone scombinano i piani di rientro dei due Yamaha ufficiali, consentendo al catalano di tagliare il traguardo in tutta tranquillità. Una vittoria fondamentale, con un margine che si amplia a +33 ed un Marquez che, sempre bravissimo nello gestire i momenti della gara, a Sepang potrà arrivare secondo nel caso Dovizioso dovesse vincere, chiudendo così il discorso.

La soddisfazione del muretto Honda, per la vittoria di Marc Marquez a Phillip Island (foto da: motogp.com)

DISASTRO DUCATI: DOVIZIOSO ARRANCA E SALUTA I SOGNI IRIDATI

Sono lontani i tempi di Casey Stoner, quando il nativo di Southport, in sella alla moto di Borgo Panigale, infilava quattro vittorie consecutive a Phillip Island. In questa parte finale di stagione, l’appuntamento australiano era segnato in rosso da Dovizioso e dagli uomini Ducati, scoglio più duro da superare con meno danni possibili, consapevoli del feeling di Marquez a queste latitudini. Purtroppo, però, a Phillip Island i peggiori incubi si sono concretizzati. Veloce solo venerdì, quando l’asticella si è alzata né la Ducati né il Dovi sono riusciti a rispondere presente, pagando a caro prezzo le carenze in percorrenza di curva. Partito 11°, il forlivese, che ha scelto di concerto con i suoi uomini all’ultimo di montare la media al posteriore, arranca sin da subito, commettendo un errore grave in avvio di secondo giro, finendo lungo in curva 1 e ripartendo addirittura 20°. La seguente rimonta si arena nella lotta con Dani Pedrosa ai margini della top-10; il ritmo per andare a prendere almeno le KTM non c’è e alla fine arriva la beffa della volata persa con Redding e lo stesso Pedrosa, che relega addirittura al 13° posto.

Andrea Dovizioso, davanti a Scott Redding e a Dani Pedrosa, negli ultimi giri del GP d’Australia (foto da: motogp.com)

Nel dopo-gara, Dovi mostra di credere ancora nelle sue pur poche chance, ma la realtà è ben diversa. E lo sa bene anche lui, anche se la gara di oggi nulla toglie alla splendida stagione sua e della scuderia italiana. La débacle ducatista nella terra dei canguri è resa emblematica anche da quanto fatto dagli altri piloti equipaggiati con una moto di Borgo Panigale. Il migliore è stato il sopracitato Scott Redding, su Ducati Pramac (11°), mentre hanno chiuso la zona punti Karel Abraham, su Ducati Aspar, e un Jorge Lorenzo anche lui mai della partita. Fuori dai punti, invece, Alvaro Bautista (16°), Loris Baz (17°), Hector Barbera (19°) e un delusissimo Danilo Petrucci (20°), protagonista di un weekend totalmente anonimo.

RISORGIMENTO YAMAHA: ROSSI E VINALES SUL PODIO. MOLTO BENE ZARCO

Chi rinasce, invece, dalle proprie ceneri è la Yamaha. Dopo la grossa delusione di Motegi, le M1 tornano prepotentemente protagoniste a Phillip Island, occupando nell’ordine le posizioni dalla 2° alla 4°, con Valentino Rossi, Maverick Vinales e Johann Zarco (autore del giro record, al 2° passaggio, in 1:29.572). La gara dei tre non può essere separata, poichè hanno corso praticamente appiccicati per tutto il tempo, passandosi e ripassandosi un’infinità di volte, in un tourbillon di emozioni che ha messo a dura prova le coronarie dei tifosi. Il Dottore, a meno di due mesi dall’operazione alla tibia destra, torna sul podio (227.esimo in carriera) e spazza via tutti i dubbi, con una gara gagliarda, che lo ha visto fare a spallate con la voglia e la grinta di un ragazzino, in sella ad una M1 (con media al posteriore) che finalmente, parole sue, gli ha permesso di spingere dall’inizio alla fine. Forse, senza la foga dei vari Iannone e Zarco nel momento in cui Marquez è passato al comando, Rossi ne avrebbe avuto per provare a stare con lo spagnolo. Ma tant’è, comunque si tratta di un risultato che fa morale, dopo i giorni cupi vissuti negli ultimi tempi.

Le Yamaha di Maverick Vinales e di Valentino Rossi, ingarellate durante questo emozionante Gran Premio d’Australia. In foto anche Andrea Iannone e Johann Zarco (foto da: motogp.com)

Rivede un pò la luce anche Maverick Vinales, anche se questo 3° posto lo elimina dalla corsa iridata, essendo distante 50 punti da Marquez. Anche lo spagnolo se l’è giocata nella battaglia ‘Moto3 Style‘ vissuta per gran parte della gara, e probabilmente ha pagato caro un’entrataccia di Iannone a pochi giri dalla fine, che lo ha visto finire in 7° posizione, salvo poi rimontare di rabbia e beffare in volata per soli 16 millesimi Johann Zarco. Ecco, anche il francese, scattato dalla prima fila, avrebbe meritato il podio, per la grinta messa in pista. Vero, ancora una volta ha rischiato molto, come quando per poco non stendeva Marquez in avvio in curva 4. Ma il pilota Tech 3 dimostra di poterci stare bene con i big, riscattando ultimamente una fase centrale di stagione con troppi alti e bassi. 

SUZUKI, MOTEGI NON ERA UN CASO: IANNONE 6°, RINS 8°

Il diluvio di Motegi aveva salutato il ritorno in top-5 da parte della Suzuki, con Iannone e Rins 4° e 5°, in una stagione che aveva regalato ben poche soddisfazioni alla Casa di Hamamatsu. A Phillip Island è arrivata la conferma. Vero che il pilota abruzzese e lo spagnolo hanno concluso la propria fatica in 6° ed 8° posizione; ma bisogna andare oltre il mero dato numerico ed analizzare tutto il weekend. Andrea Iannone, dopo il bellissimo 4° tempo in Q2 di ieri, è tornato alla versione migliore di The Maniac in gara, sfoderando tutta la sua voglia di battersi per le posizioni nobili, regalando carenate a chiunque gli capitasse a tiro e arrivando seriamente a giocarsi il podio, salvo poi venir battuto in volata da Cal Crutchlow. Più tranquilla la condotta di gara di Alex Rins, che comunque mantiene grossomodo il passo dei primi, chiudendo con una buona prestazione che fa ben sperare per il futuro.

GLI ALTRI: EROICO MILLER, CONCRETO CRUTCHLOW. ALEIX ESPARGARO A TERRA E ROTTO. TOP-10 PER LE KTM

Tanti applausi anche per un bravissimo e stoico Jack Miller. Il pilota di casa, al rientro dopo l’operazione alla tibia e al perone destri di nemmeno tre settimane fa, se la gioca con i migliori, comandando anche la gara nei primi giri grazie ad un avvio al fulmicotone. Alla lunga il dolore prende il sopravvento, ma Miller riesce comunque a portare a casa un 7° posto che vale tanto. Nel gruppo di testa c’era anche Cal Crutchlow. Il vincitore del 2016 finisce 5°, battendo in volata Iannone, al termine di una gara che non lo ha visto granché protagonista nel caos consumatosi subito avanti a lui.

Operato 20 giorni fa a tibia e perone della gamba destra, Jack Miller si è fatto valere davanti ai suoi tifosi (foto da: twitter.com)

Ancora rammarico per Aleix Espargaro. Lo spagnolo dell’Aprilia avrebbe potuto dire la sua, quantomeno in zona Crutchlow-Iannone, se non fosse per il fatto che è caduto (unico quest’oggi) dopo soli 8 giri, fratturandosi tra l’altro il quarto metacarpo della mano sinistra. Buona prestazione per le due KTM. Pol Espargaro eguaglia il suo miglior risultato stagionale (9° come a Brno), così come Bradley Smith (10° come a Misano), con una moto che ormai sta dimostrando di poter valere con continuità la zona a margine della top-10. Scorrendo la classifica, troviamo in 12° posizione un ancora deludente Dani Pedrosa, fattosi notare praticamente solo per la lotta da scudiero con Dovizioso. Tra i non ancora nominati, Tito Rabat ha chiuso 16°, a meno di un decimo dal 15° posto di Lorenzo, mentre hanno concluso rispettivamente in 19° e in 22° posizione Sam Lowes e Broc Parkes.

MOTO2: NELLA DOMENICA DELLE KTM, MORBIDELLI SORRIDE E VEDE IL TRAGUARDO

Festa KTM nella Middle Class. La casa di Mattinghofen ottiene la prima vittoria in Moto2 grazie a Miguel Oliveira, a sua volta al primo centro in categoria, che poi è doppietta, grazie al 2° posto di un sempre più convincente Brad Binder (primo podio in Moto2). In una gara solo disturbata da qualche spruzzo di pioggia, il portoghese è andato in fuga sin dall’inizio, portando a casa una vittoria quanto mai meritata. Fa più fatica Binder che, dopo una bella lotta con Morbidelli, ringrazia la caduta di Nakagami al penultimo giro. A completare il podio ecco proprio il nostro Franco, il quale ha di che sorridere, visto che Luthi finisce appena 10°. Con un margine che cresce a +29, il romano potrà chiudere i conti già la prossima settimana a Sepang. Buona gara anche per lo svizzero Jesko Raffin e per lo spagnolo Xavi Vierge, che completano la top-5, davanti ad Alex Marquez, a Simone Corsi, a Dominique Aegerter, a Sandro Cortese e appunto a Luthi. Gli altri italiani: a punti Bagnaia, Manzi e Baldassarri (rispettivamente 12°, 13° e 14°); fuori dai punti Marini (23°). Sfortunato Pasini, coinvolto nella caduta di Schrotter; out anche Locatelli.

Primo hurrà per la KTM in Moto2, grazie alla doppietta Oliveira-Binder. In foto anche Morbidelli, 3° e adesso a +29 su Luthi (foto da: motogp.com)

MOTO3: MIR, VITTORIA E TITOLO!

Si decide con due gare d’anticipo il campionato nella Entry Class. Joan Mir, infatti, fa fruttare il secondo match point, andando a vincere a Phillip Island (9° trionfo stagionale) e laureandosi campione del mondo. Su una pista con aderenza precaria, Mir ha confermato ancora una volta il suo killer instinct all’ultimo giro, beffando i propri compagni d’avventura. In primis il team-mate Livio Loi e il poleman Jorge Martin, giunti sul podio. Lo sfiora soltanto l’argentino Gabriel Rodrigo, arrivando davanti ai primi due italiani, ovvero Enea Bastianini e Romano Fenati, che finisce a -70 dal rivale, non potendo più raggiungerlo. Tutte asiatiche le posizioni dalla 7° alla 9°, con il nipponico Ayumu Sasaki che precede il malese Adam Norrodin e il connazionale Tatsuki Suzuki. Completa la top-10 Lorenzo Dalla Porta, per pochi centesimi davanti a Nicolò Bulega. Punti anche per Andrea Migno e Manuel Pagliani (14° e 15°), mentre Tony Arbolino chiude 18°. Out purtroppo Di Giannantonio, Antonelli e Bezzecchi.

La gioia di Joan Mir, Campione del Mondo classe Moto3 2017 (foto da: motogp.com)

Il trittico in Estremo Oriente si conclude il prossimo weekend con il Gran Premio della Malesia, penultima gara dle 2017.

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